Intervista scrittrice Nadia Pedroni Tonti

Intervista a Nadia Pedroni Tonti.
vorrei dirtelo ma sono morta di Nadia Pedroni Tonti
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La redazione del sito Recensione Libro.it intervista la scrittrice Nadia Pedroni Tonti autrice del libro “Vorrei dirtelo ma sono morta”

Dovendo riassumere in poche righe il senso del vostro libro “Vorrei dirtelo ma sono morta”, cosa direste?

Direi che il libro affronta una tematica che riguarda ogni essere umano, cioè il destino. Quando pensiamo al destino, lo immaginiamo come una serie di accadimenti casuali che arrivano, ci sconvolgono, spesso ci sembrano andare contro la nostra serenità, opponendosi alla nostra realizzazione. Attraverso questa storia ho cercato di mostrare come nei momenti difficili abbiamo sempre la possibilità di scegliere fra due strade: quella che ci porterà verso la delusione, la rabbia, la frustrazione, oppure quella che ci farà arrivare all’intima comprensione che ogni accadimento va ben oltre la nostra umana e limitata percezione.

Da dove nasce l’ispirazione che ti ha spinto a scrivere una storia così concreta per i temi trattati ma al tempo stesso piena di mistero?

Nasce dal mio incontro con l’antroposofia di Rudolf Steiner, avvenuto nel 2012. Steiner viene considerato il più grande iniziato del secolo scorso, e la sua antroposofia significa letteralmente “conoscenza dell’uomo”. Grazie alla trascrizione delle sue oltre 6.000 conferenze, ci è stato lasciato un patrimonio immenso, in grado di fornire risposte esaustive a qualsiasi domanda esistenziale possa venire in mente.

L’idea iniziale di questo libro è partita proprio dal desiderio di veicolare una piccolissima parte dei suoi messaggi all’umanità, e mi ha fornito lo spunto per affrontare lo spinoso dilemma del destino e del libero arbitrio.

Cosa vorreste che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?

Questo libro è particolarmente indirizzato ai lettori che vanno oltre la classica domanda “Di cosa parla il libro?”. Questa opera, infatti, dovrebbe essere approcciata chiedendosi: “A cosa mi farà pensare questo libro?”. La mia speranza è di accompagnare i lettori in un’avventura che possa ispirarli, coinvolgerli, farli riflettere, senza la pretesa di insegnare qualcosa. Personalmente, infatti, seguo il motto socratico “So di non sapere”.

Come diceva lo scrittore Giuseppe Pontiggia, il significato ultimo della scrittura è sempre un viaggio alla ricerca di ciò che l’autore stesso non conosceva, perché un buon libro è un libro che ne sa più dell’autore.

Quando ho scritto “Vorrei dirtelo ma sono morta” conoscevo il punto di partenza ma non il punto di arrivo, e non potevo certo prevedere tutti i significati che i lettori sono stati in grado di esprimere fino ad oggi. Significati che vanno oltre ciò che io intendevo fornire, facendo fare anche a me un esaltante viaggio nell’ignoto.

C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?

Ho fatto così tanti cambiamenti al testo – rispetto alle prime bozze – che ora non aggiungerei, né toglierei nulla. C’è solo una frase che mi è venuta in mente dopo aver autorizzato la stampa, e che avrei inserito nei pensieri di Arci. “Possiamo anche sgomberare le macerie dalla nostra vita, ma è molto più difficile smettere di toccarsi le cicatrici”.

Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “Vorrei dirtelo ma sono morta”, quali useresti?

Metafisico, magico, introspettivo.

Perché credi si debba leggere il libro?

Se ti piace osservare la realtà come se fosse un ricamo che ha il suo rovescio, fatto di fili intrecciati e trame da riconnettere, allora questo è il romanzo che parla proprio a te, parla la tua lingua, parla al tuo cuore.

Quali sono i tuoi prossimi progetti in fatto di scrittura?

Considerando la fatica, il tempo e le tante energie spese per approdare al mio romanzo d’esordio, sono indecisa se imbarcarmi in un’altra opera. Tanto dipenderà anche dalla risposta del pubblico. Se “Vorrei dirtelo ma sono morta” non passerà inosservato, potrei considerare l’idea di scrivere un secondo romanzo.

Qual è il romanzo che hai letto quest’anno che ti ha più colpito e consiglieresti?

Quest’anno ho letto solo saggi di attualità: stiamo attraversando un passaggio epocale talmente importante che non ho potuto fare a meno di approfondire temi come la manipolazione di massa, la comunicazione, le dinamiche social e tanto altro.

Adesso è il momento di porti una domanda che nessuno ti ha fatto ma a cui avresti sempre voluto rispondere.

Siccome il libro è uscito da pochi mesi, ancora nessuno mi ha chiesto se intendo proseguire con la storia di Arci e Giada. Il finale del romanzo, infatti, è stato volutamente lasciato aperto all’immaginazione del lettore. Certo, alcuni capitoli si sono chiusi, ma altri contengono i semi per futuri sviluppi. Se mi si chiedesse un secondo capitolo della storia, forse risponderei che sono ancora indecisa se continuare a far vivere gli stessi personaggi oppure se lanciarmi in un racconto completamente diverso, dove affrontare altre tematiche a me care come il Bene e il Male, e il recupero della sacralità della vita.

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Recensione scritta da

Redazione - Recensione Libro.it

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