Intervista allo scrittore emergente Giuseppe Rossi
1. Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo Finché tornerà ancora l’alba, cosa diresti?
È un viaggio dell’anima tra personaggi ed epoche del passato per trovare risposte alle grandi domande del nostro tempo.
2. Da dove nasce l’idea che ti ha portato a raccontare un viaggio nel tempo per cercare un mondo migliore?
Dal senso di solitudine e smarrimento dell’uomo dei nostri giorni, dalla sua sfiducia crescente verso il prossimo, dall’inerzia dei politici verso i bisogni del popolo e le sue sofferenze. Sembra sia morta la speranza nel cuore degli uomini e ognuno abbia rinunciato a combattere la sua battaglia per una società migliore.
3. Da quali elementi sei partito per scrivere il tuo romanzo?
Cercavo tasselli per un ambizioso collage: ritrovare le ragioni di uno stare assieme ancora valide, mentre intorno cadeva a pezzi un mondo. Stavano smantellando uno stato sociale che per decenni aveva funzionato. Non più certezze di un lavoro, una casa, una pensione. E questo alimentava un clima d’insicurezza, isolamento, rabbia, indifferenza per la sofferenza del prossimo.
Ogni notte, mi tornavano in mente i ricordi dell’infanzia. Prepotentemente. Periodo aureo, l’infanzia. Traboccante innocenza, sogni a occhi aperti, convinzione di cambiare il mondo, da grandi… Riassaporavo attimi magici di un mondo umile, duro, faticoso, ma ricco di valori, di rispetto per il prossimo e di aiuto reciproco. Parallelamente, come in un insolito film, vedevo scorrere davanti ai miei occhi la nostra storia umana. Le gesta senza tempo, le conquiste, le invenzioni, le opere eccelse nella letteratura, nell’arte, nella musica, nel cinema. E i grandi personaggi che le avevano compiute.
4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il tuo libro?
Che è tempo di tornare a sognare, di avere fiducia. In noi, nel prossimo, nel futuro. Insomma, è tempo di ripartire.
5. Se Giuseppe Rossi dovesse utilizzare tre aggettivi per definire Finché tornerà ancora l’alba, quali userebbe?
Nostalgico, positivo, proiettato verso il futuro.
6. Perché credi che si debba leggere il tuo romanzo?
Il romanzo guarda al passato per aiutarci a capire il presente, a riscoprire le nostre radici, la nostra grandezza di uomini. Possiamo annullare il grigio di questi tempi con l’entusiasmo e la gioia di costruire “qualcosa che valga anche per gli uomini che vivono al di là del mare” per usare le parole di Seregon, il capomastro della città d’oro nell’ultimo capitolo del romanzo.
7. Da dove nasce la passione per la scrittura?
Mi è sempre piaciuto scrivere, fissare le mie emozioni, i miei pensieri, i miei sogni, su un foglio di carta. Prima che la notte se li portasse via lasciandomi all’alba un senso di vuoto.
8. Hai nuovi progetti in vista? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?
Sto lavorando a una storia ambientata in un mondo visto dalla parte di protagonisti insoliti. Una lotta tra il bene e il male, senza esclusione di colpi.
9. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Senza dubbio, Il nome della rosa di Umberto Eco. L’ho gustato a varie latitudini del mio animo, della mia sensibilità. Ogni volta lo rileggevo con occhi diversi e a diverse altitudini del mio spirito. E vi trovavo segnali per nuovi voli. Per rotte diverse.
10. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Ogni libro ha un’anima. Bisogna entrarci in sintonia. È figlio del suo tempo, dei sogni, delle emozioni, delle fantasie e delle utopie del suo creatore. Un libro è un’opera d’arte. Non si può non amarlo. O non consigliarlo. C’è un momento giusto della vita per ogni libro.
11. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Più che una domanda, è un desiderio nascosto. Un’utopia. Vorrei che ogni uomo occupasse il suo giusto posto nel mondo. Nel lavoro, in politica, nella società.
Secondo i suoi meriti, le sue capacità.