Intervista a Emanuela Giulia Valentini
1. Dovendo riassumere in poche righe il senso del libro L’Olocausto, l’aberrazione del crimine, il senso del perdono, l’ebraismo oggi, cosa diresti?
Il senso del libro si esprime nel sottolineare il valore e il riconoscimento alla memoria delle vittime dell’Olocausto indagando sul senso del perdono durante dibattiti ancora vividi aprendo una finestra alla sofferenza di queste. Si intendono sottolineare i progressi e le evoluzioni avvenute in un’ottica squisitamente giuridica adducendo come esempio la normativa internazionale per la repressione del Genocidio del 1948 e l’apertura a nuovi concetti di tutela dopo il Genocidio in Ruanda e gli ultimi più oculati processi contro il nazifascismo. Si vuole aprire una parentesi sui nuovi e contemporanei studi sul Genocidio in una comparazione tra i diversi fenomeni, fornire pertanto una consapevolezza anche aggiornata. Il senso del libro si connatura,poi, nella polemica sugli ambigui ruoli delle SS, menti deviate e perverse in un’apparenza di perbenismo rapportati alla filosofia di Hitler. Con il capitolo sull’ebraismo intende dare un valore aggiunto alle peregrinazioni e persecuzioni subite. Cito infine i film come risposte a querelle frequenti e stimolanti.
2. Da dove nasce l’idea che ti ha indotto a scrivere un libro così importante, su un periodo storico tragico che ha visto il Nazismo al potere e sulle conseguenze che ha avuto?
Il libro è nato da una volontà di indagine sulle cause profonde del Nazismo con un taglio per quanto possibile originale e sulle aberrazioni dei criminali con un forte apprezzamento per l’ebraismo i canti, i film, i libri, il folklore.
3. Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo il tuo libro? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Le difficoltà e i contrasti interiori che si creano in una rottura netta di un patto di civiltà sans pardon ad esempio.
4. C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al saggio, quando l’hai letto dopo la pubblicazione?
Avrei voluto concentrarmi più sul test di Rorshach e sulla comparazione moderna con altri genocidi di cui invece ho fatto una parentesi quadra.
5. Se Emanuela Giulia Valentini dovesse utilizzare tre aggettivi per definire L’Olocausto, l’aberrazione del crimine, il senso del perdono, l’ebraismo oggi, quali userebbe?
Compassionevole, esigente, meandrico.
6. Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Potrebbe stimolare nuove riflessioni.
7. Hai nuovi progetti? Stai scrivendo un nuovo saggio? Puoi anticiparci qualcosa?
Pensavo di scrivere un libro sugli stupefacenti e la legalizzazione della marijuana.
8. Qual è il libro che hai letto e ti ha più colpito emotivamente in quest’ultimo anno?
Frida Kalho, la pittrice.
9. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Volume d’arte di Mappeltorp.
10. Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
La parte che mi è piaciuta di più del libro si riferisce a quando cito Tim Burton che con una mossa di arti marziali annienta la strega cattiva, infondo siamo tutti bambini.