Di cosa parla Non vi lascerò orfani di Daria Bignardi
Non vi lascerò orfani di Daria Bignardi si presenta come un’autobiografia e si concentra su due figure, quella della madre con cui la scrittrice ha un rapporto conflittuale ma denso di amore, e del padre, uomo galante che non fa che corteggiare le donne. Non viene trascurato nulla del loro legame, dall’incontro in tempi di guerra, sotto i bombardamenti, un legame segnato da una passione travolgente, ma anche da continue liti, fino a ricordare l’unica volta in cui il padre, dopo aver smesso di urlare contro la moglie la chiamò “tesoro” perché lei era caduta e lui si era spaventato.
Ma nel mezzo, tra un racconto e un altro che dà voce a quest’amore sacro, c’è spazio per descrivere tutti gli altri personaggi della storia, dalla sorella Donatella con cui Daria ha un rapporto raro, fatto di complicità e comprensione, al gatto Micione che se ne sta comodamente sdraiato sul televisore e con la coda che gli cade mentre dorme, lascia solo intravedere lo schermo.
E poi ci sono i figli che si vogliono proteggere, ascoltare, ma di cui spesso non si conoscono i pensieri, ci sono le città che separano e riconducono a casa, i ricordi che feriscono di malinconia ma fanno anche sorridere, gli aneddoti sui parenti fascisti ed i nonni repubblicani, ma ci sono anche i luoghi che vengono ripercorsi, i film che vengono citati, le musiche che fanno da sottofondo.
Il vero racconto di Non vi lascerò orfani, però, è quello di un rapporto difficile ed eterno nel suo legame, tra una madre e una figlia, due donne che sembra non si siano capite fino in fondo, invece non hanno segreti l’una per l’altra. Una madre che fa le cose spesso senza guardare perché le fa impressione e divide il mondo in due categorie, i buoni d’animo e gli egoisti, come tendenzialmente fanno i bambini.
E una figlia che sembra avere rimpianti per non aver detto o fatto, ma nonostante i chilometri che le separavano era sempre presente e non poteva stare giorno senza sentirla al telefono, ma poi non riesce ad essere lì quando lei muore: “l’ho mancata per mezz’ora, dopo che per tutta la vita non l’avevo lasciata mai”.
Non vi lascerò orfani di Daria Bignardi è un romanzo che parla di morte, ma lo fa con dolcezza, delicatezza, con eleganza e spesso anche attraverso episodi che fanno sorridere. Una morte, quindi, inondata dalla vita, offuscata dalla sua presenza, dal suo vibrare, che tenta di far capire cosa conta veramente: dare, anche quando il modo sembra sbagliato, quando sembra sia meno in confronto a quello che si riceve, anche quando non sembra essere abbastanza, in fondo lo è, perché sopperisce alla mancanza, all’assenza, al niente, perché dare significa esserci e amare.