La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Paolo Davide Manina autore del libro “La scelta di Sonia”
Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “La scelta di Sonia”, cosa diresti?
Innanzi tutto vi ringrazio della bella recensione pubblicata qualche giorno fa sul vostro sito. Per rispondere in poche righe alla vostra prima domanda prenderei in prestito proprio dalla vostra recensione le ultime parole che avete scritto: “Forse la risposta si trova sempre nel passato. E i lettori conosceranno cosa si nasconde dietro la scelta di Sonia”. In ognuno di noi umani il passato lascia inevitabilmente il segno: in che misura possa condizionare le proprie scelte nel presente e nel futuro dipende dalle singole situazioni personali, dalle storie vissute, dal proprio carattere.
Da dove nasce l’ispirazione che ti ha portato a scrivere questo romanzo su un mistero da portare alla luce?
Il romanzo nasce da un brevissimo sogno, ma la scena sognata occupa soltanto la prima pagina. Nel sogno ero spettatore non attivo nella cucina di un appartamento, in cui vedevo una giovane donna bionda, in abito corto e décolleté a tacco alto, che, dopo un frettoloso bacio sull’angolo delle labbra di un uomo in tenuta casalinga e un breve battibecco con lui, usciva dall’appartamento. Quel fugace momento onirico restò impresso nella mia mente per tutta la giornata successiva e alla sera lo “buttai giù” in poche righe di un foglio Word.
L’intenzione iniziale era quella di partire da quella scena per scrivere un racconto breve, decidendo di far sparire in circostanze sospette quella donna, tanto avvenente quanto misteriosa. Invece è poi successo che le due persone conosciute in sogno mi hanno letteralmente preso la mano e mi hanno indotto a scrivere la storia della loro vita, passata, presente e futura, dando al mio scritto la corposità di un romanzo di circa 140 pagine.
Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Sono appassionato di gialli, un genere che considero letteratura d’evasione. La mia speranza perciò è quella di offrire ai miei lettori una narrativa non eccessivamente impegnativa, ma, allo stesso tempo, una trama coinvolgente e con una congrua carica di suspense. Non ho perciò la pretesa di “far passare” messaggi particolari; ciò nonostante, dai confronti avuti con alcuni lettori ho potuto riscontrare di aver lasciato comunque qualche segno: oltre ai “fantasmi del passato” a cui abbiamo già accennato, ha suscitato pensieri anche il tema della condizione della donna in certi background culturali, legati a tabù e luoghi comuni, condizionati dal giudizio della società e poco propensi a guardare al di là delle apparenze.
C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?
Sinceramente no. Ho impiegato molto tempo a scrivere “La scelta di Sonia”, non solo per la carenza di tempo libero che i miei impegni professionali e famigliari mi lasciano, ma anche perché ho profuso un grande impegno nella realizzazione del romanzo, capitolo dopo capitolo. Ho deciso di presentare il manoscritto a un Premio Letterario soltanto quando ho avuto la consapevolezza che di più non avrei potuto aggiungere.
Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “La scelta di Sonia”, quali useresti?
Scorrevole, realistico, intricato.
Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Perché “La scelta di Sonia” è il sogno realizzato di un autore emergente, anzi, esordiente addirittura; perché è la prima opera di narrativa pubblicata della Editoriale Delfino, casa editrice nata nel 1947, ma finora impegnata solo nella manualistica tecnica e nella saggistica umanistica; e perché è un libro pubblicato solo in versione cartacea, che, anche se è disponibile nei bookstore online, può essere ordinato presso una libreria indipendente. Insomma, “La scelta di Sonia” fa parte di un mondo che non deve morire, poiché è pienamente capace di produrre cultura, al pari degli autori di best seller, delle grandi Case Editrici e delle librerie di catena.
Quali sono i tuoi prossimi progetti in fatto di scrittura?
Ho un altro giallo “nel cassetto”, che nel 2020 ha passato la prima severa selezione del Premio Letterario Internazionale “Città di Como”, il che mi induce a “credere” seriamente anche in quel manoscritto, di cui, però, al momento non vorrei ancora rivelare il titolo. Infatti il mio intento primario, per ora, è quello di farmi conoscere al pubblico dei lettori tramite “La scelta di Sonia”, allo scopo di spianare un po’ la strada alle eventuali mie future pubblicazioni, perché la mia intenzione è certamente di continuare a scrivere, compatibilmente con il mio tempo libero, che tra qualche anno potrà aumentare grazie al mio tanto sospirato pensionamento. Credo che continuerò a scrivere gialli: oltre al Premio Sforzesco 2022, l’anno precedente ho vinto il primo premio a un concorso per racconti brevi del genere giallo. Ritengo pertanto di dover interpretare tutto ciò nel senso che quella è la mia strada.
Qual è il libro che hai letto quest’anno che ti ha più colpito e consiglieresti?
“La strada” del compianto Cormac McCarthy. “Colpito” è un termine davvero appropriato. Non è certamente una lettura d’evasione, è ovvio, trattandosi di un romanzo del genere distopico: la linea narrativa è un diagramma piatto dall’inizio alla fine; del resto cosa ci si potrà mai aspettare in un mondo post-apocalittico? Non si può negare che l’autore abbia davvero, per così dire, reso l’idea. Ciò che mi ha colpito più favorevolmente, però, è la scelta stilistica di McCarthy di immergere i dialoghi nel tessuto narrativo, senza virgolette, caporali o corsivi e spesso senza neppure andare “a capo”: scelta che dimostra il fatto che chi sa scrivere sa “farsi leggere” anche senza l’ausilio di “delimitazioni” tipografiche.
Adesso è il momento di porti una domanda che nessuno ti ha fatto ma a cui avresti sempre voluto rispondere.
Oh, grazie! Mi pongo subito la domanda: “Caro Paolo, se dovessi fare una “autodedica” sulla tua copia personale del tuo libro, cosa ti scriveresti?”. Mi rendo conto che è difficile che un intervistatore ponga a un autore una domanda di questo genere, perché non è certamente scontato il fatto che l’autore stesso possa pensare di dedicarsi un pensiero sulla propria opera.
E invece io l’ho fatto: voltando la prima di copertina della mia personale copia de “La scelta di Sonia”, sulla pagina bianca solitamente riempita al termine delle presentazioni o dei firmalibri ho scritto di mio pugno e autografato la seguente dedica: Questo libro è la prova che nella vita bisogna “crederci”! Se ho presentato il mio “romanzo nel cassetto” a un Premio Letterario Internazionale come lo “Sforzesco”, indetto dal Comitato di Milano della prestigiosa Società Dante Alighieri, è perché caparbiamente ho creduto nelle mie possibilità di scrittore e nella validità della mia “creatura”, la quale, aggiudicandosi il premio, consistente nella pubblicazione da parte della Editoriale Delfino, mi ha permesso di coronare il mio sogno, che è il sogno di ogni autore emergente.