La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Renato Amoroso autore del libro “Si racconta che…”
Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Si racconta che…”, cosa diresti?
Viviamo attualmente in un incubo fatto di propaganda, di follia bellica, di speculazione selvaggia, dobbiamo riscoprire la persona umana, fatta di affetti, conversazione, sostegno reciproco e sincerità. Un nuovo umanesimo che accetti la realtà, anche quando non ci piace.
Da dove nasce l’ispirazione che ti ha portato a raccontare queste storie in cui si parla di uomini e sentimenti?
Dai vissuti autentici che ho ascoltato in tanti anni di consultorio ma anche di magistrato; tutte persone vere e sincere, che hanno attraversato anche la mia coscienza, lasciando tracce indelebili.
Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Vorrei che si avvicinassero a queste storie accettando che siano parte della nostra storia contemporanea, anche quando non sono d’accordo e non ne condividono le scelte. Partecipare non vuol dire condividere, ma il rispetto è dovuto. Conoscere vuol dire sempre arricchire se stessi.
C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?
Altre cento storie, nel frattempo maturate.
Se Renato Amoroso dovesse utilizzare tre aggettivi per definire “Si racconta che…”, quali userebbe?
Autentico, piacevole, coinvolgente.
Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Perché apparteniamo ad una convivenza civile di cui ognuno di noi è parte, non siamo soli e non possiamo fare tutto da soli, né affidarci al solito condottiero di turno. Dobbiamo parlarci, accettarci e collaborare, cioè essere
insieme.
Hai nuovi progetti? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?
Ho quasi finito un nuovo volume, che questa volta si accentra intorno ad una sola persona, sfiorata dalla morte, che poi colpisce la sua compagna di vita, lasciandolo solo a vivere un’esistenza caratterizzata da una libertà non voluta e da una solitudine straziante. Un libro tosto, struggente.
Qual è il romanzo che hai letto e ti ha più colpito emotivamente in quest’ultimo periodo?
Ho letto di tutto, classici e moderni, ho un particolare ricordo de “Il gattopardo”, di “QB7”, de “Il padrino”, de “Uccelli di rovo”; ora vivo la necessità di una pausa di riflessione.
Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
I libri di Bruno Vespa e, inoltre, quelli di giovani autori malinconici e depressi.
Adesso è arrivato il momento di porti una domanda a cui avresti sempre voluto rispondere ma che nessuno ti ha mai fatto…
Insegui il successo? Interrogherò il mio “super io”!