La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Gianluca Veltri del libro “L’odore dell’arrivo”
1. Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “L’odore dell’arrivo”, cosa diresti?
Che ogni vita ha un senso largo e profondo: basta trovare la chiave per raccontarla, senza il bisogno di fatti eclatanti. Ogni vita è eclatante.
2. Da dove nasce l’ispirazione per questo libro che appare personale per i ricordi e i momenti raccontati ma parla di emozioni universali?
Nasce essenzialmente da un sentimento di perdita e dal desiderio di raccontare la perdita e la riconquista attraverso il racconto, la trasformazione letteraria. Nasce da fatti e memorie sedimentate dentro di me, poi trasmesse a un alter ego, la voce narrante del romanzo, che le ha trasposte in una forma letteraria e universale, almeno nelle mie intenzioni.
3. Hai scritto di getto, come un flusso di coscienza raccogliendo le idee e i ricordi d’istinto o ragionando a fondo?
La prima stesura è sempre istintiva, ma poi c’è un lavoro molto lungo di riscrittura e levigatura, che può apportare modifiche anche significative.
4. Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
I segni sono molti. Senza voler imboccare il lettore, mi piacerebbe anzitutto che si cogliessero i continui cortocircuiti che spostano la scena: una canzone, un odore, un tramonto, tutto crea continui collegamenti con altri momenti. E poi, ciò che Jung chiama sincronicità: tutto avviene nello stesso mondo e tutto accade simultaneamente. Le nostre vite sono contenitori attivi di fatti, stimoli, input, e noi li elaboriamo trasformandoli in istanti irripetibili.
5. C’è qualcosa che Gianluca Veltri avrebbe voluto aggiungere al libro, quando lo ha letto dopo la pubblicazione?
No, anche perché un libro è un cantiere infinito: più ci lavori e più continui a intervenire per modificarlo, non sempre in meglio. È come una casa, con le sue stanze, e in ognuna di esse, se continui ad abitarci, sposti un mobile, compri una tenda, sostituisci un lume… Le cose che mi sono venute in mente dopo magari entreranno in un prossimo romanzo.
6. Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “L’odore dell’arrivo”, quali useresti?
Ipnotico, musicale, visionario. Sono generoso, dai.
7. Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Perché è ipnotico, musicale, visionario! No… perché ho notato che dà al lettore una maniera per interrogarsi sul proprio passato, sulle proprie esperienze, al di là dei singoli accadimenti occorsi a ciascuno. È una chiave di lettura per se stessi. Me l’hanno già detto in molti, lo prendo per buono.
8. Gianluca Veltri, hai nuovi progetti? Stai scrivendo un nuovo romanzo? Puoi anticiparci qualcosa?
È troppo presto. Ho appunti sparsi e idee ancora molto vaghe. Sono lento, non metodico. Scrivo solo quando mi colgono momenti di ripensamento.
9. Qual è il romanzo che hai letto e ti ha più colpito emotivamente in quest’ultimo anno?
“La gioia all’improvviso” di Manuel Vilas.
10. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Non farmi rispondere a questa domanda… peraltro, davvero, non me ne vengono in mente.
11. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Mi ricordi un mio vecchio professore della scuola media, che, come punizione, ci ordinava: “tirati uno schiaffo da te solo!”. Ti farei torto, le tue domande sono più che buone, mi tengo queste.