La redazione del sito Recensione Libro.it intervista la scrittrice Claudia K. Domeniconi autrice del libro “L.E.N.S. – Gli occhi della tigre”
Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “L.E.N.S. – Gli occhi della tigre”, cosa diresti?
La libertà di essere sé stessi.
Da dove nasce l’ispirazione che ti ha portato a raccontare questa storia che racconta di legami, ma anche di scelte e di libertà?
Sicuramente dal mio vissuto: la famiglia, le difficoltà, la forza di ricominciare e la voglia di reinventarsi, ogni giorno. Un aneddoto: quando ero adolescente, era mia madre che, ogni volta che acquistavo un vestito o delle scarpe e gliele mostravo per chiederle un parere, mi rispondeva “…se piace a te…”. Il senso di tale risposta, che riporto nel libro, l’ho capito molti anni dopo.
Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Che per essere liberi è necessario avere il coraggio di uscire dagli schemi, dalle convenzioni e dai condizionamenti della nostra epoca, quelli che apparentemente ci fanno sentire al sicuro, protetti, ma che altro non sono che una gabbia che ci rifiutiamo di lasciare pur trovando la porta aperta. Che spesso vale la pena di rischiare, di guardare oltre, anche dalla parte opposta della barricata.
Che essere liberi è voler conoscere, comprendere e rispettare anche il punto di vista dell’altro e che non è un errore o una vergogna dubitare, cambiare idea, cambiare strada. Siamo fatti di tanti noi, alcuni ci piacciono di più, altri meno, ma dobbiamo accettarli tutti perché comunque ci rendono unici. È quel “…se piace a te…”. Non hai bisogno di chiedere agli altri se vai bene, devi chiederlo a te stesso.
Cosa ti piace di più di ciò che hai scritto?
Non saprei, ho scritto tanto. La saga si compone di 12 storie, oltre il prequel, e il Volume 1 contiene solo le prime due. A volte non mi piace affatto, talune poche e altre volte mi piace tutto.
Avresti voluto aggiungere qualcosa al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?
Si ricollega alla domanda sopra. Accade ogni volta che rileggo ciò che scrivo, ovvero ogni volta trovo qualcosa che vorrei cambiare, che sia aggiungere o togliere, perché siamo ogni giorno diversi, siamo uno dei tanti noi, e la stessa frase letta oggi può trasmetterci o significarci cose diverse rispetto a quando l’abbiamo letta ieri o l’anno prima. È come trattare lo stesso argomento, ma con persone ogni volta diverse: difficile ripetere sempre le stesse cose, poiché cambia l’interlocutore, cambia il punto di vista; come quando si osserva un’immagine: dipende da come e da quale angolazione la guardiamo e da quanti particolari in più ogni volta riusciamo a cogliere che non avevamo notato prima.
Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “L.E.N.S. – Gli occhi della tigre”, quali useresti?
Semplice, intrigante, divertente.
Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Perché temi importanti possono essere trattati anche attraverso la lettura di racconti definiti “leggeri”. Mia madre diceva sempre che anche un fatto doloroso può essere raccontato con il sorriso sulle labbra, non perché sarebbe meno doloroso e neppure per sminuirlo, semplicemente per non renderlo ancora più pesante e difficile da portare.
Quale libro hai letto quest’anno che ti ha maggiormente colpito e consiglieresti?
Un libro che avevo preso tempo fa, ma che avevo lasciato indietro: “Finché il caffè è caldo”, di Toshikazu Kawaguchi. Tratta di un tema per me fondamentale, un tema che si trova anche in ogni racconto della mia saga: il passato o meglio, il rimpianto. È necessario imparare a lasciarsi il passato alle spalle, perché non lo si può cambiare. Può esserci di insegnamento, ma non deve diventare una zavorra o, peggio ancora, pietre che ogni volta rimettiamo davanti al nostro cammino, rendendolo sempre più arduo. La vita è un percorso a ostacoli, spesso difficili… “ma se ti disperi sempre per il passato, non vivi bene il presente e ti angosci per il futuro, passerai la vita a rimpiangere le cose perse che non torneranno più.”
Adesso è arrivato il momento di porti una domanda che nessuno ti ha mai fatto ma a cui avresti sempre voluto rispondere
Non ritengo importanti né le domande e neppure le risposte, ma l’ascolto, quello sì. Non importa che tu mi chieda “come stai?”, “cosa sogni?” o “cosa fai?”, è sapere che ti interessa davvero conoscere la mia risposta, sia che tu la condivida o meno. Non devi essere per forza d’accordo con me, ma in quel momento devi esserci per me, altrimenti, non chiedere.
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