Di cosa parla “Le ragazze venute da Yangdok” di Giorgio Vittoria
Il romanzo di Giorgio Vittoria intitolato “Le ragazze venute da Yangdok” non lascia spazio alla noia, poiché sin dalle prime pagine si resta sconvolti da ciò che sta accadendo in vari punti della terra.
Protagoniste di questa storia sono tre ragazze mandate in tre zone degli Stati Uniti, controllate a vista dalle spie, per far sì che tutto vada per il meglio. Le tre ragazze hanno un’arma segreta, creata in un laboratorio di Yangdok: scorpioni dai particolari poteri.
Da subito si viene proiettati nella storia. Dopo poche pagine del libro “Le ragazze venute da Yangdok” avviene un incidente ferroviario a Los Angeles e poi un incidente aereo di un Boeing partito da Washington e precipitato in Texas. Potrebbe essere un altro 11 settembre? Questo si domandano le persone.
Nel frattempo Fred Biersten, il sergente della polizia di Chicago, sta indagando sull’apparente suicidio di un impiegato di un’azienda che realizza armi chimiche-batteriologiche. L’uomo, il giorno prima del decesso ha avuto un rapporto con una ragazza orientale.
Dopo poco muore in circostanze alquanto misteriose una delle ragazze che si trovava a Washington. Lo stesso avviene per la ragazza di Los Angeles. Cosa sta accadendo veramente? Perché sembra tutto diverso da come appare?
Questi sono solo alcuni degli ingredienti che lo scrittore Giorgio Vittoria ha inserito nel libro “Le ragazze venute da Yangdok”. Ma c’è dell’altro, perché al centro di questo romanzo troviamo una critica alla finta democrazia, una critica all’uomo che si piega al potere del denaro e del miglior offerente, una critica a chi si lascia manipolare facilmente: insomma lo scrittore evidenzia le contraddizioni della modernità e dell’Occidente.
Thriller avvincente ricco di colpi di scena. Lessico semplice e scorrevole che rende la lettura piacevole. Il libro è anche molto attuale considerata la citazione degli agenti dell’N.S.A. tanto amati dall’ex Presidente del Consiglio. Complimenti allo scrittore e chissà se possa piacere a qualche regista per la trama di un film.