La redazione del sito Recensione Libro.it intervista la scrittrice emergente Fulvia Perillo autrice del libro “Volevo un fante di cuori”
Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Volevo un fante di cuori”, cosa diresti?
Il senso del libro è descrivere un mondo femminile con leggerezza, ma anche con realismo e consapevolezza delle difficoltà, a partire dalla condizione della donna, inizialmente del tutto dipendente dalla figura maschile e dalla famiglia di origine, poi sempre più autonoma nel corso del secolo che il libro attraversa.
Da dove nasce l’ispirazione che ti spinto a dare il via a questo romanzo sull’abbandono scritto con ironia e profondità?
Sono una grande osservatrice delle vicende umane, anzi, forse il motivo profondo per cui ho fatto il medico è proprio quello di conoscere i problemi (fisici e psicologici), affrontarli, gestirli, elaborarli. Dispiaceri d’amore compresi.
Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Vorrei che i lettori si identificassero con qualcuno dei protagonisti (perché è vero che c’è Claudia, voce narrante, ma in realtà è un romanzo corale) e che questo li divertisse, ma possibilmente li aiutasse a vivere con un po’ di autoironia che fa sempre bene.
Cosa hai provato durante la scrittura di questo libro?
Mi sono divertita molto a scrivere il libro, spunti da storie reali, ma anche da letture, studi, sogni. I personaggi mi sono comparsi uno dopo l’altro, con le loro parole, i modi di fare, i gusti e le diversità, proprio come nella vita.
C’è qualcosa che Fulvia Perillo avrebbe voluto aggiungere all’opera, quando l’ha letta in seguito alla pubblicazione?
No, questa è una seconda edizione, per cui ho aggiunto ciò che inizialmente mancava.
Se dovessi utilizzare degli aggettivi per definire “Volevo un fante di cuori”, quali useresti?
Scorrevole, musicale, divertente, terapeutico.
Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Leggere il fante di cuori può migliorare l’umore e questo è un ottimo motivo per leggerlo.
Fulvia Perillo ha nuovi progetti? Stai scrivendo? Puoi anticiparci qualcosa?
Scrivo, come sempre, ho cominciato a otto anni e non ho mai smesso. Attualmente sto lavorando a un romanzo, sempre una storia familiare (non vera né autobiografica, ma verosimile) ambientata nelle piccola borghesia di una città di provincia. La protagonista si chiama Rosita. Non dico di più.
Qual è il romanzo che hai letto e ti ha più colpito emotivamente in quest’ultimo anno?
Leggo moltissimo (sono intono ai sessanta libri all’anno). Ultimamente, il libro che più mi ha colpito è di Antonio Manzini, “Gli ultimi giorni di quiete”, l’ho trovato potente, tragico, catartico, oltre che scritto benissimo. Avevo apprezzato l’autore nella serie di Rocco Schiavone, ma qui supera se stesso.
Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Non esiste, ci sono libri che non mi piacciono, ma la percezione della realtà, e quindi anche della letteratura, è soggettiva. Ciascuno deve fare le proprie esperienze, letture comprese.
Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere
La domanda è se mi piacerebbe fare la scrittrice a tempo pieno. Ebbene sì, ma “carmina non dant panem”, non si vive di sola letteratura a meno di non avere un gran talento e che il talento incontri l’occasione. Della prima cosa non sono certa, però.
Leggi anche la biografia della scrittrice Fulvia Perillo.