1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.
E’ sempre arduo ipotizzare cosa possa interessare agli altri di te. Diciamo che nella vita di tutti i giorni sono un giornalista del Resto del Carlino e ciò mi assorbe la maggior parte del tempo. Per questo il mio scrivere nasce da momenti imprevedibili e mai pianificati a tavolino. Prendo spunto da idee improvvise e sensazioni che provo durante la giornata. Lavorando molte ore è inevitabile che la mente a volte si prenda delle pause e corra verso mondi sconosciuti: è in quei momenti che le mie storie prendono vita in una sorta di stato embrionale e le trascrivo in un quadernino che porto dietro sempre con me. Al contempo amo tantissimo il grande schermo e molto di ciò che scrivo ha un taglio cinematografico e a forte impatto visivo.
2. Dovendo riassumere in poche righe il senso delle storie contenute nel libro “Immaginifiche esistenze e sinistri spettri” cosa diresti?
L’ebook è una carrellata di 13 mini racconti che definisco “tredici attimi senza ritorno”. Il motivo è semplice: sono storie veloci che si leggono tutte d’un fiato e che non ti costringono a mettere il famoso segnalibro, in quanto bastano pochi minuti per fare un viaggio in situazioni completamente diverse tra di loro, sia per quanto riguarda i personaggi che le ambientazioni. Cosi può capitare che un uomo tenti di cancellare le tracce del suo crimine atroce sotto gli occhi vigili di un corvo e due bambini scoprano il mondo solo ad occhi chiusi. Che la vendetta si manifesti tra le luci sonnolente di un motel americano e un cadavere precipiti giù dal cielo incastrando un innocente. Storie così, flash improvvisi ma intensi…
3. Il tuo libro è composto da tredici brevissimi racconti horror, perché hai scelto di dare questa forma alla tua opera invece di concentrarti sulla scrittura di un romanzo sviluppando una storia in particolare?
Erano storie che avevo scritto negli ultimi anni e che desideravo far leggere per dargli una loro dimensione. A primavera uscirà un vero e proprio romanzo cartaceo (‘Dio è nella pioggia’, edizioni Sensoinverso) e mi piaceva l’idea di dare alla luce un progetto interlocutorio che fosse comunque un’opera a sé stante. L’idea del racconto è qualcosa che mi ha sempre stuzzicato perché ti costringe a concentrare in poche righe una storia a suo modo completa: è una bella sfida e mi appassiona da matti.
4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il tuo libro? C’è un messaggio specifico che vorresti si cogliesse durante la lettura?
In realtà non ci sono messaggi nascosti. La mia intenzione è fare spaventare ed emozionare il lettore in poche righe e spero di esserci in qualche modo riuscito.
5. Qual è lo scopo del tuo libro: far riflettere il lettore oppure creare pathos e insinuare dentro di lui un po’ di paura?
‘Immaginifiche esistenze e sinistri spettri’ non è nato con l’idea di scatenare riflessioni particolari. Il mio obiettivo era immaginare alcuni personaggi e metterli davanti a situazioni terribili e impossibili. Mi sono divertito un mondo a creare questo contesto che trova compimento in un unico filo conduttore: l’imprevedibilità che travalica la normalità cosi come noi la conosciamo.
6. Da dove nasce la passione per il genere horror e quando è stata la prima volta che hai capito che era la tua strada letteraria?
La passione per l’horror nasce quando a otto anni lessi ‘Cujo’ di Stephen King. Fu la prima volta che mi sentii realmente spaventato da una storia che affondava le sue radici nella normalità e nella pazzia che scatena improvvisamente la furia di un cane. Da allora sono diventato un fan di King e le sue opere mi hanno inevitabilmente influenzato nella creazione delle mie storie. Poi crescendo i miei gusti si sono diversificati e ora leggo qualsiasi romanzo che, almeno nelle apparenze, prometta una buona dose di emozioni ed evasione. Leggere poi mi permette di imparare, affinare la mia scrittura e trovare nuove influenze per i miei progetti futuri.
7. Quali sono i tuoi progetti futuri? Stai scrivendo un altro libro?
Come anticipavo prima è già pronto un altro romanzo dal titolo ‘Dio è nella pioggia’. Si tratta, in questo caso, di una storia unica ambientata a New York. Protagonista è un bambino rimasto prigioniero per quasi dieci anni in una cantina. Non è chiaro il motivo del rapimento e il lettore lo scoprirà pagina dopo pagina come in una sorta di puzzle da comporre. E come per ‘Immaginifiche esistenze…’ e il relativo booktrailer disponibile su Youtube, ‘Dio è nella pioggia’ sarà fonte d’ispirazione anche per un cortometraggio in fase di progettazione, un mini-film che vivrà a prescindere dalla mia opera.
8. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Sinceramente non ho la presunzione di dare un consiglio di questo genere. Chiunque ha una storia da raccontare è meritevole di rispetto: certo, quel determinato libro può essere amato o detestato ma è comunque frutto di un intenso lavoro basato sulla propria creatività e sulle proprie emozioni.
9. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Va bene. Una domanda che piacerebbe pormi è: ti sei mai identificato in uno dei tuoi personaggi? E la risposta sarebbe semplice: in ogni mia storia c’è un po’ di me. E’ come immaginare in anticipo un sogno o un incubo e avere la possibilità di catapultartici dentro e vedere che succede. Cosa avresti fatto? Come avresti reagito? Ecco, le mie storie nascono quasi sempre così…