1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.
Sono cresciuta in un paesino sperduto di campagna in Emilia Romagna, avvolto nella nebbia praticamente da settembre a giugno e durante gli anni della scuola non avevo internet, play station o tablet quindi il tempo lo passavo con gli amici quando si poteva, o a leggere. Sono una persona piena di opposti: mi piace la musica metal ma anche la classica. Mi piacerebbe saper cantare in growl ma anche essere soprano lirico.
Amo i gatti e i cani così come il sole e la neve. Non sopporto le persone violente e quelle deboli. Credo di essere la donna meno romantica della terra e la più atipica: il mio moroso è esonerato dal regalarmi fiori o cose del genere e se devo scegliere tra una borsa nuova e un videogioco, scelgo il videogioco; in un negozio di scarpe il mio record di tempo è 10 minuti. Credo all’esistenza di vampiri e licantropi (e ultimamente anche dei folletti) e la mia serie tv preferita è Supernatural.
2. Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “L’Era della Discendenza – La prima profezia” cosa diresti?
È un libro scritto da una giocatrice di ruolo, per giocatori di ruolo, che si riconosceranno sicuramente in uno dei personaggi o ricorderanno un loro personaggio giocato. Spero però di avvicinare persone nuove al fantasy, infatti ho mantenuto uno stile di scrittura semplice, ho tagliato le descrizioni prolisse, ho inserito tantissima azione e i personaggi ti raccontano, con i dialoghi e i loro pensieri, il mondo in cui ti stai immergendo.
Ho evitato la storia del ragazzino che vive nel villaggio sperduto e scopre di poter salvare il mondo: qui i personaggi sono tutti adulti, la Discendenza vive all’addiaccio, non sono certo cittadini modello e invece che salvare il mondo, scoprono che possono distruggerlo. Nel libro non scrivo chi è il cattivo e chi è il buono, è il lettore che decide da che parte schierarsi e le tre fazioni hanno quasi equamente i loro alti e bassi.
3. Da dove nasce l’idea che ti ha spinto a scrivere questo libro che racconta di un mondo fantastico e di una profezia tanto temuta che sta per avverarsi?
Dalla mia immaginazione, accresciuta con i giochi di ruolo, dai libri che leggo, dai film che guardo. Adoro il fantasy. Guardare la tv o leggere per me deve essere uno svago per la mente. Nel mondo fantasy non esistono malattie che non si possono curare con un incantesimo di guarigione e, se ce ne fosse una, gli eroi del mondo troverebbero sicuramente la soluzione. È bello poter pensare di essere un potente stregone o un guerriero invincibile che, con le loro abilità, possono fare qualcosa che noi nella vita reale non potremmo mai fare.
4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a cogliere leggendo la tua opera?
Coraggio e forza d’animo. Non si deve smettere di inseguire i propri sogni. I protagonisti di tutte e tre le fazioni fanno di tutto per raggiungere i loro scopi: la Discendenza deve seguire il suo fato per sopravvivere, l’Alleanza li deve fermare per salvare i popoli e la Resistenza le insegue entrambe per avere ciò che le serve. Affrontano tutto a testa alta anche nei momenti peggiori, soprattutto l’Alleanza che forse è la più penalizzata.
Sanno che devono essere forti, si sforzano di esserlo e scoprono che possono farlo. Un personaggio in particolare, perde tutto ciò che ha di più caro nella sua vita; fino a quel momento ha vissuto nella tranquillità di una famiglia amorevole e quando si ritrova da sola, si rifugia in ciò che crede possa darle la forza di affrontare il suo dolore.
Scopre di avere una forza interiore straordinaria e riesce a superare il dolore, crescendo. Vorrei che il lettore capisse i personaggi e si identificasse in uno di loro; ho ricercato tratti caratteristici per ogni personaggio: la freddezza di Elowen, la durezza di Kaidan, l’ironia di Cormack, la sensualità di Shara, l’ingenuità di Lyhen, la bontà di Louis, la stravaganza di Aner, le debolezze di Harwall, l’implacabile calma di Kholdem, la maturità di Alvar, la forza di Aillin. Nella versione digitale del libro, c’è anche il link alla pagina Facebook per votare a suon di Like il proprio personaggio preferito.
