1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con i libri che hai scritto.
È difficile descriversi in poche parole. Ognuno di noi è complesso e la sua personalità traspare nei propri scritti anche se non ne siamo sempre consapevoli.
Io amo definirmi una “lettrice ossessiva” e una “scrittrice dilettante”. La mia passione per la scrittura è nata all’età di tredici anni grazie alla spinta di mia nonna che mi ha invogliato a partecipare ad un concorso letterario organizzato dalla mia città.
È stato amore improvviso. Quando scrivo sento le emozioni dei personaggi come se fossi io stessa a vivere le situazioni, a provare i sentimenti. Vedo scorrere i racconti davanti a me e ne descrivo gli accadimenti mettendoci una parte del mio cuore.
2. Dovendo riassumere in poche righe il tuo libro “Le virgole della vita” cosa diresti?
È un libro breve ma che si propone di raccogliere esperienze, emozioni e sentimenti. Raccoglie storie di vita comune, tribolazioni e speranze di persone che non hanno voce per raccontare, che fanno parte di quel grigiore di quotidianità e vengono scambiate per il fumo dello smog.
3. Da dove nasce l’ispirazione per scrivere questa raccolta di racconti in cui affronti varie tematiche di importanza sociale?
In realtà i racconti sono stati composti singolarmente e riuniti in un secondo tempo. Ho partecipato al Concorso letterario Penna Calamaio Zacem con un racconto singolo, nello specifico “Il silenzio del Ghiaccio”. Il concorso prevedeva che tra tutti i racconti partecipanti alle varie sezioni dai vari partecipanti, uno si aggiudicasse la pubblicazione in un volume di 64 pagine. Essendo vincitrice ho selezionato tra i miei scritti quelli che seguissero uno stesso filone.
Ho deciso di concentrarmi sulle persone e sui valori morali. In questi racconti gli eventi e accadimenti servono solo da scenario per giustificare scelte, motivare decisioni e comprendere emozioni. Volevo porre l’attenzione su persone spesso oggetto di discriminazione e di scherno. Persone che vivono il dolore e lo nascondono, che lo hanno elaborato e che fa parte della loro vita. Persone talmente comuni da essere confuse nel grigiore della propria esistenza.
5. Cosa vorresti che il lettore cogliesse leggendo ogni storia presente nel libro?
Vorrei che venisse letto con la leggerezza con la quale è stato scritto. Lo stile è volutamente semplice e colloquiale perché le storie “arrivino” a tutti senza risultare troppo complesse.
L’obiettivo principale è quello di considerare “l’altro” sotto una nuova luce e capire che forse dietro un barbone o una donna di strada ci sono storie piene di dolore e che ci sono scelte sbagliate, situazioni terribili, e decisioni che non si possono prendere in autonomia ma che vengono imposte.
6. Scrivere una raccolta di racconti non è facile, soprattutto perché si deve trovare un leitmotiv. Nel tuo libro “Le virgole della vita” potrebbe essere la dignità e la moralità dei personaggi nell’affrontare le loro avventure quotidiane?
Sì, dignità e moralità sono due parole che racchiudono il senso di tutti i racconti. E direi che in fondo c’è anche un po’ di cruda realtà vista con un senso di positività e attaccamento alla vita.
7. Ogni storia che racconti nella tua opera è introdotta da un aforisma. Quanto è stato impegnativo cercare delle frasi che racchiudessero il significato che stavi andando a narrare?
Le frasi introduttive sono state scritte a posteriori quando ho dovuto creare una raccolta che fosse armoniosa. Devo ammettere che è stata una fase importante la ricerca di parole che fossero allo stesso tempo semplici, importanti e brevi. In un primo momento volevo inserire delle citazioni famose ma non riuscivo a trovarne di adeguate. Così ho cercato di creare una chiave di lettura. Una sorta di riassunto che fosse un inizio ed una fine e che in poche parole imprimesse il significato del racconto.
8. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
In realtà parlerei del romanzo che mi ha condotto all’amore perduto della lettura. Dalla lettura alla scrittura il passo è stato breve. Una volta tentato il concorso ho sentito che anche io avevo storie da raccontare ed emozioni da trasmettere.
Ho iniziato a leggere un romanzo piuttosto impegnativo per una studentessa dodicenne: I pilastri della Terra di Ken Follet. La lettura delle oltre 1000 pagine è nata come sfida con la mia professoressa che lo aveva inserito nella lista dei libri “consigliati” per l’estate. Sono stata una delle poche che ha portato a termine questa impresa. Lo scenario meraviglioso, le storie di gente comune e l’amore per la natura mi hanno conquistato.
9. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Non posso dire che tutto quello che ho letto mi sia piaciuto, anzi. Quando leggo lo faccio sempre con un occhio critico. A mio avviso ci deve essere perfetta commistione tra scrittura (che deve essere scorrevole e non troppo ricca di fronzoli che interrompono il passaggio di emozioni) e una storia che coinvolga, sia essa vera, romanzata o di pura inventiva. I personaggi devono essere credibili e delineati.
Ma la lettura è un’esperienza personale e non mi sento nella posizione per criticare gli scritti di un’altra persona. Al massimo posso consigliare letture che mi sono particolarmente piaciute. Ritengo infatti che ci siano scrittori bravi e meritevoli che purtroppo non raggiungono la notorietà perché non raggiungono i “canali” giusti.
10. Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Questa è una domanda interessante.
Mi sono chiesta spesso da dove nascono le storie che racconto. Immagino che uno scrittore debba possedere una buona dose di fantasia senza perdere però il contatto con la realtà (parlo del genere di storie che racconto io non di certo per romanzi di fantascienza le cui priorità sono ben differenti).
Di sicuro prendo alcuni spunti da storie realmente accadute ma non tutto. Ogni tanto mi succede di provare un bisogno irrefrenabile di scrivere senza avere bene in mente di che cosa voglio parlare. Mi siedo al computer, apro la pagina bianca di Word ed in pochi attimi ne esce una storia. Non è nata nella mia testa, non l’ho pensata e non sapevo neanche che fosse lì pronta per essere scritta. La rileggo e sento che ha una propria vita.
Mi piace pensare di essere la voce parlante di mille persone mute.