1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.
Vorrei premettere che le informazioni sulla mia persona , nel caso particolare dei “soliloqui”, perdono d’importanza, in quanto ciò che scaturisce da questa ricerca, va considerato come un messaggio universale aperto alla ricerca dello “stato d’armonia”, ove la personalità del singolo individuo, sia esso scrittore, lettore, o commentatore, mi appare giusto che sia ignorata, perdendo di individualità;… proprio a tal fine anche l’autore ha preferito l’anonimato, celandosi sotto lo pseudonimo di “Kartar”.
2. Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Soliloqui di un uomo” cosa diresti?
Riassumere in poche righe il messaggio di “soliloqui di un uomo” direi che non è possibile, poiché esso altro non è che una combattuta ricerca interiore per individuare appunto lo “stato d’armonia” celato in ogni situazione di vita vissuta dagli umani di buona volontà, così come da sempre è anche presente nella vita del mondo inumano.
3. Nel libro l’uomo comune si pone domande e ricerca un equilibrio, che è l’obiettivo ultimo e fondamentale per vivere. Quali sono per te le domande giuste da farsi per raggiungere l’armonia?
Mi sembra di poter dire che non esistano domande “giuste” o “sbagliate” per raggiungere lo stato d’armonia propugnato nei “soliloqui”, ma tuttavia esiste certo dentro di noi un continuo interrogarsi su ciò che nel profondo dell’animo riteniamo “giusto” o “ingiusto”.
Il sentimento di giustizia, (che può essere disgiunto dal concetto di “uguaglianza”), è da considerarsi trasfuso dalla stessa Divinità nel profondo dell’animo umano;… pur tuttavia noi possiamo agire in contrasto ad esso, in base al cosiddetto “libero arbitrio”.
4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il tuo libro? Quale significato non del tutto esplicito vorresti potesse cogliere?
Detto in parole povere, il mio desiderio più profondo sarebbe che questo arcano dibattito potesse servire, attraverso la sua logica stringente e contraddittoria, a indirizzare l’essere umano sulla strada del rispetto e della convivenza pacifica, difendendosi accanitamente, se necessario, da chi ogni giorno tende a calpestare l’armonia della vita.
5. Il libro che hai scritto è complesso, in certi passaggi per essere ben compreso deve essere riletto. Credi che “Soliloqui di un uomo” sia adatto solo a un certo tipo di pubblico o sia alla portata di tutti? L’uomo comune può arrivare a comprendere i tuoi messaggi?
Mi rendo conto che ciò che ho scritto, essendo frutto di obiettivi ragionamenti sui singoli argomenti trattati, può non essere sempre aperto e comprensibile per chi non desidera farsi carico di interiori dibattiti e dare obiettive risposte ai molti interrogativi che affiorano esistendo; pertanto potremmo ritenerlo un testo non per tutti, ma solo per coloro che possiamo definire come ricercatori della “Verità”; tuttavia anche l’uomo comune che abbia un minimo di sensibilità a tale interpretazione della vita può trovare un proprio interessamento.
6. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Confesso di non aver mai dedicato molto tempo alla lettura di romanzi di vario genere, e dire che m’abbiano spinto sulla strada della scrittura, ma direi invece che sono stato mosso dal solo desiderio di rendere i miei simili partecipi di questo arcano dibattito esistenziale.
7. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Oggi il mercato offre la produzione di una vera e propria valanga di libri e romanzi di vario genere, e sarebbe troppo vasto ricercare di quale libro sia opportuno non consigliare la lettura; comunque potrei dire in parole povere: forse di tutti quei libri che propugnano nelle loro pagine l’odio e la conflittualità insensata.
8. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Dobbiamo ammettere che navighiamo tutti in un mare di domande, ma la domanda che più mi affiora sovente spontanea mi sembra essere: “caro Kartar, sei proprio sicuro di camminare sul sentiero che conduce alla “Verità”?