Intervista allo scrittore Matteo Carmignoli autore dei libri La ragazza oltre il mare e I caduti
1) Che tipo di legame c’è tra te come autore/persona e i libri che hai scritto?
Io considero lo scrivere di fatti, ovviamente totalmente deformati e romanzati, tratti dal mio passato come una sorta di esorcismo dall’esito tendenzialmente positivo. Scrivere, a prescindere che ciò che ho scritto venga pubblicato o meno, è una sorta di catarsi, una terapia efficacissima per liberarmi di demoni e rimorsi del passato, o semplicemente per velocizzare il rimarginarsi di alcune ferite che mi sono state inflitte dalla vita o, più o meno volontariamente, dalle persone.
Quindi, riassumendo, prima ancora del desiderio di pubblicare opere esteticamente valide, speranzoso vengano apprezzate, ho un rapporto terapeutico nei confronti della scrittura: una delle poche cose che mia fa stare veramente bene con me stesso.
2) Quando torni a leggere le tue creazioni che sensazioni provi?
Di solito evito di farlo. Per me rileggere un mio libro è come rituffarmi negli abissi del mio passato, o magari in un cassetto pieno di vecchie cianfrusaglie, in cui non sai mai cosa potresti trovare e portar fuori con te. Comunque, quando mi trovo forzato a farlo, nell’insieme sono piuttosto fiero di ciò che ho scritto, considerando soprattutto che sono le mie opere prime.
3) Tra i tuoi due libri ne preferisci uno? Se sì, quale per quali motivi?
Non ho una vera e propria preferenza, ma sicuramente ho un rapporto molto diverso con i due e soprattutto una considerazione piuttosto diversa di loro. Prepongo che i miei libri sono un po’ come i miei figli. I caduti è il figliol prodigo, dalla gestazione più complicata, molto più complesso e tormentato, ma anche più brillante e capace rispetto alla sorella. I caduti è come un figlio irrequieto, che si contorce incapace di trovare pace, delirante nelle sue sofferenze, ma, nel suo delirio, capace di far emergere perle di una luminosità accecante, scomode verità che il suo successore, la sorella, neanche si sogna.
La ragazza oltre il mare, che, come già ripetuto più volte, vedo come la sorella del primogenito, è un libro sicuramente non banale se pur piuttosto leggero. Se letto in modo non superficiale La ragazza oltre il mare è un breve testo carico di spunti di riflessione interessanti soprattutto sull’asimmetria e la “comodità” dell’amore ai tempi moderni, visto più come intrattenimento che come vera e spontanea passione. Comunque sia vedo in esso la sorellina, sicuramente intelligente, più piacevole e garbata, e quindi più apprezzabile dal prossimo, rispetto al fratello “genialoide” più introverso, sgarbato, provocatorio, contorto nel suo essere e profondamente tormentato, quindi incapace di gestire in modo comodo e appropriato anche il più comune rapporto sociale.
4) Ci sono delle correlazioni e tratti in comune tra i due libri?
Nel capitolo 8 de La ragazza oltre il mare, il protagonista e la sua amata, di ritorno da un circo (emblematico luogo di intrattenimento che nel mio racconto metto in parallelismo all’amore moderno), attraversando la notte incontrano uno strano e grottesco individuo ubriaco e barcollante intento ad urinare. Questi, nel suo ebbro delirio, fa riferimento ad un certo Demone, ad un certo Carlo e ad una certa Alice, nomi sicuramente familiari a chi abbia letto I caduti.
Con questa breve e azzardata apparizione ho voluto creare un nesso fra i due libri, evidenziando il fatto che forse è proprio l’ aver trovato il momentaneo amore della ragazza oltre il mare a distinguere il protagonista dei caduti dallo scrittore tormentato, alla costante ricerca dell’amore per riempire il vuoto dentro di sé, protagonista del secondo libro. I due nel profondo sono più simili di quanto possa sembrare da una prima lettura.
5) Nonostante i due romanzi siano molto differenti tra loro c’è un minimo comun denominatore che è il male di vivere. Questo però sembra essere uno dei pochi legami tra i due libri. Come mai hai deciso di scrivere due opere così diverse tra loro, anche nello stile?
I protagonisti dei due libri vagano, dispersi in loro stessi e nel mondo circostante, in cerca di un faro che indichi loro una via da seguire. Indifferente se questa via sia sana o meno.
