Intervista scrittrice Giulia Caputo

Intervista autrice Giulia Caputo.
Giulia Caputo
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La redazione del sito Recensione Libro.it intervista la scrittrice Giulia Caputo autrice del libro “Meravigliosa grazia”

Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Meravigliosa grazia”, cosa diresti?

In poche righe è difficile spiegare il senso di questo testo e soprattutto ciò che ho provato scrivendolo. Credo che il senso di ogni cosa, a prescindere, si chiami Amore, un amore con la A maiuscola, universale, totalizzante, che, se vivo e presente, può riportarci in superficie dopo essere sprofondati in un abisso buio e oscuro in seguito alla perdita di qualcuno che abbiamo tanto amato. L’amore provato per chi ci ha lasciati, può farci rinascere, sussurrandoci all’orecchio:
“Hai amato, hai fatto il massimo per lei? Allora puoi davvero dire di aver vissuto”.

Da dove nasce l’ispirazione che ti ha portato a scrivere queste poesie che sono un percorso all’interno della tua vita?

Anche qui, non vorrei rivelarmi ripetitiva, ma ciò che mi ha spinta a scrivere questa raccolta è stata la necessità di ricostruire un’altra vita, una nuova esistenza, in seguito alla perdita, dolorosissima, di mia nonna Grazia. Si tratta di una persona che ho amato moltissimo e che mi ha amata ancora di più, crescendomi in mezzo a difficoltà e peripezie che la vita mi ha posto davanti. Con lei, NULLA era un ostacolo, e se ho vissuto un’infanzia e una adolescenza felice, nonostante tutto, lo devo proprio a Grazia, alla mia “Meravigliosa Grazia”.

Quando ho scoperto della malattia di nonna, sapevo già che, nel giro di pochi mesi, avrei dovuto lasciarla andare, per quanto doloroso fosse il pensiero. Mentre mi preparavo a tale evento, ho deciso di accudirla, di prendermi cura di lei, proponendomi come caregiver personale. Non mi sono sentita sola in questo: la mia famiglia e il personale dell’assistenza domiciliare mi sono stati accanto fino alla fine. Manifesto, però, ancora oggi, una rabbia residua dovuta alla brutalità con cui mia nonna ha lasciato questo mondo. Ed ecco il fulcro di ogni cosa: la sofferenza. Durante i mesi successivi alla sua morte, ho potuto affogare dentro la MIA sofferenza, all’interno delle MIE emozioni, ponendomi una domanda:
“Se non avessi sofferto così profondamente, sarei in grado di amare allo stesso modo?”
La risposta è no.

Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?

Vorrei rivolgermi, in particolare, a chi sta attraversando un momento complesso della sua vita e a chi non sa come ritrovare la sua pace interiore, quella serenità tanto attesa e bramata da chiunque. Posso di certo ammettere che, se non fossi stata attraversata da questo immenso dolore, non avrei imparato ad amare sconfinatamente, e neanche sarei qui a rispondere a questa intervista, perché, di certo, non avrei scritto alcun libro.
Per questo vorrei dare un umile consiglio a lettori, scrittori e a chiunque leggerà questa intervista o si imbatterà nella lettura del mio libro: “tutto ha un senso e ogni cosa che viviamo è speciale”.

Questo è il forte messaggio di speranza che vorrei lasciarvi. Non mi dilungo in frasi fatte o banali, perché chi attualmente sta vivendo un profondo dolore, non può ritrovare questa gioia nell’immediato.
Ognuno necessita del proprio tempo, e tale tempo è da rispettare, perché, nella maggior parte dei casi, sarà proprio quella sofferenza a farci raggiungere a un benessere mai provato prima. Solo così riusciremo a percepire SEMPRE la tacita e dolce presenza di chi abbiamo perso e tanto amato.

C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?

