La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Alferio Spagnuolo autore del libro “Mille motivi per un assassinio”
Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Mille motivi per un assassinio”, cosa diresti?
Il libro è un romanzo poliziesco classico ma in cui oltre la ricerca del colpevole c’è anche il tentativo di approfondire le personalità dei singoli personaggi. Nella ricerca della verità è molto importante la capacità dell’investigatore di saper interpretare l’animo umano per distinguere la menzogna dalla realtà.
Da dove nasce l’ispirazione che ti ha portato a scrivere questo giallo intrigante e misterioso dove si scava anche nell’animo umano?
Ho letto molti libri thriller noir o polizieschi, ma credo di essere stato influenzato soprattutto dal grande George Simenon. In molte delle indagini del commissario Maigret la scoperta dell’assassino diventa qualcosa di secondario rispetto allo studio delle reazioni degli indagati, delle loro risposte, di come ciascuno mostra al commissario, quindi al lettore, la propria personalità.
Sono rimasto molto impressionato dalla capacità di Simenon di effettuare un vero e proprio lavoro psicologico nei suoi libri. La sua capacità si riflette nei dialoghi che diventano delle brevissime sedute psicologiche con gli interlocutori del commissario Maigret.
Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Io sono solo un narratore di storie che vorrebbero appassionare il lettore. Desidero soltanto che loro si affezionino ai miei personaggi, considerarli come degli amici da ritrovare ogni volta che hanno la curiosità di conoscere l’argomento di una nuova indagine della squadra del commissario Salvati.
C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?
Non avrei aggiunto nulla. I libri sono gradevoli quando hanno una lunghezza media. Forse il merito dei romanzi gialli è proprio questo: il racconto termina necessariamente con la scoperta della verità che è poi anche l’obiettivo del lettore.
Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “Mille motivi per un assassinio”, quali useresti?
Interessante, coinvolgente, facile da leggere.
Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Lo sfondo su cui si muovono i personaggi, Napoli, è descritta anche con l’indicazione precisa, del nome delle strade e dei luoghi di una città che oggigiorno attira molto e di cui si desidera conoscere tutti i particolari. Ma, a parte questo, credo che il libro si debba leggere anche per conoscere un nuovo investigatore o squadra di polizia: oggi c’è un’inflazione di commissari, ispettori, poliziotti privati. A chi piace il genere del giallo italiano, secondo me, deve necessariamente fare un confronto tra i diversi autori.
Quali sono i tuoi prossimi progetti in fatto di scrittura?
Nell’immediato presenterò un racconto ad un concorso. Più in là ci sarà una storia che racconterà la capacità dei giovani di essere anche degli assassini spietati.
Ti sei ispirato a qualche scrittore in particolare per la stesura di questo romanzo?
Io amo molto lo scomparso Renato Olivieri e il suo commissario Giulio Ambrosio da cui ho preso in prestito il nome del mio commissario. Olivieri, con le sue descrizioni di una Milano avvolta dal buio o dalla nebbia, mi influenza spesso quando scrivo.
Qual è il romanzo che hai letto quest’anno che ti ha più colpito e consiglieresti?
Mi è piaciuto molto “La festa delle brave ragazze” scritto dall’autrice americana Shannon Hollinger edizioni Libreria Pienogiorno. Molto appassionante e con una trama molto articolata.
Adesso è il momento di porti una domanda che nessuno ti ha fatto ma a cui avresti sempre voluto rispondere.
“Quando trovi il tempo di scrivere?”
