La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Massimo Armenia autore del libro “L’illusione dell’inganno”
Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “L’illusione dell’inganno”, cosa diresti?
È la storia di una indagine raccontata in prima persona dal commissario che è stato incaricato di dirigere le indagini sulla morte di una donna. Il commissario Montignani, con l’aiuto dell’ispettore Doronzo, incontra le persone che erano presenti nella vita della vittima così da farsi un’idea sulla personalità della donna ritrovata morta nel salone di casa.
Il senso è dato da una scrittura che vuole coinvolgere il lettore nel percorso logico-deduttivo che porta ad individuare l’autore del delitto, ma non vuole soltanto mettere alla prova la parte razionale della mente ma anche la parte empatica nei confronti dei diversi indiziati che si mettono a nudo durante i colloqui con i due poliziotti. In conclusione, considerare l’azione di un uomo fine a sé stessa non sempre trova una spiegazione ma quando la inquadriamo nel contesto in cui vive l’uomo e con i rapporti che riesce a creare, si scorge l’umanità che sottende le azioni di tutte le persone.
Da dove nasce l’ispirazione che ti ha portato a scrivere un giallo in cui c’è un legame tra la vittima e il commissario?
Nasce dal voler raccontare il confronto tra due amici che hanno trascorso insieme gli anni della giovinezza, vivendo insieme i sogni dell’età spensierata della vita, per poi perdersi di vista e incontrarsi nuovamente in età adulta quando ognuno ha una collocazione ed un’attività delineata nella collettività. Il rivedersi dopo molto tempo fa riflettere sulla caducità della vita, sentimento di cui l’essere umano si rende sempre più consapevole man mano che avanza nell’età matura, pensa di avere raggiunto dei traguardi nel lavoro, nella vita sentimentale ma l’incontro con una vecchia amica rimette tutto in discussione e fa nascere la domanda: ma gli obiettivi concretizzati sono quelli che pensavo di raggiungere sin da giovane o sono dovuto scendere a compromessi per essere accettato nella società?
Come hai messo assieme i pezzi di questa storia? Sei partito da un’idea da approfondire o avevi già in mente tutta la trama?
Ho pensato inizialmente al protagonista e all’antagonista, riflettendo su come caratterizzarli nei comportamenti che devono anche essere coerenti con il loro vissuto. Ho tracciato la trama esplicitando il modus operandi dell’omicida, gli elementi che si possono rilevare dalla scena del delitto per indirizzare le indagini ed inserendo gli altri personaggi del romanzo, con le loro abitudini e ossessioni quotidiane, nelle diverse tappe della narrazione.
Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
La risposta alla prima domanda è sicuramente ‘lo stato d’animo di ogni personaggio’. Leggendo le mie parole il lettore conosce un amico/a i suoi comportamenti e man mano che la narrazione procede anche l’indole. Sarei soddisfatto se il lettore negli ultimi capitoli riuscisse ad anticipare le azioni dei protagonisti e degli antagonisti perché attraverso la lettura del romanzo è venuto a contatto con un soggetto pensante con il quale potersi confrontare. Non vorrei lasciare alcun segno nel lettore ma il mio desiderio è quello di riuscire a far evadere il pensiero del lettore dalla realtà attraverso la condivisione delle vicende che sono narrate nelle pagine del libro. Il confrontarsi con altri uomini e con le loro azioni tramite la lettura porta a rivalutare le proprie esperienze quotidiane alla luce delle considerazioni che i personaggi del romanzo farebbero se fossero al posto del lettore.
C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?
Più di una, avrei esteso le storie che raccontano il passato di ogni personaggio, anche se il risultato finale è il giusto equilibrio per far seguire al lettore il filo dell’indagine senza distoglierlo eccessivamente con le vicende personali dei soggetti partecipanti. Forse avrei dato più spazio alla vita familiare del commissario.
Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “L’illusione dell’inganno”, quali useresti?
Delizioso – Stimolante – Trascinante.
Delizioso perché ho inserito citazioni culinarie indispensabili per avvicinare il lettore all’ambientazione palermitana. Nella mia città il cibo è imprescindibile da ogni esperienza dovuta alla varietà della stessa, così che per ogni occasione o ricorrenza esiste un piatto tipico quindi ‘l’illusione dell’inganno’ apre l’appetito.
Stimolante perché nella narrazione nascondo gli indizi utili per le indagini o rimando al capitolo successivo la comprensione dei comportamenti per portare il lettore alla deduzione e alla creazione di ipotesi che poi saranno confermate o smontate alla fine della storia.
Trascinante perché la narrazione è in prima persona, il commissario raccoglie gli elementi presenti nella scena del delitto per riflettere sulle informazioni che si possono ricavare coinvolgendo anche il lettore. Il percorso che porta alla soluzione dell’indagine è tortuoso, come avviene nella realtà le evidenze portano a conclusioni diverse dai fatti accaduti però attraverso la presa di coscienza degli inevitabili errori il commissario accompagna il lettore alla scoperta dei fatti come sono realmente accaduti.
Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Per trascorrere un po’ di tempo con un amico che di mestiere fa il poliziotto e vuole condividere il percorso logico-deduttivo che lo conduce alla soluzione di una indagine. Dell’amico Montignani sono narrati anche i limiti del suo comportamento e la debolezza del carattere ma la determinazione e la capacità di rialzarsi ogni volta che arriva una delusione sul lavoro sono le qualità singolari del protagonista.
Quale libro hai letto quest’anno che ti ha maggiormente colpito e consiglieresti?
Non è solo uno il libro che mi è piaciuto, ma agli appassionati di gialli consiglierei “Il chirurgo” di Leslie Wolfe, ambientato negli Stati Uniti dove i personaggi si muovono mossi dalle proprie ambizioni. Un evento imprevisto sconvolge la vita professionale ed affettiva della protagonista e l’autrice è brava a snocciolare gli avvenimenti in una sequenza orchestrata in maniera tale da spingere il lettore a girare le pagina del libro per soddisfare la crescente curiosità per conoscere la conclusione dell’intera vicenda. La suspense è assicurata.
Adesso è arrivato il momento di porti una domanda che nessuno ti ha mai fatto ma a cui avresti sempre voluto rispondere
La domanda è: ”In che modo la routine quotidiana influisce sulla tua creatività?”
L’inevitabile successione degli impegni quotidiani mi porta alla ricerca di uno spazio solo mio in cui dare sfogo alla mia creatività, ma in maniera opposta i personaggi creati dalla mia fantasia si confrontano con le diverse situazioni in cui mi ritrovo ogni giorno. La quotidianità mi porta alla creatività come fuga dall’ordinarietà ma allo stesso tempo è necessaria perché ho la possibilità di farla vivere ai miei personaggi e renderli realisticamente umani.