Di cosa parla “Io, prigioniero in Russia” di Vincenzo Di Michele
“Io, prigioniero in Russia” è l’autobiografia di Alfonso Di Michele, padre dell’autore Vincenzo, in cui si raccontano i terribili giorni della prigionia in Russia durante la seconda guerra mondiale.
Il racconto storico è stato scritto da Alfonso Di Michele prima della sua dipartita e pubblicato successivamente dal figlio Vincenzo, che lo ha arricchito e integrato con un’intervista al compagno di prigionia Dante.
Il libro “Io, prigioniero in Russia” si apre sulla voce di Vincenzo Di Michele che, partendo da uno scambio di battute con suo padre, racconta perché decise di pubblicare le sue memorie. Nelle prime pagine del libro, inoltre, Vincenzo Di Michele racconta il suo dialogo con Dante Muzi, compagno di prigionia del padre.
Il diario di Alfonso Di Michele racconta della sua infanzia in un paesino dell’Abruzzo e le sue parole restituiscono un genuino affresco dell’Italia a cavallo tra le due guerre, dei rapporti familiari e della società del tempo.
Il racconto della chiamata alle armi e della prigionia, se pur descritta con eleganza e sobrietà, colpisce il lettore nel profondo. Alfonso Di Michele apre la sua mente, fissa su carta pensieri dolorosi che hanno richiesto diversi decenni prima di venir fuori.
I dati storici contenuti nell’opera sono raccapriccianti: delle persone che hanno avuto la sciagura di vivere nei campi di prigionia russi, soltanto il 10% è ritornato a casa. Nel lager di Tambov, dove Alfonso Di Michele ha trascorso i primi cinque mesi della sua prigionia, morirono circa diecimila italiani.
Di Michele racconta una storia agghiacciante, ma la prosa lineare e la dignità che traspare dalle parole scelte dall’autore spingono il lettore ad andare avanti. “Io, prigioniero in Russia”, infatti, si legge con una certa avidità, è ben scritto e la ricostruzione storica permette di conoscere i fatti nei dettagli.
La dignità, il calore e l’onesta con cui Alfonso Di Michele imprime la sua storia nelle pagine di questo libro abbracciano il lettore, infondendo in lui la voglia di arrivare all’ultima pagina anche per tributare un piccolo segno di rispetto all’autore.
“Io, prigioniero in Russia” è un diario ad argomentazione storica toccante, vero e caloroso. La testimonianza di un reduce della seconda guerra mondiale raccolta dal figlio e concessa agli occhi delle nuove generazioni.