L’importante per loro è avere qualcosa da sognare e da desiderare, anche se magari senza neanche adoperarsi per cercare di ottenerlo realmente, limitandosi quindi a contemplarlo Nonostante lo stile della narrazione sia molto diverso, se non opposto, entrambi i narratori hanno fondamentalmente questi due tratti in comune: sono smarriti, come ho già detto, e sono vuoti. Due racconti diversissimi, soprattutto nelle atmosfere, ma anche nello scrittore dilettante in La ragazza oltre il mare io vedo un “caduto”.
Entrambi i personaggi sono un po’ come due aspirapolvere vuoti ed affamati che, pur di riempirsi e sentirsi completi, sono pronti a divorare ed assorbire tutto ciò che li circonda, dall’oro all’alcool, dalla sabbia alla polvere, dalle carezze agli schiaffi, dalle briciole di pane alle parole d’amore.
Per quanta riguarda lo stile volutamente così diverso è stato in primo luogo per la necessita di descrive un personaggio, lo scrittore, estremamente diverso per molti aspetti da quello dei caduti (Nonostante le somiglianze poco fa riscontrate). In secondo luogo tale variazione era necessaria per narrare una vicenda totalmente diversa: una storia d’amore, anche se, nostalgica, tormentata e dal lieto fine mancato. Poi, ad essere sincero, ho provato a scrivere in uno stile più poetico e meno cupo e crudo per dimostrare a me stesso di essere in grado di farlo. Per provare a me stesso e agli altri di essere capace di trattare temi diversi con stili eterogenei. Il mio obbiettivo sarebbe quello di non fossilizzarmi e variare il più possibile se dovessi avere la possibilità di continuare a scrivere.
6) Ci puoi dire quale sia il significato de La ragazza oltre il mare? E puoi spiegare cosa intendi dire utilizzando il termine Caduti?
Sicuramente “oltre il mare” sta ad indicare un luogo forse irreale, quasi utopico. Un reame dove può essere la fantasia a dominare. Però proprio per queste ragioni tale luogo “oltre il mare”, “oltre il reale”, deve rimanere, fumoso, misterioso, esotico ed irraggiungibile. Infatti quando il protagonista, mosso dalla brama di conoscere e possedere in eterno,raggiunge quel luogo, costringendolo ad assumere una forma reale e concreta, lo contagia con la realtà, infettandolo, facendolo appassire come uno splendido fiore, e , di conseguenza, radendo al suolo il castello di sogni che il narratore si era costruito pagina dopo pagina.
Invece, per quanto riguarda il mio primo libro, i “caduti” sono coloro che si sentiranno sempre incompatibili con il mondo circostante, coloro che pur vestendo come gli altri, facendo ciò che fanno gli altri, tentando di attenersi al medesimo copione, volenti o nolenti, consapevoli o meno, stoneranno sempre e saranno sempre percepiti come un tassello incastrato di forza nel punto sbagliato del puzzle.
Chi fin dall’infanzia, chi dopo qualche particolare evento che lo ha segnato per sempre, i caduti, nati maldestri ed impacciati,“segnati” da un particolare stigma, sono inciampati in qualche ostacolo sul loro percorso, ferendosi in modo irrimediabile. Per questo non potranno più camminare come gli altri. Probabilmente saranno destinati a zoppicare per tutta la vita, tentando disperatamente di stare al passo con gli altri. I veri “caduti” a mio giudizio non sono poi così tanti. Ritengo che non sia sufficiente una qualche stravaganza o scomoda particolarità per poter definire qualcuno tale. Non credo basti avere gusti particolari in un determinato ambito o interessi che si discostano da quelli della “massa”. Essere uno dei “caduti” è un qualcosa di molto più profondo e disagevole e, di conseguenza, anche difficile da spiegare… Ma spero di essere riuscito a renderne l’idea.
7) Altre linee guida che collegano i due libri sembrano essere il desiderio, il bramare, il vagare alla ricerca di qualcosa, di un paradiso perduto. Ci puoi spiegare la scelta di introdurre questi temi?
In questo mondo così grigio, splendente e fosforescente nelle vesti, ma scheletrico e marcio nella nudità, l’unico lume che ci può spingere ad andare avanti è il Desiderio, o magari la Speranza di trovare qualcosa da desiderare. Talvolta, smarriti, nella disperazione, finiamo per essere attratti in modo maniacale da ciò che forse è sbagliato desiderare (almeno per convenzione e/o buon senso). Il Demone è colui che, nei nostri momenti di debolezza, scosta la tenda mostrandoci quelle parti del mondo e di noi stesso che non avremmo dovuto vedere e, con la sua rauca ma neanche troppo sgradevole voce, ci incoraggia a desiderare ciò che ci hanno sempre insegnato essere sbagliato desiderare.
