1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.
Che prima di essere uno scrittore sono un lettore, anzi un divoratore di libri, ma anche un curioso e un immagazzinatore di immagini, luoghi, persone, odori, suoni, sensazioni. Tutto questo mi ha portato davanti ad una tastiera, insieme all’attitudine a scrivere costruita in vent’anni di professione giornalistica, per cercare di trasportare tutto questo bagaglio visivo ed emozionale in una storia nero su bianco, una storia che mi permettesse di raccontare Milano, la sua bellezza, i suoi angoli nascosti e oscuri, catturando l’attenzione del lettore.
Stando ai commenti positivi e anche ai numeri di vendita penso di esserci riuscito con i miei primi due romanzi, Gli Angeli di Lucifero del 2011 e la Tela dell’Eretico del 2012, dove avevo caratterizzato l’aspetto esoterico e occulto nelle mie trame gialle. Con Mala Tempora mi sono spostato verso il noir più metropolitano, non rinunciando però anche a raccontare qualcosa di storico e oscuro di Milano.
2. Nel tuo noir il lettore è alle prese con un’indagine molto complicata: un possibile serial killer miete le sue vittime nel centro di Milano. Nel libro dai molta importanza alle descrizioni dei luoghi, facendo diventare protagonista la città. Perché hai scelto Milano come palcoscenico della tua storia?
In realtà in tutti i miei libri la protagonista è Milano, che cerco di far vivere pagina dopo pagina attraverso gli occhi dei miei due protagonisti, il commissario Ardigò e il giornalista Malerba, amici e a volte quasi rivali, che conducono due indagini parallele, in base alle rispettive professioni, il primo a caccia di assassini, il secondo a caccia di scoop, lavorando entrambi sul campo, ovvero sui marciapiedi milanesi, accompagnando il lettore in giro per la città, alla scoperta anche di piccoli capolavori nascosti o di angoli poco noti.
Milano è la mia città e davvero con questi libri ho cercato di raccontarne la bellezza ma anche le tante ambiguità che la contraddistinguono. E se nei primi due romanzi il palcoscenico è il centro storico e pedonale di Milano in Mala Tempora faccio vivere i Navigli, con le loro bellezze naturali, e le periferie, ma accompagno il lettore anche alla scoperta dei misteriosi sotterranei nella zona di viale Monza. E poi racconto la storia di Antonio Boggia, l’ottocentesco Mostro della Bagnera, il primo serial killer della storia italiana, che tra il 1849 e il 1859 uccise e smembrò quattro vittime nella sua cantina a due passi dal Duomo. E anche in Mala Tempora c’è un assassino che decapita le sue vittime, creando un macabro legame con il Mostro della Bagnera.
3. Dovendo riassumere in poche righe il senso del libro “Mala Tempora” cosa diresti?
Mala Tempora è un noir, dove ovviamente è prevalente la trama poliziesca, ma è anche un libro che racconta una storia di uomini e donne con il relativo corollario di sentimenti. Ardigò e Malerba arrivano alla soglia dei 40 anni e si trovano a tirare i bilanci con una vita incentrato troppo sul lavoro e quasi azzerata sul fronte personale. E poi c’è una donna, la prima vittima, la cui vita viene ricostruita pezzo per pezzo nell’indagine, ripercorrendo il travaglio personale che l’ha condotta a trasformarsi da impiegata normale a escort finendo così per essere uccisa. Mala Tempora racchiude queste crisi, comuni a tanti di noi, e anche il palcoscenico di una Milano, quella di oggi, in crisi economica e morale.
4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il libro? Quale significato non del tutto esplicito vorresti potesse cogliere?
Come ho già detto oltre ad una trama gialla che penso di poter definire avvincente e complessa vorrei che il lettore cogliesse l’aspetto umano del romanzo e le storie che in esso si intrecciano ed in particolare il travaglio esistenziale del commissario Ardigò, alle prese con un mal di campare che non ha vere ragioni eppure attanaglia la sua vita, come penso accada a molti di noi, soprattutto chi non ha costruito una famiglia e ad un certo punto della vita capisce di essere solo in una traversata nel deserto.
5. L’indagine appare da subito complicata e man mano che il puzzle si ricompone si ha sempre di più l’impressione di essere al centro di una storia vera. Realtà e finzione si assomigliano perché ti sei ispirato a fatti di cronaca, oppure il pericolo è talmente tangibile nella nostra vita che un libro ci sembra la descrizione del nostro quotidiano?
Sono un giornalista di giorno e uno scrittore di sera, pertanto nei miei libri una componente di cronaca, e quindi di realtà, c’è sempre. E anche la Milano che descrivo è quella che vivo tutti i giorni, con riferimenti temporali precisi. La trama è inventata, logicamente, ma trae spunto da un puzzle di elementi di cronaca che ho preso e mixato tra di loro. Sicuramente la cronaca delle ultime settimane ci dimostra come il limite tra realtà e finzione si stia sempre di più assottigliando finendo per confonderne i confini.
6. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
La stampa milanese di mi ha ribattezzato il ‘Dan Brown di Milano’ per cui tutti pensano che sia stato condizionato dal Codice da Vinci: in realtà, pur avendolo apprezzato, non mi ha assolutamente ossessionato. Semplicemente ho voluto raccontare nei miei primi due romanzi alcuni dei misteri e dei segreti lasciati a Milano da Leonardo Da Vinci nei suoi vent’anni a Milano alla corte di Ludovico il Moro. Da qui il paragone con Dan Brown. In realtà lo scrittore che mi ha davvero influenzato è Michele Giuttari, il poliziotto che nella realtà ha incastrato i ‘mostri’ di Firenze: il suo primo romanzo, Scarabeo, lo reputo la perfezione assoluta.
7. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Ci sono libri scritti in tutta fretta, e con molte imprecisioni, solo per ragioni meramente commerciali. Recentemente mi è stato suggerito di scrivere un giallo eno-gastronico da mettere in vendita nel semestre dell’Expo di Milano, ho risposto che non essendo un grande esperto del settore e non avendo idee non lo avrei scritto. Altri scrittori invece si prestano a simili proposte e a volte pubblicano libri davvero scadenti. Ecco sono questi i libri che sconsiglio, ma spesso capisci che sono tali solo dopo averli acquistati e averne letto diversi capitoli. Ma questo discorso vale anche il cinema o la musica.
8. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
E’ una domanda che in realtà mi viene posta da potenziali lettori che a volte incrocio in rassegne o festival: perché dovrei comprare il tuo libro? E qui rispondo basandomi sulle centinaia di mail che ogni anno dai lettori che mi hanno seguito dal 2011 ad oggi: pare che la mia scrittura sia fluida e gradevole e che il mio modo di scrivere permetta di immedesimarsi facilmente nei miei protagonisti e, per chi non conosce bene Milano, di scoprirla pagina dopo pagina facendo venire la voglia di andare a passeggiare nei luoghi raccontati nei miei romanzi.