Trama, recensione e commento libro L’origine del male di Alessandro Pugi
L’origine del male di Alessandro Pugi è un thriller forte ma al contempo è un romanzo testimonianza e denuncia della violenza sessuale sulle donne e come questa sia diventata un vero allarme sociale.
Trama libro L’origine del male di Alessandro Pugi
Antonio Romani è uno psichiatra coscienzioso. Nella sua lunga carriera ha incontrato persone devastate dal dolore e da eventi che hanno segnato profondamente la loro vita.
20 ottobre del 2000 all’isola di Sant’Andrea (Isola d’Elba), nella meravigliosa tenuta di famiglia, Stefania una mattina passeggiando fa una terribile scoperta.
Ventisei anni dopo Elena Banti come quasi ogni notte si sveglia di soprassalto con l’umiliazione di sentirsi sporca, la vergogna del proprio corpo, l’angoscia di non doversi trovare mai da sola e la consapevolezza della fine.
Sa che le vittime di violenza provano queste stesse paure, hanno gli stessi incubi per tutta la vita. Per questo ha deciso di diventare un magistrato che aiuta le donne vittime di femminicidio.
È passato molto tempo, ormai, da quando Elena si è costruita una vita lontana da quell’isola della Toscana che l’ha segnata e dalla quale è fuggita tanti anni prima. Ma qualcuno la costringerà a tornare. Qualcuno che minaccia la stabilità centenaria di quell’isola immersa nel verde. Qualcuno che uccide senza pietà e che conosce un segreto innominabile ed è pronto a usarlo contro di lei, pur di assaporare nuovamente il piacere della sfida e la violenza feroce della vendetta.
Commento libro L’origine del male di Alessandro Pugi
L’autore toscano tratta, nei suoi romanzi, temi scottanti e pregnanti della società di oggi. Temi che fanno discutere, che a volte ci toccano da vicino, come l’emarginazione, la disabilità.
Nel romanzo L’origine del male ci descrive l’omicidio doloso o preterintenzionale in cui una donna è uccisa per motivi basati sul genere.
Il femminicidio in questo romanzo è trattato in punta di piedi, con delicatezza, ma con determinazione. Stefania, Teresa, Elena, Maria e tutte le vittime martoriate, violentate, bruciate, seviziate dai padri, fidanzati, dai mariti o compagni della loro vita, diventano simbolo di tutte le donne che dovrebbero avere sempre il coraggio di denunciare.
E il mostro-carnefice che Elena individua e che lo Stato deve mantenere all’interno di un carcere per rieducarlo, che quando torna in libertà magari cerca la sua vittima, viva per miracolo, per tormentarla ancora e ucciderla è la rappresentazione di tutti quegli uomini malvagi, malati, che provano piacere a possedere, violentare e uccidere delle donne.
Nel finale del suo intenso romanzo, l’autore ci fa riflettere sulla mente umana malata. Nell’epilogo ci parla di Maria Calelli che uccidendo il suo aguzzino ha salvato se stessa e la figlia.
A lei e a donne come lei l’autore dedica questo romanzo che abbiamo molto apprezzato.
Davanti a un femminicidio non basta indignarsi, serve uno Stato forte, la certezza della pena, il preventivo intervento con misure cautelari efficaci, meno retorica, convegni e inutili fiocchi rossi appuntate su giacche e vestiti.
Recensione libro Milena Privitera
alessandro in questo libro ci conduce in una realtà spesso coperta dalla paura e dal dolore una omertà difficile da scavalcare. un thriller dove il finale ti lascia spiazzati, dove capisci che la vita ha una sua logica, né buona né cattiva ma spesse inspiegabile ai nostri occhi.