Desiderare qualcosa, anche se un qualcosa di contestabile, è come un faro nella nebbia. Desiderare è la nostra unica speranza di sopravvivenza. Il percorso, o talvolta l’odissea, per raggiungere quell’oggetto di desiderio è ciò che ci mantiene vivi. Il vedere quell’oggetto dinanzi a noi, distante, forse irraggiungibile, è come un’oasi nel deserto quando siamo assetati, un’allucinazione del Paradiso perduto. E, nei rari casi in cui si riesca a fare nostro l’oggetto tanto bramato, la lotta per proteggerlo e mantenerlo in nostro possesso, sono ulteriori stimoli che ci mantengono vivi. Queste cose elencate sono un po’ come le indispensabili batterie della nostra ragione. Esse sono le pile della lampadina della nostra coscienza, o magari della sua sanità. Credo che si possa convenire unanimemente che questo possa riassumere abbastanza bene le vicissitudini dei protagonisti di entrambi i miei libri. Un viaggio per l’utopica “riconquista” del Paradiso perduto e la lotta per il mantenimento della sua misera riproduzione terrestre.
8) Hai una lettura particolare da offrirci dei tuoi libri? Che possa spiegare in modo più chiaro le vicende talvolta surreali raccontate nei tuoi romanzi?
Per quanto riguarda I caduti potrei offrire una lettura in chiave freudiana facendo riferimento ai concetti di IO, ES, e SUPER IO. Spiegando in modo molto breve e semplicistico, l’Io sarebbe la nostra coscienza, la nostra essenza risultata dal nostro incontro/scontro con la realtà circostante (“Principio di realtà”). L’Io è conscio di ciò che è fisicamente e materialmente possibile per natura e cosa non lo è, inoltre, essendo stato educato sa cosa è convenzionalmente giusto o sbagliato, quali sono i suoi diritti e i suoi doveri. L’Es invece è la nostra parte più primordiale, esistente ancor prima della formazione del nostro Io,e, quindi, capace unicamente di bramare , desiderare e cercare il piacere, inconsapevole dei limiti fisici, materiali, psicofisici (“Principio di realtà”) e dei codici sociali.
L’Es nel mio libro può essere incarnato dal Demone, o anche da Lilith, in cui molti hanno visto una sorta di proiezione di esso. Poi c’è il Super io che è l’insieme di tutto ciò che ci è stato insegnato, l’insieme di tutti i doveri sociali, lavorativi, e morali che ci opprimono. Infatti, come l’Es, anche il Super io è inconsapevole del “principio di realtà”, quindi potrebbe pretendere da noi (l’io, la nostra coscienza) molto più di ciò che siamo capaci di offrire. Il Super io, come l’Es, ignora i nostri limiti psicofisici e ciò potrebbe portare alla degenerazione della nostra coscienza. Quindi, se l’Io non fosse sempre capace di offrire una buona mediazione fra gli altri due impulsi opposti che ci dominano, questo porterebbe alla degenerazione della nostra persona. La vicenda narrata dalla coscienza stessa in I caduti, è la costante lotta stessa fra Es e Super Io per il dominio della scena. Il Super io potrebbe essere rappresentato dal ruolo stesso di Professore del protagonista o proiettato nei vari medici al cui cospetto si trova il narratore, sempre immobilizzato, inerme, impossibilitato a dire la sua ,proprio come durante i suoi incontri con il Demone (l’Es).Ciò a simboleggiare quanto l’Io sia in balia delle due controparti.
Un’altra paradossale proiezione del Super io potrebbe essere Alice che, seppur una prostituta, in netto contrasto con la nipote Lilith o con la rossa collega, sembra riuscire in parte a riportare in riga la coscienza narrante quando il protagonista è immobilizzato nel letto della stanza della giovane. Non sempre però l’Io riesce a mediare fra Es e Super io e, quando questa mediazione viene meno, si ha il degenero della persona. Due esempi di questo degenero possono essere Carlo, l’allievo del protagonista, ed il Professor Svridrigani,interpretabili come dei doppi o degli alter ego, totalmente degenerati ed abbandonatisi all’Es, della coscienza narrante. Approfondendo Alice e Lilith possono essere visti come una sorta di Yin e Yang. Alice: la purezza ed il bene in un personaggio che per mestiere fa la prostituta. Lilith: l’impurità, la corruzione ed il male in una bambina che per convenzione dovrebbe rappresentare la purezza.