5. “L’Era della Discendenza – La prima profezia” è solo l’inizio della saga. Ci puoi anticipare qualcosa sui prossimi lavori?
Qualcosa si comprende dall’epilogo de “L’Era della Discendenza” ma nel secondo capitolo che si chiamerà La grande cerca, arriveranno nuovi personaggi importanti che rimarranno fino alla fine della trilogia o quasi. Il lettore capirà di più la Resistenza e i suoi alleati, senza mettere da parte Discendenza e Alleanza che rimarranno ancora le vere protagoniste. Continuerò a inserire molta azione, come ho fatto nel primo capitolo.
6. Come sei riuscita a creare questa storia così piena di elementi particolari e personaggi così ben studiati?
Io vivo in un mondo tutto mio. Ho sempre avuto una fervida immaginazione e il mondo fantasy offre migliaia di soluzioni che si possono mescolare tra loro per creare ciò che si vuole. Non è un mondo reale dove i gatti non parlano, e volano solo i pennuti. Quando scrivi un fantasy, puoi fare quasi tutto quello che vuoi tanto…è un fantasy! Non ci sono i limiti che abbiamo noi tutti i giorni nella vita reale. Basta solo pensare che loro hanno la magia: e la magia risolve sempre tutto. Per i personaggi, invece, ogni volta che scrivevo i loro pensieri, le loro emozioni, o quello che dicevano, mi immaginavo di essere in quel mondo, in quella situazione e tenevo bene in mente il carattere e il passato del personaggio. Mi ripetevo che non ero io e quindi scrivevo di conseguenza.
Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Nessuno. Ho cominciato a scrivere dopo un tema fatto alle medie. L’incipt del tema era “ieri sera mentre mi addormentavo, un omino verde è apparso sul davanzale della mia finestra e…” e noi dovevamo continuare. L’immagine nella mia testa non è stata di un alieno ma di un folletto burlone, dallo sguardo falso, con un buffo cappellino a punta e un vestitino verde smeraldo che mi ha portato in un mondo fatto di magia. Ovviamente la fine del tema diceva che era stato un sogno. Mi sono sentita talmente bene mentre facevo quel compito che ho cominciato a scrivere per conto mio a casa, storie immaginarie e surreali. Mi sentivo me stessa, libera, rilassata e felice. Poi ho scoperto il mondo fantasy ed è stato amore a prima vista.
7. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Credo che amare un libro sia soggettivo: dipende dalle sensazioni che provi leggendo, date dal tuo carattere e dalla tua vita, quindi quello che non piace a me può tranquillamente piacere al resto del mondo. Non mi viene in mente di aver letto nessun libro tanto brutto, inutile, banale o scritto/tradotto male da essere sconsigliato. Ci sono libri che io non leggerei mai nemmeno se mi venissero regalati ma hanno venduto milioni di copie, hanno critiche tremende eppure continuano a vendere (e le critiche tremende si aggiungono alla lista delle precedenti).
Leggere un libro è dedicarsi del tempo per capirsi, per accorgersi di avere delle passioni e degli interessi sconosciuti, per scoprire che vorresti essere il protagonista e pensare “io avrei fatto o detto un’altra cosa, scemo di un protagonista”. Ho letto dei libri che non mi sono per niente piaciuti ma sconsigliarli mi sembra esagerato.
8. Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
“Posso fare un film del tuo libro?”
Scherzi a parte, non saprei. Forse mi piacerebbe che mi ponessero una domanda la cui risposta, se l’avessi, potesse risolvere qualche grave problema del nostro mondo.
Ultimamente una domanda che mi sento porre spesso è: “Chi è il quinto Discendente?”
Vi dirò che la cosa mi diverte molto perché nel libro ho fatto un gioco: la Profezia parla di cinque Discendenti ma noi ne abbiamo solo quattro. Il quinto c’è già in questo primo capitolo e ho anche sparso gli indizi per capire di chi si tratta. Ovviamente sarà chiaro solo alla fine della trilogia e sapere che chi legge il libro ci pensa, mi fa capire che ho fatto bene il gioco.