“La follia di Aiace” di Alberto Kofi: la poesia di chi sa vivere a fondo
“La follia di Aiace” di Alberto Kofi è una raccolta di poesie avvolgente. Il libro è stato pubblicato da Europa Edizioni nel 2021. La raccolta è intrigante per la struttura, per i protagonisti e per il modo in cui lo scrittore affronta tematiche e idee.
È sempre bello immergersi nelle parole di uno scrittore che riesce ad andare dalla superficie al fondo. In questo modo si riesce a cogliere non solo un’emozione personale, una riflessione che viene da un ragionamento privato, ma si possono fare proprie quella sensazione e quel pensiero.
Sembra che Alberto Kofi usi se stesso e la propria anima come sorta di filtro tra il dentro e il fuori. Per poi rimandare tutto a chi è capace di ascoltare e cogliere, di non fermarsi all’apparenza, ma sa andare oltre il suono, la musicalità e le parole.
È così che il tormento viene seguito dalla bellezza di uno sguardo che si posa su qualcosa che ha in sé la magia…
“Ci rincontreremo
Nella magnifica notte
Alla luce ombrosa
Di questa, onnipresente luna
Che ci sfama il magro cuore
Con le sue mani affusolate
Vivendo questa pena
Una pena solitaria
Una pace atroce.”
Commento libro
Dolore, fragilità, pathos, pena, rivalsa, luce, penombra e buio… sentimenti contrastanti che si susseguono, si pongono spesso l’uno sull’altro.
Nelle liriche contenute nel libro “La follia di Aiace” si coglie il ruolo predominante dei temi sociali, di argomenti importanti che riguardano la solitudine, gli ultimi, gli inascoltati. Quindi non solo ciò che è dentro la propria anima ma anche ciò che è all’esterno.
Il poeta nel viaggio che ci invita a fare al suo fianco, usa un linguaggio a tratti aulico, altri alla portata di tutti, in alcuni casi utilizza il dialetto. È come se desiderasse confrontarsi con tutti, arrivare alla comprensione di qualsiasi persona voglia farsi coinvolgere dalle sue poesie.
La scelta è interessante, pone tutti i lettori sullo stesso livello e alla fine ognuno può trarre le sensazioni e le idee che più è riuscito a cogliere, da cui è stato più stimolato.
Concludo con le parole di Alberto Kofi:
“Possano le labbra parlare
Ed il cuore rompere la cassa nella quale risiede
Le mani legate per non slegarsi,
le rose brillare per non appassire
come i licheni
restiamo condannati,
nei boschi
corpi contro le pupille
occhi contro muri
e beata la luce tenue delle stelle
che mai ci negherà
il privilegio di rendere d’argento i nostri baci.”