Di cosa parla Nero Dickens. Racconti del mistero di Charles Dickens
Un Dickens originale: nove racconti del mistero, scritti dal 1836 al 1866, con una narrazione breve ma compiuta, raccolti da Marsilio. Un libretto tascabile ben rilegato, con in copertina un’elaborazione grafica di Josef Lada, dal titolo Nero Dickens. Racconti del mistero di Charles Dickens, tradotti e curati da Marisa Sestito.
Quattro dei nove racconti appartengono al Circolo Pickwick e alla prima scrittura dickensiana: Il ritorno del forzato, Il manoscritto di un pazzo, Il racconto del vecchio sullo strano cliente, La storia del becchino rapito dai folletti.
In questi quattro racconti, come sottolinea nell’introduzione la curatrice, “Dickens rivela una formidabile propensione alla scrittura comica” che ritroveremo ad esempio in Tempi difficili, uno dei suoi capolavori.
Il lettore viene catturato dalle storie trasgressive e dai ritratti dei personaggi anomali ben delineati: il becchino Gabriel Grub che pur circondato da emblemi di mortalità è un tipo divertente e gioioso; il suo esatto contrario, Edmund, affittuario di una piccola fattoria, uomo cupo, scontroso e cattivo; dalla coppia innamorata e disperata per aver perso il loro bambino, George e Mary, a quella invece dove lei diventa pazza perché obbligata a sposare lui, mentre di fatto amava un altro, e lui diventa pazzo invece vedendola morire giorno dopo giorno.
Storia di un’ossessione ha come protagonista Wade, figura di giovane donna orfana e povera ma al contempo ribelle e soprattutto alla ricerca della sua vera sessualità. Un personaggio che troviamo già descritto in un altro noto romanzo di Dickens, La Piccola Dorrit.
Seconda parte trama libro
La sostanza dell’ombra e il sequel Il prigioniero della Bastiglia hanno come protagonista un personaggio che invece appartiene all’unico romanzo storico scritto da Dickens, Un racconto di due città: Alexandre Manette. Un medico sfortunato, rinchiuso alla Bastiglia una trentina d’anni prima della Rivoluzione francese che scrive la storia della sua vita durante la sua prigionia e che poi ritroviamo vecchio e pazzo.
La camera della sposa è un racconto pubblicato prima su Household Words, una rivista che Dickens ha fondato e diretto dal 1850 al 1859, e poi in Il pigro viaggio di due apprendisti oziosi, scritto a due mani con Wilkie Collins. Racconto in cui le implicazioni autobiografiche sono più evidenti che negli altri racconti: il grande amore di Dickens, la giovane attrice Ellen Lawless Ternan, che l’autore insegue al Nord è la sposa del racconto.
Apre il volume Nero Dickens un racconto autonomo, ritenuto dalla critica il più bello di tutti: Linea secondaria nr.1. Il casellante. Il racconto narra la storia di un casellante che è perseguitato dai fantasmi, ogni volta che ne vede uno, succedono incidenti ferroviari terribili nel tratto dove lavora.
Commento libro Nero Dickens
L’ambientazione di questi racconti porta il lettore nelle scure prigioni di Marshalsea, nei sobborghi poveri di Londra, a Camden Town, nei lugubri cimiteri di campagna e nelle buie e tetre gallerie ferroviarie, ma soprattutto all’interno dell’anima tormentata di Charles Dickens, che sulla sua pelle ha vissuto tutte le contraddizioni dell’età vittoriana.
I nove racconti del libro Nero Dickens. Racconti del mistero “si costruiscono intorno a temi duri che lasciano poche speranze di pacificazione, optando per finali inequivocabilmente drammatici”, e raccolgono il meglio dei generi noir della letteratura inglese, detective stories, Gothic tales, non fictional novels, ghost stories.
Leggi anche la recensione del libro “Un canto di Natale” e “Oliver Twist”.
Recensione scritta da Milena Privitera
Non solo David Copperfield, non solo Nicholas Nickleby, Charles Dickens è stato anche autore dei nove racconti del mistero proposti in “Nero Dickens”, una raccolta a cura di Marisa Sestito, pubblicata da Marsilio, a novembre 2016, nella collana di classici inglesi Elsinore (206 pagine 15 euro).
Sono nove testi brevi dello scrittore britannico (1812-1870), firmati nell’arco di trent’anni (1836-1866) e uniti tutti dalle venature di indecifrabile che li caratterizzano, di incognito, sebbene mai di ultraterreno.
