1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.
Sono una psicoterapeuta, che ama l’arte in tutte le sue forme. Ho fatto studi di danza che ho poi integrato nella mia professione specializzandomi in Danza Movimento Terapia. Mi piace fondere armonicamente nella pratica clinica, le tecniche classiche della mia formazione, con le espressioni artistiche: il movimento, la fotografia, la scrittura, il disegno, la pittura… perché l’arte fa bruciare le tappe alla consapevolezza quindi se questi strumenti vengono utilizzati con criterio posso essere di grande aiuto nel percorso di crescita, di conoscenza, di cura. Insomma mi piace portare la mia passione per l’arte, nel mio lavoro ed utilizzarla come strumento di avvicinamento-comunicazione-scambio.
Ho vinto un concorso letterario ed è appena uscito un libro intitolato “Racconti & foto di viaggio” De La Caravella Editrice, nel quale c’è il mio racconto ispirato ad un viaggio in Africa ed una fotografia.
2. Dovendo riassumere in poche righe l’opera “Parole che si fanno strada” cosa diresti?
Si tratta di un saggio frutto di un percorso molto personale, che ripercorre le tappe della street art e della poesia di strada, anche attraverso l’ausilio della fotografia.
Da dove nasce l’ispirazione per scrivere questo libro che racconta di murales, graffiti e incisioni?
Nasce da un episodio casuale in cui ho notato una semplice scritta su un muro e da quel momento ho iniziato a riflettere, approfondire, fotografare. Nel libro racconto di questa circostanza, quindi preferisco lasciarla scoprire al lettore.
4. Cosa vorresti che il lettore cogliesse entrando in contatto con le parole del tuo libro?
Che prima di schierarsi in maniera aprioristica a favore o contro la street art, o di etichettare gli artisti definendoli “vandali o imbrattatori”, sarebbe doveroso e direi giusto capire cos’è, quali sono le differenze tra arte e imbrattamento, come possiamo educare la nostra sensibilità a riconoscere entrambe, che la creatività e l’arte in tutte le sue forme, non sono inutili, ma forme di espressione di vita e ci rappresentano.
5. Qualsiasi forma di scrittura, che sia quella classica o quella mostrata attraverso delle scritte sui muri, è da considerarsi una forma di arte?
Possiamo immaginare una linea, lungo la quale si snoda un continuum in cui possiamo posizionare dai semplici segni-scarabocchio, alle forme di scrittura che possono avere una tipologia di contenuto varia, fino ad arrivare alla poesia vera e propria. Questo per dire che non tutto è arte, il percorso di questa linea immaginaria è controverso. Si può lasciare un segno come traccia solo per manifestare la propria presenza al mondo, quindi questo atto diventa un tentativo forse mal riuscito di comunicare, di attirare l’attenzione. La scrittura antica, classica se pensiamo alla storia di Roma o alle testimonianze di Pompei, avevano invece un’importante funzione sociale, che attualmente è stata riscoperta grazie alla Poesia di strada.
6. Dal tuo libro si comprende quanto sia importante la scrittura come forma di espressione e comunicazione. Credi che si debba andare oltre l’aspetto per cogliere la sostanza, anche quando il modo in cui si comunica non è condivisibile dalla maggior parte della gente?
Credo che dobbiamo riflettere sul fatto che se esistono queste forme di espressione diffuse ovunque in Italia o in giro per il mondo e che nessuno finora è riuscito a contenerle, vuol dire che esistono anche dei bisogni ed è di questi che dovremo occuparci.
7.Nel tuo libro oltre a uno studio sociologico sul tema della scrittura e la sua evoluzione, troviamo delle tue fotografie di murales che hai incontrato per le strade percorse. Cosa mai hai avuto questa idea?
L’idea è nata perché questa produzione di scritte o murales non dura per sempre, quindi l’unico modo per rendere visibile quello di cui parlo nel libro era fotografare per fissare quel momento ed averne testimonianza.
8. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Io mi nutro di libri, sono un’accanita lettrice di saggi, romanzi, poesie, riviste, quindi non ce n’è uno in particolare, la “rivoluzione” è nelle sottolineature di tutto ciò che mi ha colpito fra le righe e che quando desidero mi vado a ricercare.
9. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Non saprei, ci sono fenomeni editoriali che a volte mi colpiscono perché è più forte il lancio pubblicitario che lo spessore dello scrittore o del contenuto stesso del libro. Nella piccola e media imprenditoria editoriale si trova secondo me, la qualità, la ricercatezza intellettuale, gli scrittori emergenti fanno molta fatica ad affermarsi. Per questo apprezzo molto le fiere come “Più libri più liberi” che si tiene ogni anno a Roma, lì trovo libri interessantissimi di piccole e medie case editrici.
10. Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Ancora nessuno ha avuto il coraggio di chiedermi visto che ho scritto un libro sull’arte urbana, se ho mai scritto qualcosa su un muro… la risposta è no, anche se ho riempito e continuo a riempire un’infinità di fogli bianchi…
Un GRAZIE sentito che possa lasciare il segno… a voi e ai miei lettori Elena.