La redazione del sito Recensione Libro.it intervista Luigi Schettini autore del libro “Nascere non basta”
1. Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Nascere non basta”, cosa diresti?
È difficile catalogare “Nascere non basta” in un unico genere letterario poiché viaggia su binari paralleli completamenti diversi l’uno dall’altro, e tocca delle corde molto profonde che spaziano dalla spiritualità, all’amore, all’amicizia, alle dinamiche familiari, ai problemi psicologici e sociali.
Si parla di questo rapporto karmico fra due personaggi, nato per caso ma probabilmente già scritto dal destino, caratterizzato da una forte amicizia, fratellanza, apprensione e condivisione.
Si affronta di conseguenza la seria problematica di una relazione tossica adolescenziale in cui incappa uno dei due, dalla quale l’altro tenta con tutte le proprie forze di salvarlo.
2. Da dove nasce l’ispirazione per questo libro pieno di passaggi emozionanti?
L’ispirazione nasce da un fatto che ho vissuto realmente e che poi ovviamente, sotto molti aspetti, ho cercato di romanzare.
3. Hai scritto questo romanzo di getto, come un flusso di coscienza raccogliendo le idee o ragionando a fondo?
Sì, assolutamente di getto. Rappresenta per me una liberazione, uno sfogo, una denuncia. Ho avuto proprio l’esigenza di raccontare questa vicenda in primis per me, ma non meno per gli altri.
Nonostante il flusso di ricordi ed idee, ci sono stati poi di base un ragionamento ed una costruzione ben precisi.
“Nascere non basta” è comunque un romanzo, a prescindere dalle connotazioni autobiografiche che si vogliono ricercare.
4. Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole?
Quale segno vorresti lasciare in loro?
La mia speranza è che i lettori valutino la reale gravità di una relazione tossica adolescenziale (non che riferita ad altre generazioni sia meno seria, sia chiaro), con annesse le relative conseguenze, e che magari possano addirittura riconoscersi in questa storia: l’intento è proprio quello di far aprire gli occhi per salvarsi, se non grazie a qualcuno che ci vuole bene (o eventualmente ad un professionista), per lo meno da soli.
Anche ai genitori non farebbe male leggere questa storia: spesso e volentieri si ritrovano con le mani legate nei confronti delle dinamiche adolescenziali dei propri figli.
5. C’è qualcosa che Luigi Schettini avrebbe voluto aggiungere al libro, quando lo ha letto dopo la pubblicazione?
Questo è un aspetto che mi capita di affrontare ogniqualvolta giungo al termine di un romanzo. Mi arrovello a pensare a quali altri ipotetici finali avrei potuto valutare, a quali altri aspetti avrei potuto aggiungere alla storia. Poi però questa smania cessa di esistere e finisco con l’accettare quanto ho scritto. Lo stesso è accaduto anche con “Nascere non basta”. Ho pensato che alla fine andasse bene così, senza bisogno di aggiungere altro.
6. Se Luigi Schettini dovesse utilizzare tre aggettivi per definire “Nascere non basta”, quali userebbe?
Profondo, struggente, magico.
7. Perché credi si debba leggere la tua storia?
Per rendersi conto, poiché spesso e volentieri un problema come quello delle relazioni tossiche fra gli adolescenti viene minimizzato con superficialità. Non sempre si conoscono quelle dinamiche subdole e tossiche in cui ci si incatena.
Troppo di frequente i silenzi in famiglia, ma anche all’interno di un gruppo di amici, nascondono dei campanelli d’allarme che è possibile udire soltanto con estrema attenzione. Finché non è troppo tardi per intervenire.
È una storia che mette all’erta, che offre degli strumenti per riconoscere la problematica ed agire. Ma non solo. Credo valga la pena leggerla poiché c’è spazio anche per le emozioni positive e profonde, legate a quei legami di familiarità con persone con cui non si condivide alcun nesso di sangue eppure ci si sente appartenere gli uni agli altri in maniera molto naturale. Parlo di quelle persone che consideriamo fratelli anche se non lo sono sulla carta, mentori, salvatori, e via dicendo. Quei casi in cui si afferma: “che strano… mi sembra di conoscerlo/a da sempre”.
8. Hai nuovi progetti? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?
C’è carne al fuoco, e non solo a livello letterario. Ma con l’esperienza ho imparato che di queste cose è bene discutere soltanto quando vi è concretezza. Ne riparleremo sicuramente.
9. Qual è il romanzo che hai letto e ti ha più colpito emotivamente in quest’ultimo anno?
Senz’altro il thriller “Le segnatrici” di Emanuela Valentini (Piemme).
10.Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Credo ci sia sempre qualcosa da salvare in ogni libro. Cerco dunque di ovviare la domanda dicendo che non consiglierei mai un romanzo che non abbia avuto modo di leggere. Sarebbe una responsabilità troppo grande.
11.Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
“Ti reputi una persona forte?”
Sì. Dopo tutto quello che ho affrontato, con tutte le volte in cui sono caduto e mi sono rialzato, e sono stato costretto a difendermi contando unicamente su me stesso… sì, assolutamente. Sono una persona forte, e ho sempre pensato di non esserlo.
La forza non ha nulla a che vedere col fisico, con i muscoli. Puoi anche essere un bodybuilder, ma il tuo corpo resterà un’umile scocca che racchiude il nulla più totale se non decidi di fortificarti anche, e soprattutto, all’interno.