1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.
Ho insegnato per molti anni Lettere nei licei e negli anni giovanili sono stato tra i protagonisti della battaglia per il rinnovamento della scuola e della società nella mia città (Genova). Ho pubblicato in precedenza un saggio filosofico-politico “A. Gramsci, la strategia rivoluzionaria nei Paesi a capitalismo avanzato”. Tilgher Editore. Pur avendo militato per diversi anni nella sinistra, non ho mai aderito ad alcun gruppo politico o partito. Sentivo già allora una forte avversione per la disciplina politica. Negli anni successivi, ho maturato una profonda riflessione sui dogmi della sinistra ed ho studiato ciò che la cultura dominante di estrazione marxista aveva sempre negato. Ho così approfondito la storia del novecento senza schematici preconcetti.
2. Dovendo riassumere in poche righe il senso del libro “Villa Mameli al tempo delle mosche bianche” cosa diresti?
“Villa Mameli al tempo delle mosche bianche” racconta la storia del conte Giorgio Mameli, discendente di Goffredo Mameli, che abita nell’avita villa di famiglia. Egli, da ragazzino, detestava il suo titolo nobiliare ed il suo stato sociale e si sentiva attratto dai coetanei di estrazione popolare, ma con il passare degli anni si accorge che “la sanità” morale del popolo non esiste e che anzi le nuove classi dominanti sono più fameliche e corrotte delle antiche.
3. Il tema centrale del tuo libro è il decadimento dell’Italia che trova le sue radici nel passato. Cosa credi si possa fare per cambiare ciò che sta distruggendo il nostro Paese?
C’è un anno cruciale nella storia della famiglia del protagonista, che segna l’inizio della futura decadenza: il 1963 . In quell’anno muore il nonno di Giorgio e la famiglia deve assistere ad un forte declassamento economico. Quell’anno segna anche l’inizio per l’Italia dei governi di centro-sinistra, che coincidono con la fine del boom economico e lo spaventoso dilatarsi della spesa pubblica, con la quale devono fare i conti anche le nuove generazioni. La fine del romanzo è emblematica: allo stato attuale non esiste una via d’uscita.
4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il tuo libro? Quale significato non del tutto esplicito vorresti potesse cogliere?
Il lettore dovrebbe prendere coscienza che solo una profonda rivoluzione culturale, morale, politica ecc., al momento non in agenda, potrebbe portare l’Italia verso un nuovo Risorgimento. Stavolta i nemici non sono gli Austriaci, ma le mosche bianche, metafora per indicare l’attuale classe dirigente a tutti i livelli, che dà libero sfogo agli appetiti ancestrali e ha reso del nostro Paese una terra desolata.
5. Nel tuo romanzo oltre a esserci una visione completa di ciò che stava accadendo in Italia negli anni Settanta, racconti la vita di Giorgio, protagonista della storia, andando a fondo. Quanto c’è di vero in ciò che narri di Giorgio?
Pur essendo il protagonista un personaggio di pura immaginazione, perché la famiglia di Goffredo non ha diretti discendenti, io ho ereditato l’antica villa con tutti i ricordi storici. Giorgio è quindi l’alter- ego dell’autore. Le vicende narrate sono autobiografiche: assolutamente autentiche quelle pubbliche, filtrate quelle private, con la stessa tecnica usata da V. Alfieri ne: “La vita scritta da esso”.
6. Quali sono i tuoi progetti futuri? Stai scrivendo un altro libro, oppure ti stai dedicando alla promozione di “Villa Mameli al tempo delle mosche bianche”?
Ho in progetto di scrivere un altro romanzo, per ora solo abbozzato a grandi linee, che vedrà protagonisti i cani della mia vita, ciascuno di essi inserito nel contesto familiare, sociale e storico del periodo in cui ha vissuto. Le prossime settimane saranno dedicate alla promozione di “Villa Mameli al tempo delle mosche bianche”.
7. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Non esiste un solo romanzo che mi ha portato alla scelta di cimentarmi con la narrativa. Certamente amo molto i romanzi di Svevo, Kafka, Proust, Hemingway, Pavese, Tomasi di Lampedusa, Fenoglio e più recentemente Paolo Giordano e Andrea Camilleri, senza dimenticare Oriana Fallaci e Gianpaolo Pansa.
8. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Sono stati scritti tanti brutti libri. Ma non esiste un libro negativo in assoluto; anche quelli mediocri o pessimi possono insegnare qualcosa, se non altro a scegliere meglio.
9. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Domanda: “Se la nostra epoca è dominata da alienazione, incomunicabilità ecc. perché scrivere ancora?”
Risposta: “Dentro di noi c’è un desiderio irreprimibile di esprimere noi stessi, di essere compresi, magari anche solo dai nostri pochi lettori.”