Di cosa parla Notte fonda in via degli Angeli di Susanna Mancinotti
Ecco ne Notte fonda in via degli Angeli di Susanna Mancinotti il Detective Quin, un Commissario Rex in versione femminile, ma pur sempre canina e in un romanzo che è la storia di una salda amicizia più che un giallo. O meglio, non è solo e non tanto un giallo, ma il primo incontro di una coppia tutta in rosa, una ragazza romana e un pastore tedesco femmina, l’atto iniziale di una nuova serie narrativa italiana.
Questo titolo avrà certamente un seguito, a quanto si può giudicare dal successo che sta riscuotendo Notte fonda in via degli Angeli. È da febbraio in libreria, per i tipi Sperling & Kupfer (230 pagine 17,90 euro), molto amato dal pubblico, lettrici in testa. Lo firma Susanna Mancinotti, scrittrice, sceneggiatrice, giornalista e autrice Rai legatissima alla sua città (è romana, vive nel centro di Roma, a un niente da Fontana di Trevi), appassionata di cani, tanto da non poter fare a meno di rendere coprotagonista al 50% del suo libro uno splendido esemplare quasi umano della razza canina: quel portento di Quin.
L’altra metà – sebbene sulle prime non si conoscano affatto – è Elisa Montani. Ha trent’anni, ma ne dimostra meno, per via dei capelli castani legati con una coda di cavallo che le danno un’aria da ragazzina magra, scattante, sempre pronta a spalancare gli occhi azzurri e a sorridere. Ama la natura e non smetterebbe di lottare per difenderla, ma come farlo se la rivista di ecologia per cui scrive è fallita?
Sì, la testata è andata. È un periodo NO per lei, non ce n’è una che le vada bene. Il padrone di casa l’ha sfrattata (pretende pure gli arretrati, ma lei se l’è svignata, tiè) e poi Ernesto non le risponde al cellulare. Che ci sia lo zampino di quella tipa nuda che trova in casa del fidanzato, una collega di banca del suo tanto monotono Ernesto, tanto incolore. Quella è lì che si riveste e non è nemmeno tanto bella. Ha disturbato qualcosa?
Elisa, non è come credi?
E come, allora?
Pensare che gli aveva portato i maritozzi appena sfornati.
Chiusa una vita, se ne apre un’altra, spalancata dalla lettera di un notaio sconosciuto, che la convoca d’urgenza, per comunicarle una successione imprevista, secondo le ultime volontà di uno zio, non d’America. In Canada c’era andato il papà di Elisa e non era tornato, ma lei ricorda a fatica il fratello della mamma… un giocattolino ventidue anni prima, poi chi si è visto si è visto, mai saputo niente di lui, fino a questo lascito.
Massimo Milani, 59 anni, morto improvvisamente nel suo letto, pare che fosse uno dei migliori detective privati di Roma. Le affida il suo studio e l’attività, a condizione che la nipote si prenda cura del cane che gli apparteneva, un magnifico pastore tedesco femmina. Quin ha cinque anni ed è intelligentissima, assicura il notaio, amico di vecchia data del detective.
Un’eredità piovuta dal cielo. È ovvio che la giovane si senta frastornata. Ma poi, in cosa consiste? Soldi, proprietà, agi? No, uno studio in periferia, a Tor Pignattara, in via degli Angeli, annessa camera con divano letto e angolo cottura. Bene così, per ora.
La portiera Elvira le consegna Quin, mantello nero focato, aria regale, un cane bellissimo. Sulle prime l’animale resta sulle sue, ma l’atteggiamento di Elisa la rassicura. Si capisce all’istante che diventeranno una cosa sola.
In breve, le cade addosso anche un lavoro. Prima si scontra, letteralmente, con Marco (investe il suo motorino), giovane amico dello zio, occhi blu scuro, fisico perfetto, alto, decisamente bello. Poi conosciamo Gemma, amica storica della Montani e attrice di teatro. Infine, una signora angosciata piomba nello studio, la scambia per assistente dell’investigatore privato e le chiede aiuto professionale. Vuole accertarsi che il marito, docente di architettura, abbia davvero chiuso la relazione con l’amante, un’allieva. Le ha giurato così, ma la donna è tormentata. Lascia un pacco di banconote sul tavolo. Cinquemila euro.
Mario Fiorentini è un uomo brizzolato, affascinante. Stop. Troppo poco per avviare un mestiere di cui Elisa non sa niente. Però, in altre svolte della vita non si è mai tirata indietro. Non lo farà nemmeno questa volta.
Comincia con calma a farci seguire le indagini, condotte con metodo tutto suo, intuitivo, in una bellissima e un po’ schiva Roma centralissima.
Contemporaneamente, si rende conto da una sequenza di fotografie custodite dallo zio che Milani non l’aveva affatto ignorata in tutti quegli anni. Ci sono immagini che la ritraggono in ogni fase della sua crescita, dalla scuola, allo sport, alla laurea.
Perché? Cosa rappresentava per un parente fantasma e un fratello che non aveva sentito di stare vicino alla sorella, abbandonata dal marito?
Parte un’indagine personale accanto a quelle professionali, perché, intanto, qualcuno ci rimette le penne… detective-story oblige.
Romanzo d’amicizia o no, un tocco di poliziesco è pressoché obbligatorio per un giallo che vuol essere giallo, sia pure sbiadito, tendente decisamente al rosa e non solo per il sesso del cane coprotagonista.
Recensione scritta da Massimo Valenti