Intervista a Pippo Carauddo
1. Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro Maschere e corazze cosa diresti?
Al di là delle vicende tragicomiche, il libro è molto profondo in quanto tratta delle maschere e delle corazze che, inconsapevolmente, ognuno indossa per schermarsi dalle paure e umiliazioni derivanti dai traumi subiti, spesso nella prima infanzia. Chiaramente, non mi riferisco solo a quelle conseguenti alle vessazioni e molestie corporali, ma anche alla paura dell’abbandono o di non essere accettato.
2. Da dove è nata l’ispirazione che ti ha spinto a scrivere questo libro così attuale in cui ci mostri come la vita a volte costringa a indossare delle maschere?
L’ispirazione è scattata una notte, quando il mio sonno fu disturbato da una sorta di epitaffio che mi rimbalzò un paio di volte in testa: “Anima pia e nobile, visse la vita come un sogno, da cui, morendo, si svegliò.” La frase mi piacque e ho pensato di usarla come spunto per descrivere le vicende di Concetta Macaluso, una donna incartapecorita dalla sua maschera e che visse la propria vita come un sogno, per l’appunto. Ma anche altri personaggi che popolano questo romanzo, ovviamente, non possono fare a meno d’indossare maschere; ne consegue che la storia, pur svolgendosi intorno agli anni 70 in un paesino della Sicilia Orientale, è più attuale che mai: le maschere e le corazze sono indossate da tutti, in ogni epoca, luogo e, soprattutto, nella vita di tutti i giorni.
3. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere il tuo romanzo? Quali significati non del tutto espliciti vorresti potesse cogliere?
Le maschere, entro certi limiti, sono utili in quanto ci proteggono dalle sofferenze conseguenti ai vari traumi che la vita ci propone. Se ne può scegliere una “leggera” (come quella indossata da Mariuzza o nonna Grazia) che permette di vivere la vita con una certa spensieratezza. Il problema sorge quando la maschera s’irrigidisce e, come se non bastasse, si resta schiacciati da una pesante corazza (è quello che è successo alla protagonista e alle numerose figure che animano questa storia). In tal caso è impossibile elargire amore né verso gli altri e neanche verso se stessi, anzi non si può fare a meno di restare impastoiati fra zavorre negative: gelosia, invidia, superbia, orgoglio.
4. Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire il tuo libro, quali useresti?
Ironico, scorrevole, umano.
5. Perché credi che si debba leggere Maschere e corazze?
Ho messo in bocca a un personaggio tutto il mio sentimento e il mio sapere: la necessità di liberarsi dalle maschere e dalle corazze, di lasciare al proprio cuore la libertà di emozionarsi, di fare un percorso dentro se stesso alla scoperta del proprio bambino interiore. Il lettore, immedesimandosi con questo personaggio, viene invitato a provare pena e amore verso se stesso e, successivamente, verso il prossimo. Visto da questa prospettiva, Maschere e corazze, oltre ad avere una funzione terapeutica, si può considerare un inno all’amore universale.
6. Da dove nasce la passione per la scrittura?
Sicuramente è stato merito di mio padre che amava leggere ad alta voce per noi. Ancora serbo, dentro lo scrigno dei ricordi più belli, le immagini di tutta la famiglia riunita attorno al focolare e lui che, nonostante la fatica di una dura giornata, girava pagine ingiallite di voluminosi libri fin quando, vinto dalla stanchezza, si chiudevano gli occhi.
7. Hai nuovi progetti in vista? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?
Al momento ho composto una ventina di poesie; forse fra qualche anno potrei pubblicare un altro libro in versi.
8. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Zanna bianca di Jack London. E’ stato il libro che ha svegliato la mia fantasia e mi ha fatto innamorare degli animali. Sulle ali dell’entusiasmo, ai tempi della scuola Media ho realizzato diversi scritti, perlopiù novelle; ma il mio pudore giovanile non mi ha permesso di pubblicarle e sono andate perdute.
9. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Quelli del filone porno del tipo: 50 sfumature di grigio e ulteriori “colori”.
10. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Cosa avrebbe fatto il mio papà se fosse stato in vita e avesse potuto leggere un mio libro? Posso immaginare che lo avrebbe accarezzato, con le sue callose mani, come un suo nipotino.