Intervista a Marta Nicolussi
1. Dovendo riassumere in poche righe il senso del libro Il teatro a due facce, cosa diresti?
È una storia movimentata e significativa, che stimola grandi e piccini a guardare il mondo che ci sta attorno, senza dare nulla per scontato: non per diventare pignoli e sospettosi, ma per evitare giudizi affrettati, che tolgono gioia, divertimento e, perché no, possibilità di sognare, elementi importanti per una vita sana e ricca di emozioni.
2. Da dove nasce l’ispirazione che ti ha portato a scrivere un libro per bambini in cui si parla di teatro e di differenze tra gli adulti troppo ancorati alla realtà e i piccoli sognatori?
L’idea di scrivere una storia per i bambini è nata perché nel linguaggio semplice e immediato dei bambini si celano spesso messaggi che gli adulti non colgono, perché presi dalla fretta, ma che si rivelano pieni di saggezza, spontaneità e gioia per la vita, autentici semi di pace.
3. Da quali elementi sei partita per scrivere la storia?
Ho cercato di trasferire in una situazione reale, divertente e rilassante come assistere a uno spettacolo teatrale, le tensioni, i comportamenti convenzionali, le ansie per dover sapere e controllare tutto, tipica degli adulti, perché alla luce dei fatti si dimostrino infondate e grottesche, esagerate e comiche.
4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il libro?
Vorrei che ciascun lettore si immedesimasse in uno dei personaggi della storia, si fermasse a riflettere e capisse che si diventa adulti non perché si diventa seri, ma responsabili, il che non toglie la possibilità di affrontare le situazioni con ottimismo e anche con un pizzico di ironia, per non lasciarsi ingoiare dai problemi.
5. Se Marta Nicolussi dovesse utilizzare tre aggettivi per definire Il teatro a due facce, quali userebbe?
Divertente, stimolante, originale.
6. Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Per attuare un comportamento salutare, consigliato dalla scienza e dalla medicina dei nostri giorni, e cioè mettersi in discussione, continuamente, estendere il pensiero, rinnovarsi per mantenersi sempre giovani …
7. Hai nuovi progetti? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?
Ho molte idee e sempre nuove esperienze che si sovrappongono nella mia vita e … mi inducono facilmente a scrivere. Ma per convinzione personale credo sia giusto aspettare che si decantino, si mescolino col mio carattere, diventino parte di me, e allora scrivere diventa una tecnica per filtrare e raccogliere il meglio.
8. Qual è il romanzo che hai letto e ti ha più colpito emotivamente in quest’ultimo anno?
Un altro giro di giostra di Tiziano Terzani: La capacità di partire, di trasferirsi in posti ignoti alla mente, per scoprire l’importanza e la meraviglia della vita.
9. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano: mi ha profondamente deluso perché a parte la solitudine, c’è una profonda tristezza che smorza ogni entusiasmo
10. Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
“Avresti mai scommesso con te stessa che, prima o poi saresti riuscita a scrivere un libro?
No, in realtà non c’è mai stato in me, un desiderio innato di scrivere. È stato piuttosto un fatto inaspettato: nella mia testa pian piano si è costruita una storia speciale, che è poi diventata il mio primo romanzo: L’uomo dai fili d’argento. Prima è spuntata la figura di un personaggio sconosciuto, ma interessante, per il suo modo di fare e di pensare.. Poi è nato il titolo, significativo e appropriato e da lì, tutti i dettagli si sono aggiunti e si sono composti fino a ottenere una storia organica. Allora sì ho capito che bisognava scriverla! Era pressante e necessario, forse proprio perché il romanzo portava fuori, in forma filtrata e composta, la parte sommersa di me stessa; con sorpresa ho potuto finalmente guardarla in faccia e riconoscerla come buona, frutto di tante esperienze diverse della mia vita, di incontri con le persone, di dialoghi, di tempo trascorso ad ascoltare, temere, tentare. Una sfida con me stessa, un modo per crescere ancora come persona.