Intervista a Federica Voi
1. Dovendo riassumere in poche righe il senso della tua raccolta poetica Riflessi in solitudine cosa diresti?
Se dovessi riassumere in poche righe il senso della mia raccolta poetica Riflessi in solitudine, direi sicuramente che tratta di un viaggio interiore, alla scoperta di se stessi e alla voglia di non arrendersi mai, consapevoli che lungo il nostro cammino ci saranno sempre i momenti belli così come quelli brutti.
2. Da dove è nata l’ispirazione che ti ha spinto a scrivere questo libro ricco di sofferenza, di logoramento dell’anima e voglia di sperare?
Quando scrivo, sento il bisogno di scavare dentro me stessa per conoscermi sempre un po’ di più e l’ispirazione, se così si può definire, proviene da ciò che in quel momento “cattura” – per così dire – la mia attenzione: un’immagine, un profumo, una riflessione, una parola, uno stato d’animo… Qualsiasi cosa può indurmi a scrivere di emozioni e sentimenti, per me temi estremamente importanti, anche se questo a volte non avviene nello stesso momento ma richiede più tempo.
Nell’epoca in cui viviamo, credo ci sia bisogno di emozioni, di empatia, di ascoltare un po’ di più noi stessi, di fermarci un attimo e riflettere, riprendere fiato; e scrivere di tutti questi sentimenti, che non per forza si devono intendere in maniera negativa, mi è sembrato un ottimo approccio per “aprirmi” al mondo esterno.
3. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il libro?
Vorrei che il lettore, leggendo le mie liriche, riuscisse a guardare un po’ più in là delle semplici apparenze, a riflettere sul significato della conoscenza di se stessi, a capire quanto questo sia importante per potersi relazionare con gli altri, anche se ciò significa conoscere non solo la felicità ma anche la tristezza, ad esempio. Vorrei che il lettore riuscisse a riscoprire tratti di sé che pensava di aver perso o di non aver mai avuto perché spesso, crescendo, tendiamo ad ignorare certi sentimenti che fanno comunque parte del nostro essere. E allora, perché ignorarli se ci appartengono?
4. Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire le tue poesie, quali useresti?
Profonde, semplici, liberatorie.
5. Perché credi che si debba leggere Riflessi in solitudine?
Credo che bisogna leggere Riflessi in solitudine perché tratta di emozioni e sentimenti dove tutti possono riconoscersi e che tutti, almeno una volta nella propria vita, hanno provato. Perché leggere aiuta ad ampliare i nostri confini, e leggere di sentimenti ed emozioni, come vengono qui trattati, può aiutarci a comprenderci meglio l’un l’altro, ad essere più empatici e propensi all’ascolto, ad andare al di là delle semplici apparenze – come accennato precedentemente. In Riflessi in solitudine si vuole non solo conoscere se stessi ma anche migliorare se stessi, e nella società in cui viviamo – sempre così frenetica – credo sia fondamentale imparare ad ascoltare anche i silenzi, a stare in solitudine, a cogliere il bello delle piccole cose che tendiamo ad ignorare, troppo presi dagli impegni quotidiani. Abbiamo tutti bisogno di trovare un po’ di tempo per noi stessi e credo che leggere sia un ottimo antidoto al caos di tutti i giorni.
6. Da dove nasce la passione per la scrittura?
La passione per la scrittura nasce dietro ai banchi di scuola. Ricordo sempre, con molta felicità, un aneddoto che risale alle scuole medie, quando la professoressa diede un compito da svolgere a casa: scrivere una poesia sul Natale. Ecco, da qui in poi ho cominciato a scrivere le mie prime poesie ed anche qualche racconto breve. Avevo solo 12 anni quando tutto è cominciato!
7. Hai nuovi progetti in vista? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?
Ho qualche idea che mi frulla per la testa, un altro libro di poesie in verità, ma ancora niente di definitivo. Per il momento voglio concentrarmi sulla mia silloge Riflessi in solitudine e cercare di darle il giusto spazio. Fino ad ora mi ha dato grandi soddisfazioni, e sono contenta che anche i miei lettori siano soddisfatti della mia creatura.
8. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Un romanzo per me molto importante è senza alcun dubbio Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare di L. Sepúlveda. Adoro questo romanzo e l’ho letto più volte, sempre con occhi diversi, riuscendo in questo modo a cogliere fino in fondo il senso di questo meraviglioso romanzo. È stato il primo romanzo che ho letto, ancor prima di cominciare a scrivere le mie prime poesie. Da allora ho capito che i libri sarebbero stati la mia grande passione. Cerco sempre, infatti, di avere nuovi libri da leggere così da avere sempre nuovi spunti su cui riflettere.
9. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Ognuno di noi ha gusti differenti, quindi non me la sento di non consigliare un romanzo o un racconto o una silloge poetica a qualcun altro solo perché – magari – io non lo preferisco. Però posso consigliare a tutti di non soffermarsi a leggere solo un determinato genere, di non avere pregiudizi nella lettura così come anche nella vita di tutti i giorni, perché – secondo il mio modesto parere – uno scritto, sia esso un romanzo, un racconto o una raccolta poetica, deve prima di tutto coinvolgere, appassionare, emozionare e questi sentimenti non si possono racchiudere così, semplicemente, in un determinato genere. Nella mia libreria, infatti, trovano spazio autori differenti tra loro che riescono però a coinvolgermi, ad appassionarmi alle storie che loro raccontano. E mi insegnano tanto, sempre.
10. Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Non saprei, fino ad ora una domanda che non mi è stata mai mossa durante un’intervista è la seguente: “Hai mai pensato di scrivere un romanzo?”. E la mia risposta: “Sì, sarebbe fantastico poter scrivere un romanzo. Sarebbe una bella sfida dal momento che scrivo principalmente poesie. E in fondo, tra le tante idee che mi frullano per la testa, chissà che non ci sia spazio anche per la stesura di un romanzo…!