La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Ivano Scorzato autore del libro “I segreti di Prà del Giglio”
Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “I segreti di Prà del Giglio”, cosa diresti?
Questo libro rappresenta il mio modo per ringraziare e restituire l’affetto che ho ricevuto quando ho iniziato la mia attività professionale come Medico Veterinario in un piccolo paese contadino della pedemontana veneta. In quel paese io, anche se proveniente da “fuori” e giovane laureato, passata la prima comprensibile diffidenza sono stato accolto con affetto e fatto partecipe della vita di tutti i giorni, confidandomi i loro segreti e le loro preoccupazioni ma anche le loro gioie. Dopo molti anni e dopo aver concluso il mio lavoro con questo libro sono tornato lì dove tutto è cominciato.
Da dove nasce l’ispirazione per raccontare una storia che ha al centro di tutto le relazioni e l’Amore?
Negli ultimi anni della mia carriera lavorativa ho avuto modo di lavorare all’interno di un ospedale psichiatrico, ex manicomio, per realizzare progetti di Pet Therapy e interagendo con gli ospiti sono venuto a conoscere alcune delle loro storie, storie che erano molto simili a quelle che avevo sentito mentre lavoravo nel piccolo paesino: storie di violenze, di soprusi, di amori clandestini, di persone scomparse. Dare al romanzo la forma del giallo, una veste di mistero, rientra nella cultura contadina di quegli anni, quando tutti si trovavano alla sera nella stalla dove qualcuno, per spaventare e per divertire i presenti, raccontava storie di mostri, di misteri.
Ho pensato che costruire un giallo attorno alle storie che avevo sentito avrebbe potuto essere un buon modo per raccontare della vita contadina di fine anni ’70. Molti autori, più accreditati del sottoscritto, hanno descritto e raccontato del mondo contadino ormai scomparso, basti pensare a Mario Rigoni Stern, tanto per citarne uno, e io ho voluto dare il mio piccolo contributo. Ma il filo conduttore della storia sono appunto le relazioni nei loro molteplici aspetti: le relazioni all’interno della famiglia tra madri e figli, le relazioni tra vicini di casa, quelle con Dio e la religione in genere, quella fra il protagonista e una giovane donna, quelle fra gli uomini e gli animali e infine quelle fra l’essere umano e la natura che lo circonda.
Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Ci sono vari temi che ho voluto affrontare all’interno del romanzo e uno riguarda la violenza nei confronti delle donne, presente negli anni nei quali è ambientato il romanzo ma presente tuttora, anche se oggi è più riconosciuta e più raccontata; una violenza non solo fisica ma soprattutto psicologica legata alla negazione della libertà delle donne nel fare le proprie scelte, in tutti gli ambiti. Una violenza che può portare, come nel libro, a disturbi psichiatrici a volte insanabili o comunque a vivere una vita emarginata e infelice.
C’é però la possibilità, e questo nel romanzo accade e rappresenta la forza riparatrice, che l’amore di cui parlavo prima possa diventare la chiave di volta ed entrare a volte prepotentemente a volte delicatamente nella vita di tutto il paese sconvolgendo e trasformando l’esistenza delle persone coinvolte. Accanto a questa violenza c’è fortunatamente una natura che, anche se a volte aspra, dura, accompagna l’essere umano per tutta la vita, aiutandolo a mantenere i piedi saldamente ancorati per terra. Nel libro le stagioni, la natura, con il loro fascino e le loro caratteristiche non solo fanno da sfondo alla storia ma assumono il ruolo di personaggio alla pari dei personaggi umani.
C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?
Anche se nessuna opera è perfetta ritengo rappresenti lo stato d’animo e il momento emotivo di quando è stata realizzata e quel momento è unico e irripetibile. Aggiungere qualcosa a posteriori potrebbe forse migliorare o chiarire alcune cose ma rappresenterebbe un qualcosa di diverso, di altro, dello spirito ispiratore iniziale.
Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “I segreti di Prà del Giglio”, quali useresti?
Intrigante, delicato, riflessivo e piacevole. Sono quattro.
Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Perché all’interno del romanzo giallo il lettore può trovare uno spaccato della vita contadina di fine anni settanta accompagnato dalle emozioni e dalle esperienze che il protagonista vive e che sono invece universali e non legate solo al tempo della narrazione.
Hai nuovi progetti? Stai scrivendo un nuovo romanzo? Puoi anticiparci qualcosa?
Ho iniziato a scrivere una nuova storia, ancora un giallo ambientato sempre in un paese dell’alto vicentino. Il nuovo romanzo non vuole essere la prosecuzione del primo ma un qualcosa di diverso che abbini umorismo e indagini poliziesche.
Qual è il romanzo che hai letto e ti ha più colpito emotivamente in quest’ultimo anno?
Quest’anno ho voluto rileggere la maggior parte delle opere di Italo Calvino, uno dei miei autori preferiti, che mi colpisce sempre per la sua genialità e umanità. Tutti i libri andrebbero letti più volte perché ogni volta si scopre qualcosa di nuovo.
Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Non ho libri da sconsigliare anche se personalmente non amo i libri con storie troppo complicate o scritti con troppi flashback come per esempio L’enigma della camera 622 di Joël Dicker o Tre di Valerie Perrin. Essendo stato sempre in mezzo agli animali, come loro preferisco le cose lineari, semplici; gli animali non fanno quasi mai confusione nelle relazioni, fra loro o con gli esseri umani.
Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere… Ci possono essere differenti chiavi di lettura del romanzo e ognuno potrà trovare quella personale, legata alla propria cultura e alle proprie esperienze, tuttavia, per quanto mi riguarda, ho voluto portare nella storia l’importanza della chiusura dei cerchi, l’importanza cioè che in tutte le cose della vita, quali le relazioni, i lavori, i sogni, non debbano esserci delle cose in sospeso, non chiarite, non concluse, non realizzate. Per quanto possibile. Tenendo conto che il cerchio più grande e quello più importante, il cerchio della vita, sicuramente e inevitabilmente si concluderà, anche se magari noi non vorremmo.