Di cosa parla “L’arte di essere fragili” di Alessandro D’Avenia
Faccio parte di quell’esiguo numero di lettori che non ha amato in maniera spassionata “L’arte di essere fragili” (Mondadori, 2017) di Alessandro D’Avenia.
E dire che gli altri romanzi del caro professore mi sono piaciuti a tal punto da voler leggere tutto quello che fino a ora è uscito dalla sua penna di scrittore.
Ho approcciato a “L’arte di essere fragili” con smania, cercando significati che andassero ben oltre il semplice piacere. Ho sfogliato le sue pagine avendone cura di cogliere appieno il senso di un libro saggio, innovativo, ma che spesso ha svilito il mio interesse.
Trama libro di Alessandro D’Avenia
Una lettera dal futuro a Leopardi, poeta che ho adorato in adolescenza e rincorso nell’età adulta per sentire quali nuove emozioni lui potesse ispirare.
Eppure D’avenia in questa sua opera arguta e un po’ folle non mi ha stimolato come mi sembrava preannunciato dal titolo.
Quell’interesse suscitato da una bella idea, si è perso in ripetizioni e qualche frase saccente da parte di un professore che sembra aver capito tutti di studenti e adolescenti.
Paragonando passato e presente, per cogliere le differenze, rendendo moderne le poesie di Leopardi, cercando di penetrare nell’animo umano e di carpire i segreti dell’adolescenza, Alessandro D’Avenia racconta di vita, di debolezze, di mancanze e rimedi.
Lo scrittore parte da una domanda molto semplice ma dalla risposta ardua: è possibile trovare una felicità che sia eterna su questa Terra?
Non è solamente questa la questione da cui lo scrittore parte, sono vari gli interrogativi cui cerca di dare risposte esaudenti, come per esempio: si può godere della bellezza e della fragilità a tal punto da essere ricchi interiormente?
Dal suo punto di vista sembra che siano proprio l’incertezza e la fragilità d’animo le chiavi per accedere a una felicità che sia duratura.
Seconda parte
Il professore, più che lo scrittore D’Avenia, fa tesoro del rapporto speciale che ha con i suoi alunni per cercare la soluzione allo smarrimento, all’ineluttabile, all’incomprensione che vivono molti giovani.
“Caro Giacomo, tu mi hai mostrato l’essenza dell’adolescenza, raccontandomi la tua. Mi hai fatto conoscere il coraggio che ci vuole per acconsentire al fatto di essere nati, per accordare consenso all’assoluto involontario di essere qui, soprattutto quando se ne vive la fragilità. Il coraggio di avere un destino e farsene carico, cioè cogliere se e per cosa valga la pena vivere. Mi hai spiegato che questo consenso non si accorda in un istante, come per il rapimento, ma richiede la pazienza delle stagioni: è arte che si impara in una vita intera.”
In questo scambio epistolare unidirezionale con Leopardi, suo grande ispiratore, l’autore pare capire quale sia il metodo che può condurre alla felicità. E il suo ruolo di professore, ma in particolare il suo amore per il mestiere che svolge, lo induce a condividere questa magnifica esperienza con gli studenti e i lettori.
Commento a “L’arte di essere fragili”
Avendo già portato a galla gli aspetti che non mi hanno fatto appassionare a questo libro, vorrei ora dare risalto al buono che c’è. Prima di tutto ho trovato che molte frasi siano rilevanti e rivelanti. Tante sottolineature di quelle che diventano per me buone citazioni trovano conferma in quel che dico.
Ho apprezzato poi il confronto che D’Avenia ha con i suoi studenti: un dialogo molto più interessante di quello che intrattiene con Leopardi. Nelle domande che i giovani gli rivolgono, nelle riflessioni che le loro parole scaturiscono nel professore, si legge l’amore e la dedizione di quest’uomo che sa cogliere il meglio che esiste in questi ragazzi.
Il libro è un ottimo punto di partenza per tutti i giovani che si sentono disorientati e hanno bisogno di riferimenti. Leggendo “L’arte di essere fragile” gli adolescenti si sentiranno meno soli lungo il cammino. Capiranno di non essere gli unici a vivere momenti complicati e non avranno paura nel mostrare la loro fragilità, comprendendo che proprio questa può essere la loro forza.
Conclusioni finali
Per quanto io abbia trovato molte espressioni troppo articolate e poco scorrevoli, ho letto scambi interessanti tra il professore e gli studenti, tra il professore e il se stesso uomo.
Quello di Alessandro D’Avenia è un invito, rivolto a tutti, di cercare la propria strada felice, di trovare la propria ragione di vita. Che sia racchiusa nella poesia come per Leopardi, in un legame come per molti adulti, in una passione come per tanti ragazzi, l’importante è sentirsi vivi e cogliere il bello che c’è nella quotidianità e in se stessi.
“Troppo concentrati sui risultati anziché sulle persone, trascuriamo di prenderci cura di noi stessi come essere viventi, cioè chiamati a essere di giorno in giorno più vivi, capaci di un destino inedito, e ci accontentiamo di attraversare stancamente la ripetizione di giorni senza gioia. Io credo accada perché spesso alla vita preferiamo il suo rivestimento, come se chi ha ricevuto un regalo si accontentasse del pacchetto per paura di rimanere deluso.”
Tirando le somme credo che questo sia un libro ispirato, che può essere un ottimo balsamo per tamponare le piccole ferite di molti adolescenti. Per questo consiglio la lettura de L’arte di essere fragili a chi cerca ancora la sua strada, a chi l’ha smarrita, a chi vuole voltare pagina e a chi ama Leopardi.
Lo inserisco tra i libri consigliati perché nonostante non mi abbia convinto, mi ha portato a tante riflessioni e a guardare me stessa adolescente da un altro punto di vista, osservando come sono i giovani di adesso.
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