1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.
Sono una persona comune, divisa tra casa, lavoro, famiglia e tempo libero. Amo la musica e gli animali, in particolare i gatti.
2. Dovendo riassumere in poche righe il senso della raccolta di poesie “L’assenza del Tempo” cosa diresti?
È difficile riassumere in poche righe il senso di una raccolta poetica, ma ci proverò. Credo che il titolo, “L’assenza del Tempo”, dica già molto. Il tempo, comunemente inteso come una rigida suddivisione tra presente, passato e futuro, è in realtà “assente”, semplicemente perché si disperde nel ricordo, nelle emozioni e nelle speranze di un individuo. La percezione della vita interiore prevale, più di una volta, su quella della quotidianità; è questo, in linea di massima, il significato essenziale della nostra vita psichica e, forse, della mia poesia.
3. Le poesie raccolte nel tuo libro mostrano la verità della vita che ti appartiene. Se da una parte leggiamo il tuo dolore, dall’altra incontriamo anche la tua rabbia e la necessità di cambiamento. Quale stato d’animo ha prevalso durante la scrittura del libro?
Io credo che la scrittura poetica non debba necessariamente rappresentare qualcosa di oggettivo, o riferirsi a tutti i costi alla concretezza di un messaggio. La poesia, attualmente, non è in grado di cambiare nulla, semplicemente perché è incompatibile con i valori culturali dell’era post – tecnologica.
Oserei dire che da tempo la poesia, l’espressione più alta e nobile delle civiltà di tutti i tempi, è morta. Assume oggi il significato di una forma di comunicazione solipsistica fine a sé stessa, condizionata, certo, dal dolore e dalla rabbia che, per quanto mi concerne, non sono indipendenti l’uno dall’altra. Ma quello stesso dolore, non disgiunto dalla rabbia, svanisce nell’atto della creazione linguistica, che mi porta attraverso altre strade espressive.
4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo le tue poesie?
Vorrei che il lettore intuisse il senso di un’esistenza più giusta, che “sentisse”, sognasse, immaginasse, si “liberasse” attraverso la parola e le meravigliose potenzialità della lingua italiana, che cerco di sfruttare per il massimo che mi è consentito.
4. L’ispirazione nasce sempre guardandosi in fondo e osservando la realtà in cui viviamo nel confronto con gli altri. Cosa maggiormente ti ha indotto a scrivere?
Entrambe le cose, in uguale misura.
5. Cosa ha significato per te mettere su carta le tue emozioni e pensieri?
Come dicevo prima, il significato della scrittura poetica si risolve nell’esprimere sé stessi in modo insolito, non ordinario, creativo. I dati da cui si parte sono reali, ma poi tutto sconfina nell’irrazionale, come dire, in una dimensione emotiva. Le parole sono materia che prende forma attraverso l’immaginazione, le figure retoriche, le metafore, le assonanze; la ricerca dei termini, delle frasi è istantanea e rappresenta la guida verso una forma di bellezza, che allude a significati simbolici. Si rimane ancorati, però, alla percezione di una mancanza, di un vuoto, quelli della società in cui viviamo, dominata dall’incomunicabilità e, in linea di massima, dall’assenza di valori. Non si è avulsi, dunque, dalla riflessione e dall’autocritica.
6. Quali sono i tuoi progetti futuri legati alla letteratura? Stai scrivendo un altro libro? In futuro pensi di scrivere un romanzo o dedicarti nuovamente alla poesia?
“L’assenza del tempo” è la mia seconda raccolta poetica. La prima si intitola “Frammenti di una visione possibile”. In quanto al genere narrativo, avevo sperimentato, da giovane, la scrittura di un racconto, rimasto inedito per una serie di motivi. La mia scrittura non segue un andamento lineare, è, come dire, discontinua. Ma, al tempo stesso, è irrinunciabile. Ipotizzo, dunque, che i miei progetti legati alla letteratura non siano di certo terminati. Non so ancora, però, quale evoluzione subirà la mia ispirazione.
7. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Nessun romanzo in particolare. “Delitto e castigo” di Fedor Dostoevskij, però, mi è rimasto impresso, in quanto rappresenta un mirabile esempio di introspezione e di percezione globale, veritiera della società.
8. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Non consiglierei mai un libro concepito esclusivamente ai fini del guadagno e della facile popolarità.
9. Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Probabilmente, alcune domande rimaste senza risposta sono presenti ne “L’assenza del tempo”. Una di esse riguarda il significato più profondo, non stereotipato dell’esistenza umana e della vita in generale.