La redazione del sito Recensione Libro.it intervista la scrittrice Sara Alfieri autrice del libro “L’abito invernale”
1. Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “L’abito invernale”, cosa diresti?
Posso usare l’incipit che ho scritto per la parte intitolata “Spettri del passato”?
Ognuno di noi ha uno spettro, anche se finge di non vederlo.
Esso ci segue da lontano, ci scruta, non ci abbandona.
E’ un amico che resta fedele,
fino alla morte.
2. Da dove nasce l’ispirazione per questo romanzo così denso di avvenimenti e personaggi?
Veramente non lo so. O forse sì. Una volta assistetti a una partita di tennis: una vera farsa tennistica (e premetto che io non so giocare a tennis anche se mi piace molto). La passione che mettevano i quattro pseudo tennisti nel fare il loro gioco era direttamente proporzionale alle risate che provocavano in noi pochi spettatori. E da lì si è sviluppato tutto, come il colore azzurro dell’abito, ottenuto dal Pastel, una pianta tintoria che fece la ricchezza della Francia fino alla seconda metà del ‘500 circa. Poi mentre si scrive, la storia ti prende per mano e ti insegna la via da percorrere.
3. Ti rivedi in uno dei protagonisti? Quanto c’è di Sara Alfieri in questo libro?
Ben poco, se non il rimpianto di aver abbandonato l’idea di continuare a scrivere.
4. Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Forse quello che vorrei che fosse lasciato in me. Fare tesoro della nostra memoria, di quello che siamo diventati anche attraverso gli sbagli e accettarsi per quello che si è. Quest’ultima credo sia la cosa più difficile.
5. C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al romanzo, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?
Veramente ci mancano una sessantina di pagine che purtroppo a suo tempo, non ho potuto curare (si tratta di un’altra storia all’interno) e questo è stato ed è ancora un dispiacere.
6. Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “L’abito invernale”, quali useresti?
Originale, affascinante, commovente. (Sto peccando di presunzione, ne sono consapevole, ma non me ne pento).
7. Cosa hai pensato e provato quando hai messo il punto a questa storia?
Basta, non ho più niente da dire (e meno male!). No, veramente, ci si sente un po’ soli, dopo. Qualcosa è andato via. Ma allo stesso tempo si è molto soddisfatti.
8. Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Per evadere ed essere catapultati in un viaggio nel tempo; per restare a guardare come uno spettatore che guarda un film, la vita dei personaggi che lo animano. E per sognare un po’.
9. Mentre scrivevi questo romanzo hai pensato che la storia si rivolgesse a un pubblico in particolare?
A volte mi accadeva di pensarci. E sì, in effetti, le saghe non a tutti piacciono. Poi qui si parla di sentimenti: odio, amore, vendetta, ecc… e quindi a molti può anche non interessare. Ma io credo che il romanzo vero alla fine debba contenere tutti questi ingredienti per condurre il lettore nel mondo dei personaggi e renderlo partecipe delle loro avventure. Naturalmente, altri romanzi che non hanno questa struttura, ma raccontano per esempio una storia attraverso eventi o dettagli, possono essere più pregevoli, ma a mio parere, non così avvincenti.
10. Sara Alfieri ha nuovi progetti? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?
Sto scrivendo dei racconti perché purtroppo in questi mesi, non mi rimane molto tempo. Anche se il racconto è per me più difficile del romanzo, perché deve dire qualcosa in poche pagine e non deve essere fine a se stesso. Me ne mancano cinque per terminare la raccolta. Allo stesso tempo, mi sto documentando per un romanzo a sfondo storico che ho da sempre avuto in mente, almeno per l’idea iniziale, e ogni tanto si sviluppa se mi metto a pensarlo, ma non voglio iniziarlo fintanto che non finisco l’altro lavoro. Quello è un romanzo che vorrei tanto scrivere. Chissà se ci riuscirò.
11. Qual è il romanzo che hai letto e ti ha più colpito emotivamente in quest’ultimo anno?
Veramente non è un romanzo ma sono racconti: I racconti dell’orrore di Ambrose Bierce. Non conoscevo questo autore, meno onirico di Poe, ma altrettanto inimitabile. Ammiro la bravura con cui descrive le paure e le ossessioni della gente, con sempre un pizzico del suo famoso cinismo, che alla fine fa risaltare l’umanità che resta in fondo al suo pensiero. Scritti in modo magistrale, originali e molto moderni nella concezione, tenendo conto che l’autore è vissuto fino al 1914. Li ho gustati dal primo all’ultimo.
12. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Non mi sento di dare giudizi così categorici perché ho rispetto di chi scrive. Anche i libri per così dire “più commerciali” a volte possono divertire o dare qualcosa. Se però, per contro, ci fosse anche il rispetto di chi legge nello scrittore stesso, non avrei mai potuto scorrere qualche pagina di un certo libro (se si può definire tale) che ho subito abbandonato per lo squallore (e in termini di forma letteraria e di contenuto) che mi ha trasmesso (e non perché era l’intento dell’autore; il quale autore non ne avrebbe mai la capacità intellettuale), nonostante il grosso successo di pubblico ottenuto. Certe volte il libro di uno sconosciuto è molto più bello di un altro, scritto da un personaggio famoso e super pubblicizzato. Peccato.
13. Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Hai detto bene, nessuno mai me lo chiederà, (come diceva uno dei miei personaggi). Perché scrivi? Per me stessa.