1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.
Io racconto storie, più che altro le invento, ma raccontare qualcosa su di sé resta sempre la narrazione più difficile. Diciamo che sono un ragazzo molto ambizioso, sempre alla ricerca di nuove idee e nuovi stimoli per stupire. Tutto questo lo unisco alla passione per la scrittura, cercando di scrivere romanzi visionari e poco affini con la realtà, così che possano, in qualche modo, lasciar sognare colui che legge.
2. Dovendo riassumere in poche righe il senso del libro “L’alba di un giorno sconosciuto” cosa diresti?
L’alba di un giorno sconosciuto racconta il marcio che si cela dentro l’uomo, incapace di sfruttare positivamente un dono che potrebbe, invece, migliorare davvero il mondo intero.
3. Nel libro racconti di come un dono possa trasformarsi in qualcosa di pericoloso. Il dolore è stato eliminato, nessuno può morire, eppure l’uomo trova il modo per far diventare negativo ciò che ha dell’incredibile. Per quanto surreale, questa storia ha qualcosa di vero. Pensi che l’uomo con il suo comportamento sia responsabile dei problemi della comunità?
Sicuramente in una buona parte sì. Noi siamo gli unici esseri viventi in grado di pensare e ragionare, e ogni azione da noi commessa implica una conseguenza. Purtroppo tendiamo molto poco a vedere ciò che potrebbe accadere a seguito di quella nostra azione, abbiamo il concetto di “conseguenza” un po’ troppo astratto, così ci limitiamo a FARE oggi e a non PENSARE domani. Non che sia sbagliata questa filosofia, per carità, ma poi che non ci si lamenti di tante cose che sarebbero potute andare diversamente se qualcuno avesse semplicemente avuto lo scrupolo di porsi qualche domanda prima di procedere.
4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il libro? Quale significato non del tutto esplicito vorresti potesse cogliere?
Vorrei si capisse che l’uomo, come ogni altro essere vivente, è in possesso della più grande ricchezza mai esistita: la Vita. Non si dovrebbe giocare con la Vita, né con tutto ciò che ne concerne. Divertirsi, ok, ma non esagerare.
5. I due fratelli protagonisti della storia reagiranno in modo completamente differente all’apocalisse che si sta creando intorno. Se fossi tu protagonista della storia che hai narrato come ti comporteresti?
Beh, probabilmente mi divertirei all’impazzata per un po’. Il fatto di poter non provare più dolore penso sia una questione alquanto lontana e improbabile dalla nostra vita, perciò se mai dovesse presentarsi, la sfrutterei al 100%. Poi, certamente, tornerei con la testa sulle spalle, senza esagerare e rischiare di finire accecato dal caos e dalla follia.
6. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Non ce n’è uno in particolare. Sono cresciuto con Stephen King, con i suoi libri, con le sue storie visionarie. Posso dire che è stato il suo completo arsenale a rivoluzionare la mia vita. Ciò che mi ha condotto alla scrittura, invece, è quel bagliore di passione che ardeva dentro di me già da quando ero piccolo. Non ho iniziato a scrivere perché mi è piaciuto un romanzo in particolare, né tantomeno per emulare qualche grande della scrittura, come appunto King o chi per lui, ma perché ho sempre desiderato farlo, e mi è sempre piaciuto inventare storie che non possono presentarsi nella vita reale, o almeno spero.
7. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Il libro di matematica.
8. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Forse mi chiederei se fosse possibile cambiare il mondo con la scrittura. E la risposta sarebbe NO. Il mondo va come deve andare, con o senza libri, con o senza storie. Diciamo che le storie aiutano giusto ad alleviare il dolore.