La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Matteo Della Rovere autore del libro “Incertezze”
- Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Incertezze”, cosa diresti?
Si potrebbero dare, e spero che si daranno, tanti sensi, diversi tra loro, a questo racconto. Suggerirne uno sarebbe come tagliargli le ali.
- Da dove nasce l’ispirazione per questo romanzo che per quanto è intenso sembra quasi vissuto?
Da un’intervista fatta da un giornalista a Valerio Morucci, uno degli esponenti delle Brigate Rosse, dopo molti anni di carcere. A un’ultima domanda ha risposto: “Avrei voluto avere meno certezze.”
Poi, naturalmente, c’è sempre una parte di “autobiografico” nei lavori di tutti gli scrittori. - Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Non penso a un segno in particolare. Ritengo che volere lanciare un messaggio o pensare di lasciare qualcosa nel cuore (o nei pensieri) dei lettori, siano presunzioni appartenenti a un’epoca che non è più.
- C’è qualcosa che Matteo Della Rovere avrebbe voluto aggiungere al libro, quando lo ha letto dopo la pubblicazione?
No, per quanto riguarda il racconto in sé, ma nella dedica ho detto: “A Giorgio, compagno di viaggio”. Avrei invece voluto aggiungere ‘caro’, cioè: “A Giorgio, caro compagno di viaggio”.
- Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “Incertezze”, quali useresti?
Onesto, asciutto, breve.
- Hai scritto questo libro pensando di rivolgerti a un pubblico di lettori in particolare?
Ai giovani. Credo che in qualche modo, di qualsiasi sesso essi siano, possano riconoscersi in Sandro. La storia di questo romanzo si svolge in un passato che i giovani di oggi non hanno conosciuto, ma credo che il non avere certezze sia una condizione presente, diffusa e attuale più ora che allora.
- Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Non credo che si debba leggerlo. Forse qualcuno ci troverà qualcosa di diverso da quello che ci ha trovato qualcun altro o forse non ci troverà nulla. Non so neanche come si arrivi a leggere un libro come questo, forse per curiosità, per noia, per rabbia, per ribellione, chissà.
- Cosa hai provato quando hai messo il punto alla tua storia?
Di non aver detto abbastanza. Di non aver spiegato abbastanza. Nonostante non riesca a trovare neanche una parola che vorrei aggiungere.
- Matteo Della Rovere ha nuovi progetti? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?
Ho altri quattro romanzi, già completati, che vorrei pubblicare, ma mettere in moto la farraginosa e contorta macchina dell’editoria è un processo lungo e impervio, condizionato in gran parte dalla risposta del pubblico, quindi non so cosa accadrà. Per quello che riguarda i lavori in progress, Incertezze si svolge nel 1975, ho già iniziato altri due racconti che seguono la vita di Sandro negli anni che seguirono. La sua è stata una vita travagliata e intensa. Forse qualcuno la considererà una vita interessante.
- Qual è il romanzo che hai letto e ti ha più colpito emotivamente in quest’ultimo anno?
Sento con urgenza di non avere più tempo. C’è ancora tanto di cui vorrei parlare e non faccio che scrivere, più che altro per me stesso. O forse è anche vero che leggere non mi attira più come una volta. Preferisco, quando non scrivo, passeggiare nel parco e guardare le anatre che sguazzano nell’acqua del ruscello, godendo i raggi del sole, senza fretta.
- Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Non è mia abitudine dare consigli, tanto meno sui libri da leggere. Ognuno legga quello che gli va di leggere.
- Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
L’unica domanda che nessuno mi ha mai fatto e a cui da sempre avrei voluto poter rispondere è: Perché sono quel che sono? E, naturalmente, non saprò mai darmi una risposta.