Sette delle storie brevi sono inserted tales, racconti interpolati, un metodo congeniale all’autore, sperimentato fin dall’esordio nel “Circolo Pickwick”. Si tratta di narrazioni brevi e compiute che Dickens inseriva nel tessuto romanzesco, a volte in funzione di esempio, altre di contrasto. Assassini ed eventi oscure, folletti, segnali indecifrabili di pericolo in una galleria buia: nella raccolta Marsilio, sottratte al contesto e prese come racconti a sè stanti, queste storie vengono valorizzate e se ne può apprezzare “la loro misteriosa bellezza”.
Quattro dei sette interpolati si leggono in Pickwick, prima fortunata produzione di mister Charles, sebbene non ancora romanzo compiuto e maturo. Sono siparietti in qualche modo alternativi rispetto alla narrazione comica delle disavventure dei quattro amici in viaggio nell’Inghilterra di metà Ottocento. Testi noir, contrastanti con il contenuto leggero degli eventi principali. Interrompono e tingono di tinte fosche le fasi divertenti della prima parte delle vicende di Samuel Pickwick e compagnia viaggiante.
“Linea secondaria nr 1. Il casellante” è compreso con altri racconti brevi di Dickens e di qualche collaboratore sotto il titolo “Mugby Junction”, pubblicato nel 1866. In qualche modo ricorda il tema di “Duel”, il film di Spielberg in cui un’autocisterna assassina guidata da un camionista di cui si vedono solo gli stivali bracca l’auto di un commesso viaggiatore. Nel racconto, una locomotiva si rivela capace di assumere una implacabile volontà di uccidere e la sua personalizzazione è sottolineata dall’attribuzione insistente al mezzo meccanico del pronome femminile “lei”, in luogo del corretto pronome neutro inglese.
Ne “La camera della sposa”, non viene risparmiato ai lettori dickensiani il “brivido” di un’antica leggenda, secondo cui una persona percepisce un senso improvviso di freddo, se qualcuno cammina dove verrà scavata la sua tomba. Nel racconto affiora l’insofferenza dello scrittore nei confronti della moglie.
“La sostanza dell’ombra” è il decimo capitolo del terzo libro di “A tale of two cities (Un racconto di due città)”, romanzo pubblicato a puntate settimanali in una sua rivista fondata nel 1859. Con l’inserted novel successiva rappresenta gli unici casi in cui Dickens ha affrontato la narrazione di carattere storico.
“Il prigioniero della Bastiglia” contiene un chiaro riferimento alle lettres de cachet, usate largamente dalla nobiltà francese per far punire e imprigionare qualcuno a discrezione, senza processo o possibilità di difesa. Recavano ordini sigillati a firma del re che decretavano pene detentive illimitate o l’esilio. Vennero abolite dall’Assemblea Costituente dopo la Rivoluzione.
“Il manoscritto di un pazzo”, dall’undicesimo capitolo di Pickwick, è il delirio di un uomo convinto di dover precipitare nella follia, cui è inesorabilmente avviato.
“Storia di un’ossessione” vede protagonista una donna sorprendentemente moderna.
“Il racconto del vecchio sullo strano cliente”, cita la prigione per debitori in cui venne rinchiuso il padre di Dickens nel 1824, chiusa nel 1844 e la principale e più temuta prigione di Londra, Newgate, in uso addirittura dal 1188 al 1902. Si registra, inoltre, un riferimento autobiografico dell’autore al periodo più difficile della sua vita. La carcerazione del padre e del resto della famiglia per debiti, lo costrinse appena dodicenne a lavorare per mesi in una fabbrica di lucido da scarpe.
All’interno de “Il ritorno del forzato”, dal sesto capitolo di The Pickwick Papers, continua l’autocoscienza familiare dello scrittore, che denuncia il carattere egoista e anaffettivo di certi genitori. Non tutti sono buoni o, alla peggio, non tutti sono padri indifferenti. Alcuni riescono ad essere perfidi, crudeli e non meritano nemmeno il perdono dei figli.
Infine, “La storia del becchino rapito dai folletti”, racconto inserito nel ventinovesimo capitolo Pickwick, anticipa il successivo e arcinoto “A Christmas carol (Un canto di Natale)”, del 1843, sperimentandone i temi: la materia gotica e la misantropia del protagonista.
Con la tecnica del racconto interpolato, Dickens interrompeva il flusso di una comicità troppo uniforme, sorprendendo il lettore e catturandone l’attenzione. Se pure non tutte le situazioni sono estreme e qualche volta si piegano perfino al lieto fine, restano “testimonianze anomale e strane” in un romanzo comico.