Anche I caduti e La ragazza oltre il mare nelle loro diversità esplicite e nelle loro implicite similitudini possono rispecchiare il concetto di Yin e Yang. Lo Yin e Yang sono opposti. Qualunque cosa ha un suo opposto, però nessuna cosa può essere completamente Yin o completamente Yang; essa contiene il seme per il proprio opposto. Lo Yin e lo Yang hanno radice l’uno nell’altro: sono interdipendenti, hanno origine reciproca, l’uno non può esistere senza l’altro. Da ciò, come penso di aver mostrato, nel male apparente esiste sempre un po’ di bene e nel bene apparente esiste sempre un po’ di male.
9) I tuoi libri sono stati apprezzati dai lettori? Hai ricevuto commenti positivi, lodi e/o critiche?
Le critiche ricevute sono abbastanza positive. In molti hanno sottolineato come positiva la mia capacità di fondere reale ed onirico, realtà ed allucinazione, in ambedue i testi, arrivando al punto di confondere oltre che i protagonisti, i lettori stessi. Dal “grande”pubblico forse è stato apprezzato maggiormente La ragazza oltre il mare, in quanto I caduti, anche se preferito di gran lunga da professori e critici, è stato trovato una lettura un po’ pesante sotto alcuni aspetti, primo fra tutti lo stile, oltre che le tematiche. Ma nell’insieme sono abbastanza soddisfatto dei feedback ricevuti, nonostante stia incontrando una certa difficoltà nel far conoscere i miei racconti. A tal proposito vorrei citare uno spiacevole episodio che sinceramente mi ha ferito e deluso…
Come può un giovane scrittore emergente, un signor nessuno, farsi conoscere? Può spedire i propri testi a siti che si occupano di recensioni sperando di ottenere considerazione e pareri positivi o negativi, ma indubbiamente oggettivi, perché i complimenti accrescono solo il nostro Ego, ma le critiche, se costruttive, accrescono la nostra persona! In seguito può farsi pubblicità da solo, magari condividendo tali recensioni e interviste sui social, sperando di incuriosire qualcuno ad acquistare il suo libro, non tanto per i soldi, perché ovviamente noi “artisti” emergenti guadagniamo ben poco dai nostri primi lavori, ma per farsi conoscere e, ribadisco, per ottenere pareri oggettivi, positivi o, ben venga, negativi, se educati e costruttivi.
Un altro metodo per farsi pubblicità è sicuramente quello di chiedere a conoscenti o sconosciuti che hanno apprezzato il tuo libro di scrivere recensioni positivi su vari siti, magari anche appositi alle recensioni, dove chiunque può esprimere la sua. Io, scrittore emergente, senza né mezzi né notorietà, vivendo in un paesino relativamente piccolo, per cercare di farmi conoscere ho dovuto adottare tutti e tre i metodi. E mi chiedo: vi è qualcosa di male in questo? E’ vile cercare in ogni modo di farsi conoscere, chiedendo favori ad amici, conoscenti e apprezzatori? A quanto pare in molti ritengono di sì…
Sono stato accusato di essere un “fallito”, un “debole”, un “imbroglione” perché non sono in grado di ottenere la notorietà semplicemente pubblicando due libri e perché, di conseguenza, ho cercato e sto cercando di autopubblicizzarmi, chiedendo appunto aiuto anche a persone che hanno sinceramente apprezzato i miei libri le quali, più che volentieri, hanno accettato e cercato di farmi conoscere. Sono stato accusato da persone che neanche conoscono me ed i miei libri di essere un “perdente” ed un pessimo scrittore a priori, solo perché ho dovuto utilizzare tali stratagemmi per farmi conoscere. Come può un giovane scrittore farsi conoscere se non con questi mezzi in cui non vedo niente di scorretto? E concludo parlando delle critiche che mi sono state rivolte.
Come un complimento ha senso quando è sincero e sostenuto da delle basi, ed in caso contrario è solo adulazione, possiamo parlare di critiche solo quando queste sono oggettive ed educate, quindi argomentate con rispetto sulla base di prove concrete, in modo da permettere a questo autore alle prime armi di migliorarsi. Le critiche, a mio giudizio, se non rispettano questi presupposti, sono semplici e vili attacchi verso un’opera e la persona che ha dedicato tempo ed energia nel comporla. Come ho già detto I miei libri sono i miei figli, e farò tutto ciò che posso per difenderli quando attaccati, e li correggerò quando civilmente criticati. Ma combatterò fino alla fine per loro. Nonostante questo, sapere che da qualche parte su internet esistano commenti indelebile con tali illegittime ed immotivate offese nei loro confronti, ancor prima che nei miei, mi ferisce e, soprattutto mi delude… Mi rende molto deluso dall’utenza media di certi siti di recensioni. Vi ringrazio di cuore per il vostro tempo dedicatomi.