Intervista a Marco Martinelli
1. Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro Una rosa senza spine, cosa diresti?
È un libro che va letto perché presenta problematiche su cui pochi riflettono. Scopri in quale misura vieni privato delle libertà basilari. L’ironia del linguaggio usato, inoltre, aiuta a non intimorirti, a svelare cosa di te viene calpestato.
2. Da dove nasce l’idea e l’ispirazione che ti ha portato a raccontare di una società che svilisce le capacità dell’uomo?
Dal sentire e vedere quotidianamente sempre più individui causare danni fisici e morali con una leggerezza irresponsabile che spaventa. E’ tempo di risvegliare le coscienze, anche tramite azioni non proprio indolori, laddove la sopraffazione viene presentata come emancipazione o peggio come progresso.
3. Da quali elementi sei partito per scrivere questo libro?
Dalla diretta conoscenza di persone incapaci di reagire a soprusi che impediscono il loro vero essere. Si tratta di ingerenze sul piano individuale e su quello collettivo, decisamente inaccettabili.
4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo Una rosa senza spine?
Vorrei si rendesse conto di come e quanto stanno speculando sulla sua personalità, in che modo fanno di lui uno schiavo perfetto. Vorrei che scoprisse la bellezza della propria unicità, mandando al diavolo quella sciocca, vana esteriorità che gli viene imposta.
5. Se Marco Martinelli dovesse utilizzare tre aggettivi per definire il suo saggio, quali userebbe?
Realista, perché parla di vita vera; Funzionale, perché aiuta a comprendere; Coraggioso, perché affronta i sopraffattori.
6. Perché credi che si debba leggere il tuo libro?
Perché istiga a una sana ribellione; ti fa capire in quale modo e perché non sei una persona “libera”.
7. Da dove nasce la passione per la scrittura?
La mia, è nata dalla prima bocciatura a scuola; in seguito, leggere e scrivere è divenuto una sorta di pane quotidiano. In senso lato, può avere diverse motivazioni; vanno da uno slancio innato, sino a una sottile forma di voluttà.
8. Hai nuovi progetti in vista? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?
È quasi pronto un saggio sull’omofilia maschile e femminile, vista come insanità fisica e mentale, come causa o effetto di degrado fisiologico dovuto al feroce inquinamento dell’ambiente naturale e di quello decisamente psicologico. Anche in questo caso, come mia abitudine, non vengono esposte cattedratiche verità, ma si scrutano a fondo debolezze e travisamenti interpretativi.
9. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Non un romanzo, ma il saggio La meraviglia di essere uomo di J. Eccles e D. Robinson. Annotando, come sempre faccio, le mie ribelli considerazioni, ho constatato di avere scritto un secondo libro.
10. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Non esiste. A meno che non si tratti di un ammasso di disastri grammaticali e errori di sintassi; in tal caso, infatti, più che acquisire un utile pensiero altrui, sarebbe come gettarsi volontariamente all’inferno; è una realtà che sta prendendo piede, purtroppo; ma è un altro parlare…
11. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Fra dolore e piacere, qual è preponderante?
Il secondo. Il dolore, a quanto pare, si può rimuovere in maniera autonoma o con aiuti mirati; il piacere, invece, no: se lo rimuovi, significa che non era appagamento, ma qualcosa d’altro! Ce lo suggerisce pure Arturo, in questo mio libro!