Intervista scrittrice Cristina Pacinotti

Intervista a Cristina Pacinotti autrice del libro "Giorni senza tempo".
Cristina Pacinotti
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La redazione del sito Recensione Libro.it intervista la scrittrice Cristina Pacinotti autrice del libro “Giorni senza tempo”

1. Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Giorni senza tempo”, cosa diresti?

E’ un romanzo incentrato sull’importanza della memoria e, allo stesso tempo, sulla necessità di liberarsi dai fardelli della nostalgia e del rimpianto per vivere con pienezza nel qui e ora.

2. Da dove nasce l’ispirazione che ti ha spinto a raccontare questa storia che parla di pandemia, del nostro impegno mancato verso la natura e di te stessa?

Per me l’essersi dovuti fermare durante il lockdown ha rappresentato anche una grande opportunità di riflessione e di ricapitolazione in cui ho capito che era giunto il momento di “fare pulizia”, di alleggerire. Tutto è iniziato dalle scatole piene di foto, lettere, ricordi che mi trascinavo dietro, di casa in casa, da tanti anni. Dopo aver sfogliato vecchi quaderni e aver sorriso o versato qualche lacrimuccia su vecchie foto o lettere ingiallite ho deciso di fare spazio, non solo nell’armadio dove tenevo quei “cimeli” ma nell’anima. Però non volevo neanche dimenticare. Scrivere è stata la soluzione: liberarsi dal peso del passato e al tempo stesso fissarlo per sempre sulla pagina.

3. Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?

Vorrei prima di tutto che i lettori godessero della qualità della mia scrittura e, sulle ali di questa, si lasciassero trasportare nella realtà di anni importanti, ricchi di senso il cui segno è ancora vivo nel presente. Ma vorrei soprattutto aver piantato un seme nella coscienza di chi legge legato al risveglio e alla consapevolezza che non può esserci separazione tra noi e la Natura.

4. C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?

Nonostante le circa 400 pagine che ho scritto (in poco più di due mesi) tanti pezzi di storia personale e collettiva sono rimasti fuori. Il mio racconto si ferma ai primi anni 2000, quando ho sostituito il cartaceo con il digitale. Mi sarebbe piaciuto continuare a raccontare, lasciandomi ispirare non più da quaderni e vecchie foto ma dal contenuto di immagini e appunti nelle cartelle che ho sul desktop del mio computer.

Ma sarebbe diventato un romanzo troppo lungo e poi avevo fatto una promessa a me stessa: il racconto si sarebbe interrotto con la fine del lockdown (il primo lock down…) e così è stato. Ho scritto come un’ossessa per due mesi e ho concluso il testo quando siamo potuti tornare “a riveder le stelle” e, nel mio piccolo, sono potuta tornare dal parrucchiere…non per tingere i capelli ma per accettare finalmente di averli bianchi…

5. Se Cristina Pacinotti dovesse utilizzare tre aggettivi per definire “Giorni senza tempo”, quali userebbe?

Coinvolgente, profondo, leggero… questi i primi aggettivi che mi vengono in mente.

6. Perché credi si debba leggere il tuo libro?

Appena finito non avevo idea dell’impatto che avrebbe potuto avere sui lettori questo mio nuovo romanzo. Nonostante l’uso della terza persona e del presente si tratta comunque di un racconto intimo, che scava nel passato personale e collettivo e questo al netto dei tanti riferimenti legati all’attualità. Appena pubblicato mi sono arrivati tanti messaggi da persone che dopo averlo letto mi confermavano di essersi ritrovate nel mio racconto.

Le loro parole inaspettate, piene di apprezzamenti, mi hanno davvero rallegrato. Quello che penso è che se tanti si sono riconosciuti nel mio racconto è perché la buona letteratura trasporta il particolare nell’universale. Come scriveva Tolstoj: parla del tuo paesino e avrai parlato del mondo. Ecco, l’unanimità dei giudizi ricevuti mi ha fatto capire che quello che avevo scritto non era soltanto un racconto per me, per non disperdere la memoria della mia ormai lunga vita, ma anche un racconto per gli altri, in cui tante persone potevano rispecchiarsi e riconoscersi.

Seconda parte intervista all’autrice

7. Cristina Pacinotti ha nuovi progetti? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?

Ho appena firmato con Fandango per l’uscita nel 2022 di Non Ancora, un romanzo d’amore, molto “movimentato”, ambientato nel “dopo Chernobyl” a Parigi , negli Usa, in Messico e in vari luoghi in Italia. Non Ancora ha vinto il premio Inedito Colline di Torino nel 2019, per fortuna è arrivato un super editore e non è rimasto nel cassetto insieme ad altri miei inediti: la trilogia su Frabosco, un ecovillaggio immaginario in Lunigiana, dove vivo, e La Vecchia Rapita un romanzo on the road dove un’anziana donna scanzonata è in fuga da una casa di riposo in compagnia del figlio cinquantenne e di un profugo eritreo…

Questo romanzo è arrivato secondo al premio letterario nazionale Clara Sereni e sto vagliando offerte di pubblicazione. Poi ho alle spalle altri romanzi da Lo Strappo a Un Altro Posto a Luogo Comune a In quei giorni c’era molta luce ecc ma soltanto negli ultimi tempi se qualcuno mi chiede cosa faccio nella vita mi sento di potermi definire “scrittrice” sia perché mi dedico alla scrittura con costanza e perché finalmente vengo pagata per farlo…

8. Qual è il romanzo che hai letto e ti ha più colpito emotivamente in quest’ultimo anno?

Domanda difficile, nell’ultimo anno ho letto tantissimo, concentrandomi sulla letteratura italiana contemporanea di cui avevo una conoscenza parecchio lacunosa… Però il romanzo che mi ha colpito di più e che mi ha anche ispirato a scrivere il mio Giorni senza Tempo è stato un romanzo francese che avevo già letto ma che ho riletto con passione: Gli Anni di Annie Hernaux. Un vero capolavoro che, come ho cercato di fare anch’io nel mio piccolo, collega la Storia con la S maiuscola alla storia personale…

9. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?

Questa è facile. Uno dei romanzi della dozzina finalista al Premio Strega.

10. Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…

La domanda che a volte mi faccio è la seguente: perché non ho creduto prima e con più forza alle mie qualità di scrittrice? Nonostante i giudizi positivi ricevuti da scrittori del calibro di Stefani Benni e Dacia Maraini, nonostante la commozione di Dario Fo, dopo che aveva letto un mio racconto, ho continuato a scrivere ma non ho pensato a promuovere nel modo opportuno quello che stavo facendo.

Spero solo che non sia troppo tardi per farlo adesso. Ma forse è stato giusto così. Ho vissuto tanto, una vita intensa piena di incontri e felicità. Ora è arrivato il momento di trasmettere quello che la vita mi ha insegnato, l’amore per la natura, la vocazione alla felicità, la coerenza nei rapporti con gli altri, il credere nei propri principi… e spero di continuare a farlo attraverso la mia scrittura.

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Recensione scritta da

Redazione - Recensione Libro.it

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