“Memorie d’inverno” di Francesco Testi: dentro e fuori
Ciò che mi colpisce dei libri quasi sempre è la capacità di alcuni scrittori di far entrare in contatto il lettore con la parte emozionale della storia.
E Francesco Testi con il libro “Memorie d’inverno” è stato in grado non solo di fare questo, ma anche di rendere universale un’esperienza individuale.
Certo, in questo romanzo si parla di altri, di tutti se vogliamo, ma le vicende narrate riguardano il sé… una sorta di autobiografia.
Il tempo è un miscuglio di oggi, ieri, domani, la pandemia ha cambiato tutto, coinvolgendo ogni essere umano sulla faccia della Terra.
Un’apocalisse che neppure si poteva immaginare si è abbattuta su tutti, stravolgendo ogni cosa. Lo sa bene George Carpenter che è costretto a rifugiarsi in un rifugio antiatomico in mezzo ai boschi insieme a un pazzo che minaccia, da cui bisogna difendersi.
Vita e morte, memorie, paure che diventano fobie, ogni cosa si sgretola mentre si cerca di dare un senso alla propria nuova normalità. In balia degli eventi, soli, dispersi in mezzo al mare come galleggianti, tra disperazione, paura…
I presupposti per un buon libro ci sono tutti e Francesco Testi non disattende le aspettative, raccontando in un romanzo distopico, una storia che però ha molto di reale.
Tra i fili ingarbugliati di questa trama ci sono i pensieri, gli umori e i sentimenti del protagonista. Che riesce a sopravvivere grazie alla necessità e alla voglia di raccontare l’incubo che si è trovato a vivere durante un lunghissimo, gelido e spaventoso inverno.
Commento libro
In “Memorie d’inverno” si legge di sopravvivenza che prende il posto della vita, si parla di un’umanità che sta per estinguersi, che non si riconosce, che si perde.
“In un attimo, ero già crollato sul mio comodissimo divanetto di pelle. E in quel sonno ristoratore, non feci né sogni né incubi. Ma al mio risveglio il mondo semplicemente non c’era più. Proprio così. Il mondo era finito.”
La vita, la libertà, l’unione diventano valori da ricercare; non ci si può chiudere nel mondo che è dentro ma uscire all’esterno, condividere, seminare, cogliere. E intanto l’uomo si rende conto che non può essere solo un numero, che il peso schiacciante della società può essere contrastato. La vita non va solo raccontata oppure osservata come dall’esterno, ma affrontata, vissuta, costruita. Eppure c’è chi sente di essere solo memoria…
A farci capire l’importanza di quel che abbiamo non dovrebbe essere un’epidemia, la morte che si ripete attorno a noi, la mancanza di libertà o possibilità… Ora tocca a noi!
Ho trovato molte frasi e riflessioni interessanti in questo libro, che consiglio di leggere.