1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.
Sono nata a Cagliari, dove vivo e lavoro. Sono Master Reiki Usui. Pratico Reiki karmico e armonizzazione energetica secondo i metodi sciamanici degli Indiani d’America. Nelle mie sedute di Reiki utilizzo all’occorrenza piante medicinali e cristalli, ispirandomi al Reiki Andino. Pratico Qi Gong cinese. Sono appassionata di viaggi, intesi come scoperta e arricchimento personale. Per questo mi definisco viaggiatrice e non turista. Amo leggere, il giardinaggio, la cucina etnica e gli animali. Amo ascoltare musica orientale, con particolare preferenza per la musica tradizionale cinese, quella indiana e per i Sutra tibetani. Sono stata più volte pellegrina in Spagna, sulle vie del Cammino di Santiago, al quale mi lega un forte e irresistibile richiamo. La Porta celeste è la mia prima prova narrativa.
2. Dovendo riassumere in poche righe il senso del libro “La porta celeste” cosa diresti?
Ho scritto il libro pensando che sarebbe potuto essere d’aiuto e di sostegno a quanti vivevano una situazione di disagio o di malattia. Sono convinta che possa aiutare, nella comprensione e nella condivisione, tante persone colpite da malattia e tante altre persone che a queste si rapportano. Ho soprattutto voluto dare voce a chi, davanti a simili situazioni perde anche la capacità di esprimere a parole ciò che si prova, che si vive, che si sente. E spero che possa utile, affinché ci si possa sentire meno soli.
3. Nel tuo libro si parla di malattia, dolore, ma anche rinascita. Racconti di un percorso che parte da dentro e che conduce a una vita migliore. Quanto è stato difficile condividere il tuo “viaggio” con i lettori cercando di trasmettergli tutte le sensazioni e gli stati d’animo che hai vissuto?
E’ stato molto difficile e doloroso dover rivivere le situazioni, le circostanze e ripensare alle persone incontrate nel bene e nel male. Necessario, perché volevo che le parole rendessero al meglio quello che si agitava dentro di me, quello che provavo, quello che pensavo. Doversi calare nello stato d’animo provato in ogni singola situazione o giornata ha significato ripercorrere tutto quanto vissuto in quel periodo e ricordare “dal vivo” tutto quanto ho subìto, sofferto e affrontato.
4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il libro? Quale significato non del tutto esplicito vorresti potesse cogliere?
Mi piacerebbe che il lettore riuscisse a cogliere il messaggio che nella consapevolezza della vera origine di qualsiasi malattia, cioè il disordine energetico, questo libro aiuta a ritrovare un equilibrio interiore e testimonia che la volontà di farcela unita alla determinazione possono ribaltare una situazione di disagio che si vive. La convinzione e la certezza interiore di essere in grado di vincere una grave malattia, rendendosi responsabili del proprio e unico percorso di guarigione, che si legge nelle pagine del libro, aiutano a ritrovare consapevolezza e fiducia in se stessi, ponendo le basi per l’unica e vera guarigione, cioè recuperare se stessi, la vera essenza di ogni essere umano, quella parte interiore che è stata sicuramente offesa e danneggiata.
Ancora, vorrei si capisse che la malattia può essere solo un segnale che viene a comunicarci uno squilibrio che ci riguarda profondamente e che solo ascoltando e chiarendo le motivazioni interiori che ci hanno portato alla malattia si inizia il vero percorso di guarigione. In questo caso la malattia può diventare un alleato, non combattendola ma accogliendola, come qualcosa di noi che sta chiedendo aiuto, quella parte di noi che, ferita, ha prodotto lo scompenso energetico che ha portato alla malattia.
5. Nel libro racconti la tua storia, dal momento in cui ti hanno diagnosticato il cancro fino a quando, attraverso la tua forte volontà, un metodo alternativo alla classica medicina e un percorso spirituale, sei riuscita a guarire. Che valore ha avuto raccontare tutto questo per te? E quanto credi sia importante la tua storia per chi si trova a vivere la tua stessa situazione?
