La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Roberto Bassoli autore del libro “Qisas”
Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Qisas”, cosa diresti?
“Qisas” è un romanzo che si colloca in un punto ideale di incontro tra due generi: il Noir e il Thriller. Propone quindi momenti di cupa disperazione che incrociano passaggi dove azione e tensione sono predominanti. Questa convergenza è resa ancora più dura da una vena sotterranea di crudele ironia, poiché la realtà spesso è crudelmente ironica e il mio lavoro, per quanto percorso da elementi di fantasia, cerca di raccontare la vita, soprattutto nei suoi aspetti più tormentati.
Da dove nasce l’ispirazione che ti ha spinto a raccontare di vendetta in questa storia così vera e di grande impatto?
Spesso mi sono chiesto quali spaventose condizioni costringono coloro che abbandonano la propria terra, affrontando disavventure e pericoli di ogni sorta, per venire in Europa, e più propriamente nel nostro Paese, per incontrare un destino quanto mai incerto, se non addirittura miseria e sfruttamento. Documentandomi, parlando con chi ha percorso questo viaggio nell’insicurezza delle illusioni, ho iniziato a costruire una trama il cui vero protagonista è l’odio provato nei confronti di individui senza scrupoli, né pietà, da chi, fuggendo in cerca di speranza, si è trovato a subire crudeli vessazioni. Dall’odio al dissennato desiderio di vendetta che ne consegue, ho voluto ipotizzare un passo purtroppo molto breve.
Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Vorrei che i lettori scorgessero quanto può essere sottile la linea di confine tra bene e male, al punto da avere dubbi su quali personaggi perseguono il primo e quali il secondo e sulla legittimità delle loro azioni. Che si chiedano se è davvero così difficile oltrepassare, coscientemente, quell’esile frontiera tra giusto e ingiusto.
C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?
Credo che un autore non sia mai completamente appagato dal proprio lavoro. Per fortuna gli editori, a un certo punto, pongono un limite oltre il quale uno scrittore non può andare, pena un lungo ciclo di sedute da un bravo psicologo. Per quel che riguarda “Qisas”, dopo quattro stesure, un’operazione di editing affidata a un professionista e due ulteriori lavori di correzione finale, azzarderei di essere stato soddisfatto dal risultato.
Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “Qisas”, quali useresti?
Crudo, beffardo, ambiguo.
Perché Roberto Bassoli crede si debba leggere il suo libro?
Penso che il lettore possa trovare in un romanzo, comunque di intrattenimento, spunti di riflessione tramite i quali mettere in discussione possibili muri psicologici sia nei confronti del “diverso” che in quelli degli atti che possono essere compiuti in situazioni che, crollata la sicurezza della normalità, sono divenute esasperate.
Hai nuovi progetti? Stai scrivendo un nuovo romanzo? Puoi anticiparci qualcosa?
Attualmente sto terminando la quarta stesura di un thriller che ha, come tema dominante, i contraccolpi della vendetta sulla mente di un uomo la cui serena quotidianità è stata sconvolta da un avvenimento tragico. Sarà un romanzo che, nelle mie speranze, non lascerà al lettore un attimo di respiro fino all’epilogo… e oltre.
Qual è il romanzo che hai letto e ti ha più colpito emotivamente in quest’ultimo periodo?
Ho appena finito di leggere un romanzo del 2004 di Alan Furst, “Il regno delle Ombre”. Scritto molto bene, racconta un cupo vortice di intrighi, ricatti, vendette e tradimenti nella Germania nazista, poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Non ho la presunzione di sconsigliare un libro. Se, però, ne fossi proprio costretto, suggerirei al lettore di tenersi alla larga da “Fiesta”, il primo romanzo di Hemingway e non perché sia brutto. Anzi, è un capolavoro. Bensì perché dopo averlo letto temo sia impossibile non paragonare la serena, rassicurante, monotonia di una vita normale con la folle euforia e il desiderio di fare tutto ciò che può essere fatto che animava Hemingway e la “generazione perduta” dei primi anni 20 del 900. Il confronto può far saltare parecchi equilibri, quindi: prudenza.
Adesso è arrivato il momento di porti una domanda a cui avresti sempre voluto rispondere ma che nessuno ti ha mai fatto…
Cosa vuoi fare da grande? Non saprei, ci sto ancora pensando.