Intervista allo scrittore emergente Salvatore Zeola
Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro Non è un paese per ricchi, cosa diresti?
I protagonisti del mio romanzo sono degli “anti-Eroi”. Si sono sempre creduti migliori degli altri e hanno costruito la propria vita pubblica affinché questa distinzione venisse marcata e ribadita ad ogni occasione. Ovviamente il loro privato è assai lontano dall’essere esemplare. Quando il castello di sabbia crollerà dovranno fare i conti con quello che sono veramente perché la loro sopravvivenza sociale finirà proprio nelle mani di coloro che hanno sempre snobbato e tenuto a debita distanza.
Da dove nasce l’ispirazione per questo romanzo in cui famiglia e società vengono raccontati con molta cura?
L’ispirazione di questo romanzo nasce da un mondo che conosco bene. Descritto in maniera sicuramente più cinica ma poco lontano dalla realtà. E’ per questo che l’alta società viene raccontata in maniera così minuziosa, con le sue regole, i confini sociali, le luci e le ombre che la contraddistinguono, le ipocrisie e le ambizioni che la abitano. Un mondo in cui non ci sono protagonisti ma pedine che si muovono e cadono dallo scacchiere in maniera veloce: proprio come i protagonisti del romanzo che di quel mondo si credono re e regine e che invece si scopriranno facilmente vittime del loro stesso gioco.
Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Il romanzo ha più chiavi di lettura: una ironica, una spregiudicata, una più riflessiva. Mi piacerebbe accompagnare il lettore attraverso i vari tessuti narrativi. Gli stessi protagonisti, cattivissimi, rispecchiano in maniera talmente fedele i lati umani e oscuri di molti di noi da riuscire ad entrare in empatia coi lettori nonostante incarnino i peggiori valori terreni. Ad un certo punto del raconto si arriva quasi a tifare per loro. Uno dei principali messaggi che restano in chi legge è una massima racchiusa in una delle frasi riportate nel libro: “Nella vita stai attento a chi incontri lungo la strada per arrivare in cima e a come ti comporti. Potresti incontrarli di nuovo nel momento della caduta”
C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?
Un libro non appare mai perfetto a nessun autore. Nel rileggerlo ci sono sempre parti che ti sembrano migliorabili dopo la pubblicazione. Ed è bello così perché ogni romanzo è un processo in divenire. Sono comunque molto soddisfatto del risultato finale e della risposta di chi ha letto il libro e ne parla già con grande entusiasmo.
Se Salvatore Zeola dovesse utilizzare tre aggettivi per definire Non è un paese per ricchi, quali userebbe?
Spregiudicato, ironico e finemente cattivo.
Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Ci sono molti spunti di attualità. E’ una narrazione che col sorriso accompagna alla riflessione e non mancano colpi di scena che tengono il lettore incollato alla trama pagina dopo pagina.
Hai nuovi progetti? Stai scrivendo un nuovo romanzo? Puoi anticiparci qualcosa?
Attualmente sono impegnato con la promozione di Non è un Paese per Ricchi che fortunatamente sta portando buoni frutti. In testa ci sono già nuove idee e nuove frontiere creative… un libro però non nasce solo dall’intuizione: bisogna raccogliere e ordinare quello che l’ispirazione suggerisce ed è un lavoro meticoloso che richiede tempo per il rispetto della trama e di chi la leggerà.
Qual è il romanzo che hai letto e ti ha più colpito emotivamente in quest’ultimo anno?
Queste sono sempre domande a cui è difficile rispondere. Dipende sempre dallo stato d’animo con cui ci si approccia ad un libro. Ho riletto “Buonanotte Signor Lenin” di Terzani e come ogni volta sono stato rapito dalla sua scrittura e dalla lungimiranza delle sue intuizioni. Restando sulle ultime uscite vorrei segnalare il racconto di Paola Maugeri in “Rock e Resilienza”: l’ho trovato scritto in maniera perfetta, è un viaggio narrativo ispirante nel mondo del rock e nella vita dell’autrice. Mi sono complimentato anche con lei.
Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Ci sono libri perfetti per alcuni e inadatti ad altri. Molto dipende anche da ciò che si cerca in quel momento. Ma non me la sento di sconsigliare un romanzo in particolare. In generale, al di là della trama, credo che gli unici libri da non consigliare siano quelli scritti male. Tuttavia non ho ancora venduto così tante copie da portarmi permettere di pagare gli avvocati per le persone che vorrei menzionare in questa risposta. Ergo passo alla prossima.
Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Sono così chiacchierone e senza peli sulla lingua che, ahimè, nella vita ho risposto anche alle domande che nessuno mi aveva mai posto. Quindi in un mondo governato dai social, dove tutti vogliono raccontare vite perfette, alla fatidica domanda “Esiste un modo per essere davvero felici?” lascio rispondere una delle protagoniste del mio romanzo che è solita citare frasi a caso di autori a lei sconosciuti, come in questo caso Bukowski: “La verità è che avrei anche potuto accontentarmi, ma è così che si diventa infelici”.