Intervista a Erri De Luca
Quali sono i pensieri di uno scrittore? C’è differenza da quelli di un uomo comune o si vivono le stesse memorie?
Ho pensieri selvatici, stupidi, ho pensieri che non penso ma che vengono da fuori e mi fanno visita perché in quel momento la testa è vuota e accogliente, ho pensieri che vengono dalla lettura di lingue straniere,imparate da solo, ho pensieri in napoletano, ma non so che pensieri hanno gli scrittori.
La solitudine, la nostalgia, l’esasperazione quotidiana e la gioia data dal calore umano, sono validi ispiratori per un “racconta storie” che si nutre dei sentimenti degli altri, delle frasi raccolte tra la folla, per riportare il tutto in un libro?
Le mie storie provengono tutte dalla vita svolta, non invento personaggi, racconto persone,perciò mi riguarda la loro vicenda mischiata alla mia, la violenza che ho conosciuto e la neve di un precipizio in cui sono riuscito a non cadere,mi riguarda la paura contro cui reagire e il coraggio che non è una risposta ma una domanda al muro.
Erri De Luca, lei è nato a Napoli, ma non è la città in cui vive attualmente. Nel libro Non ora, non qui si parla della sua infanzia partenopea. A distanza di anni che ricordo ha di Napoli? Cosa le ha lasciato questo posto nel bagaglio artistico e personale?
Napoli era una città del sud del mondo, piena di infanzia inferocita e decimata dai morbi, dalle mancanze, città a cosce aperte per fare da sfogo alle migliaia di marinai della sesta flotta degli stati uniti,città che campava di loro e di rimesse di emigranti. Che ricordo? Da dimenticare,ora è una città del nord, ma con i nervi di una città del sud in cui la vita è appesa con lo sputo. Molte mie storie stanno appese là, perché da là provengo.
Quanto influisce la città, intesa proprio come insieme di strade, edifici, colori, nell’esposizione di uno scrittore?
La città, la densità urbana ha infettato la nostra letteratura, buona la Catania di Brancati, la Ferrara di Bassani, la Firenze di Pratolini, la Torino di Natalia Ginzburg. La nostra letteratura di novecento è stata urbana,ora mi puzza di stantio ogni storia ambientata in città, ora per me è tempo per le storie di Mauro Corona.
Sta lavorando ad un nuovo romanzo che dovrebbe uscire nel mese di Gennaio. Ci può anticipare qualcosa?
Nel prossimo libro Il giorno prima della felicità c’è Napoli, l’insurrezione del settembre del ’43 contro i tedeschi e una stretta amorosa tra un ragazzo orfano di tutto e una ragazza che ha bisogno di far uscire la verità anche dal sangue.
Quale libro consiglierebbe da regalare ad un amico?
Dico a chi non l’ha letto di leggere il Don Chisciotte, non perché mi aspetto che vada a leggerlo ma perché sappia quale libro centrale ha evitato finora.
Quale romanzo, invece, non tornerebbe a leggere perché l’ha delusa?
Ho fatto male a rileggere Fenoglio, amato da ragazzo. Non so ancora se è colpa sua, perché scaduto o colpa mia perché la vita mi ha fatto andare oltre e non bisognerebbe tornare mai sui propri singhiozzi.