Quando ho avuto l’idea di scrivere il libro e condividere la mia storia personale, avevo già superato anche il solo pensiero di aver avuto un cancro e questo pensiero non faceva più parte delle mie giornate. Personalmente, oltre ad avermi fatto rivivere la storia, non ha aggiunto niente di più alle mie giornate. Ho scritto con molta obiettività, raccontando i fatti come se si parlasse di una persona estranea; d’altra parte, invece, ho ripercorso ogni singola giornata di quel periodo, senza tuttavia che questo influisse su di me, sul mio umore, sulle attività quotidiane. L’empatia con la persona di cui stavo raccontando la storia, durava lo spazio che dedicavo alla scrittura. Il valore che io riconosco al libro è solo estrinseco, per quello che può essere l’aiuto e il sostegno per quanti lo leggeranno. Appunto per questo può essere importante per quanti vivono la stessa situazione di malattia che io ho vissuto. Può essere utile trovare uno spunto, un motivo di riflessione, valutare una visione diversa della malattia in generale e considerarla da altri punti di vista.
6. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Non un romanzo ma un viaggio. Dopo un viaggio negli USA, precisamente nello stato della Louisiana, nel gennaio del 2012. Due amici e io andammo a trovare un detenuto innocente, condannato a morte, David Mathis, in attesa di esecuzione capitale. Quel viaggio fu sicuramente interessante ma faticoso dal punto di vista fisico ed emotivo, in quanto per i miei due amici, che conoscevano David di persona, rappresentava probabilmente l’ultima occasione in cui lo avrebbero potuto vedere. Per quel che mi riguarda, volevo avesse il ricordo di una persona che si era comunque interessata a lui e ci tenevo a dimostrare che le persone non sono tutte indifferenti e disinteressate ma possono anche solo regalarti un sorriso, affinché tutto sia meno buio.
Siamo andati a ringraziare la vita, nonostante tutto. E io quella vita, la voglia di vivere e la gioia di vivere l’ho voluta testimoniare in un libro. Anche io sono stata graziata in qualche modo, sono ancora viva e di questo ringrazio il mio istinto e il mio intuito che mi ha spinto a non voler seguire le terapie ufficiali. Ma a parte questo, andare in America per fare questa esperienza così particolare era stato possibile perché, nonostante fossi una paziente oncologica, io stavo benissimo e in ottima salute. Al rientro ho realizzato che la vita mi aveva regalato ancora una grande opportunità, che probabilmente non avrei potuto cogliere se fossi stata indebolita o sofferente a causa delle terapie che non ho scelto di fare. Il mio libro è quindi celebrare la vita.
Quell’esperienza mi ha dato l’input per raccontare di me e condividere con altri, altri che dovessero avere bisogno, anche di sentirsi meno soli ad affrontare situazioni pesanti o di disagio fisico o psicologico; la stessa solitudine che volevo alleviare a David, anche dopo la nostra partenza. Questo libro nasce proprio da quell’esperienza che mi ha arricchito tanto sul piano emotivo. Così ho deciso di raccontare quella che era stata la mia esperienza, questa tappa difficile del mio cammino e portare agli altri la mia testimonianza. Era tutto già chiaro nella mia mente e mi sono accorta che il libro aspettava solo di essere scritto. Nel corso dello stesso anno David è stato riconosciuto innocente e la condanna è stata invalidata.
7. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Quello che dagli scaffali della libreria non ci chiama a sé… Quello che, preso in mano, non ci comunica nessuna sensazione. Se non ci trasmette una sensazione non è per noi, o non è il momento adatto…
8. Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
In questi mesi, negli incontri con i lettori o durante le presentazioni non ho mai preparato un discorso, una scaletta o una serie di domande da farmi fare, da proporre al relatore o a qualcuno del pubblico. Ho scritto il libro con sincerità e obiettività e sono sempre stata aperta e disponibile a qualsiasi domanda mi venisse fatta o curiosità da soddisfare mi venisse richiesta. Non mi aspettavo nessuna domanda in particolare perché avrei comunque risposto con sincerità e con il cuore, come al solito.
Se qualcuno mi avesse chiesto quanto e se sono stata sincera nel raccontare la mia storia avresti risposto di sì. Sono stata sincera e ho raccontato come si sono svolte le situazioni realmente accadute anche se, confesso di aver preferito non raccontare qualche scontro particolarmente duro o qualche circostanza particolarmente dolorosa, omettendo quegli episodi che hanno reso il mio cammino ancora più duro, difficile e sofferto di quanto non sia stato raccontato.