Questa domanda è semplice. Se devo essere sincera, posso dire di no. Ho scritto la raccolta nel giro di poche settimane, e, all’interno, ho inserito tutto ciò che ho vissuto, dal dolore, al ricordo fortissimo della mia vita con nonna, fino alla speranza di una rinascita personale, per ritornare a galla, a respirare, nonostante l’assenza di una radice vitale, per me.

Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “Meravigliosa grazia”, quali useresti?

1. Viscerale;
2. Profonda;
3. Indimenticabile.

Non a caso, sono tre aggettivi che attribuirei a mia nonna, a Grazia, alla vera Meravigliosa Grazia, protagonista assoluta delle mie poesie.

Perché credi si debba leggere il tuo libro?

Non mi ritengo una persona presuntuosa e, in maniera umile, potrei rispondere in questo modo: come detto nelle risposte precedenti, credo sia fondamentale, dopo la perdita di una persona amata o una separazione dolorosa, cercare di incanalarsi in un cammino di analisi e di profonda riflessione interiore, che trasforma la sofferenza in una occasione immensa di rinascita emotiva e spirituale.

Quali sono i tuoi prossimi progetti in fatto di scrittura?

Nel 2018, un po’ per gioco, ho iniziato a scrivere dei racconti brevi. All’inizio non credevo realmente di poterne realizzare un libro, ma ad oggi, tali racconti sono aumentati, non solo di numero ma anche di “consistenza”, arricchendosi di messaggi applicabili ai rapporti relazionali odierni, specie a quelli che si manifestano nella quotidianità, come può avvenire in una coppia, tra un genitore e un figlio, tra chi resta e chi, per cause di forza maggiore o per scelta, abbandona le nostre vite.
Il titolo della raccolta di racconti, che dovrei riuscire a pubblicare a breve, è:
“Ero soltanto dall’altra parte”, e ci spiega quanto poco basterebbe per riuscire a comprendersi di più, per non perdersi e per avere il coraggio di rimanere, ovvero di fare un passo verso l’altro, fino a giungere dall’altra parte, dalla SUA parte, aldilà degli ostacoli che la vita ci pone davanti.
Per quanto riguarda le poesie, sto scrivendo una nuova silloge, che però è ancora lontana dalla pubblicazione e della quale non posso ancora rivelare nulla.

Qual è il libro che hai letto quest’anno che ti ha più colpito e consiglieresti?

Mi sono ritrovata a rileggere dei libri che, tempo fa, non ho avuto modo di assimilare al meglio. Uno di questi è “Non ti muovere“, di Margaret Mazzantini. In questo libro si respira Amore, in tutte le sue forme, accettabili o meno che siano dai lettori. Un amore sconfinato per una donna e per una figlia, che si ritrova in bilico tra la vita e la morte e che SOLO in quei precisi istanti, riesce a “dialogare” con il padre, il quale ha avuto, tempo prima, una relazione extraconiugale per la quale avrebbe lasciato ogni cosa, persino lei, l’albero nato dalla propria terra. L’amore e la sua irrazionalità ci portano a dire o a fare cose che mai avremmo potuto immaginare, e le facciamo, assolutamente, per provare un pizzico di felicità, una felicità di quelle deliranti, rarissima al giorno d’oggi, dove la nostre esistenze seguono il ciclico ritmo ripetitivo della nostra quotidianità.

Adesso è il momento di porti una domanda che nessuno ti ha fatto ma a cui avresti sempre voluto rispondere.

La domanda è: Sei mai stata felice?
La risposta riprende una affermazione della grande Anna Magnani, quando, in merito al concetto di felicità, risponde:

“I tempi felici sono brevi. A sommarne gli attimi in una vita, non fanno una settimana.
Eppure la vita è bella lo stesso.”

Quindi direi di sì, già solo perché ho vissuto, e lo sto facendo intensamente, sì, posso dire di essere stata felice.

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Recensione scritta da

Redazione - Recensione Libro.it

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