Di cosa parla “Necrophylia” di Francesco Scardone
“Nercophylia” è il romanzo d’esordio del giovane scrittore emergente Francesco Scardone che decide di immergere il protagonista della sua storia in un mondo nero come la pece. Il romanzo si concentra sull’attività di un ragazzo molto solitario, che lavora come infermiere presso una sala mortuaria e della sua insaziabile nonna.
Il protagonista di “Necrophylia”, come è facilmente deducibile dal titolo del romanzo, ama assecondare i suoi istinti sessuali sui cadaveri di cui deve occuparsi per lavoro. Lui preferisce amare i morti piuttosto che i vivi perché, secondo la sua visione delle cose, questi ultimi sono più veri mentono. La sua è una scelta, non una deviazione. Ci tiene a sottolineare più volte questo concetto, cercando continuamente un punto di contatto con il suo lettore, mettendo in risalto come mole cose della sua vita siano uguali a quelle di una persona definita “normale”.
Il romanzo ha come ulteriore protagonista l’arzilla nonna del giovane infermiere che, a discapito dell’età, non perde occasione per procurarsi piacere con un pezzo del corpo del marito, evirato poco prima di essere cremato. In questo scenario grottesco si muovono come rettili aggrovigliati pensieri filosofici, idee sull’amore e sulla società, in un caos rumoroso. In “Necrophylia”, per quanto possa apparire strano, c’è spazio per la gioia di vivere (che prenderà forme strane soprattutto per la nonna del protagonista) e l’amore, che riesce a trovare sempre un modo per entrare.
Francesco Scardone, però, sembra voler sottolineare che anche se ci sono cambi, strappi e cadute nella vita del protagonista del suo romanzo, il modo di pensare delle persone resta sempre e comunque identico. Il giovane scrittore sembra aver voluto raccogliere tutto quanto di raccapricciante e poco ortodosso ci sia nella società, frullandolo in un mix dalle tinte fosche. Alcuni passaggi di “Necrophylia” non so certo facili da mandare giù, merito della descrizione splatter di alcune scene e di particolari molto crudi su altri avvenimenti. Una scelta stilistica molto chiara: l’autore vuole disturbare il suo lettore.
La pecca di “Necrophylia” sta nel ritmo che troppe volte diventa eccessivamente lento, senza che lo svolgimento delle azioni lo richieda. La raccapricciante storia del protagonista è raccontata bene, con una particolare attenzione al modo di pensare del giovane, ma in alcuni punti la ripetizione dei concetti appesantisce troppo lo scorrere del romanzo.
Un romanzo d’esordio molto coraggioso che può essere sicuramente apprezzato dagli amanti del genere splatter, ma che avrà qualche difficoltà ad incontrare il favore di chi è abituato a leggere sdolcinate storie d’amore. Francesco Scardone è al suo primo romanzo e avrà sicuramente modo di affinare la sua scrittura che, sia chiaro, è già di buon livello e merita attenzione.