1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.
Fin da bambina componevo piccoli racconti. Il mio genere preferito era la fantascienza. Dopo l’uscita di “Guerre Stellari” (1977), film che scatenò in me una vera passione, scrissi il mio primo romanzo lungo. Si trattava di una favola ambientata in altre dimensioni, piena di personaggi e di rocambolesche avventure. Avevo circa tredici anni. Da allora, il mio amore per questo genere non si è mai estinto.
Il libro che presento oggi rappresenta, in realtà, una delle poche parentesi, un episodio quasi isolato fra un’avventura cosmica e l’altra. L’idea era nella mia testa da anni. Nel frattempo, si è molto arricchita ed evoluta.
2. Dovendo riassumere in poche righe la trama dell’opera “Nessun voto”, cosa diresti?
Spinto dal desiderio di dare un senso a un’antica tragedia che sconvolto la sua vita, il giovane protagonista, un professore di liceo, elabora un metodo d’avanguardia volto a guidare gli allievi sul sentiero dell’autentica realizzazione interiore. Il coraggioso esperimento incontra parecchi ostacoli. Ma la tenacia del giovane, la sua intelligenza e il suo cuore puro condurranno alla salvezza più di uno studente… La trama conduce alla conclusione che avvalersi delle proprie doti innate, del proprio talento naturale per produrre effetti positivi è quanto di meglio l’uomo possa compiere a vantaggio di se stesso e dell’intera umanità.
Un ideale sottotitolo potrebbe essere: “Siate il meglio di qualunque cosa siate. Cercate ardentemente di scoprire a che cosa siete chiamati, e poi mettetevi a farlo appassionatamente.” Sono parole di Martin Luther King.
3. Nel tuo libro un professore decide di fare un esperimento: non assegnare voti agli studenti durante l’anno. Da dove nasce l’idea di raccontare questo progetto pedagogico?
Mi ricordo di un uomo, un generale dell’esercito, che una volta disse: “Le cose più importanti nella vita sono due, la famiglia e il lavoro. Dalla scelta del partner e dal lavoro che svolgiamo dipende la nostra felicità.” Quelle parole sono rimaste impresse in me e hanno dato frutto. L’idea del progetto trae origine dal mio desiderio di far comprendere l’importanza di scegliere la giusta strada nella vita. Dare un significato alla nostra esistenza trasforma il passaggio su questa terra da uno sterile balzo dalla culla alla tomba, a un fecondo viaggio tra le mirabili opportunità di compiere qualcosa di buono in questo mondo. Solo così la nostra vita non sarà trascorsa invano. “Che la tua vita non sia una vita sterile. Sii utile. Lascia traccia.” Inizia proprio così il libro “Cammino” di San Josemaria Escrivà De Balaguer. E se lo dice un santo…
4. Cosa vorresti che il lettore cogliesse entrando in contatto con il tuo libro?
Vorrei che cogliesse il suo messaggio fondamentale, quello che ho appena descritto.
Il libro parla anche a chi ha un grande dolore nel cuore, a quanti soffrono per una ferita antica ma che non si è mai rimarginata del tutto. Il percorso compiuto dal protagonista, che non ignora il suo dolore ma lo impugna, trasformandolo in un’arma per sconfiggere altra sofferenza, conduce alla risoluzione della propria e dell’altrui angoscia.
5. “Nessun voto” è un libro che vuole mostrare come sia possibile indurre uno studente a mettere le basi per il proprio futuro senza pensare al premio immediato. Credi che questa tecnica possa davvero indurre gli adolescenti a tirare fuori le proprie capacità? Pensi che l’esperimento di cui parli possa essere davvero applicabile nelle scuole e dare ottimi risultati?
Un esperimento è tale in quanto non si conosce il risultato prima di averlo eseguito.
Nel libro, il giovane professore esorta i colleghi a essere come dei novelli Michelangelo, che col suo scalpello tirava fuori la scultura che già viveva dentro il blocco di marmo informe. Se un insegnante riuscisse a intuire cosa il suo alunno vuole veramente fare nella vita, se riuscisse a fargli comprendere che attraverso lo studio può davvero realizzare quel sogno, allora lo vedrebbe diventare un ottimo alunno.
6. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?
Non è un testo letterario che mi condotto alla scrittura, bensì la passione per il cinema.
Dopo il primo romanzo lungo, cominciai a scrivere soggetti per il grande schermo. Con grandi speranze li inviavo alle case cinematografiche americane, che con molta gentilezza li rifiutavano… Fino al giorno in cui incontrai il regista Franco Zeffirelli. Girava a Vizzini il film “La cavalleria rusticana”. Volevo sottoporgli un soggetto. Egli mi guardò dritto negli occhi e rispose che ero ancora molto giovane… e poi mi suggerì di riprendere a scrivere romanzi anziché soggetti. Se il libro avesse riscosso successo, sarebbe stato il cinema a venire a cercarmi. Da allora, ripresi a elaborare racconti.
7. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Più che un libro, un genere letterario: quello grondante di sangue e oscenità. Lo reputo stressante e diseducativo.
8. Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Il tuo libro contiene anche un’intensa storia d’amore. Vuoi parlarcene?
Nella storia, l’amore è presente sotto infiniti aspetti. Per amore di Virna, Franz vince ogni paura. Le sue gambe camminano sull’acqua e i cieli si trasformano in autostrade. Per amore dei suoi studenti, lotta strenuamente contro il proprio padre, caparbio oppositore dell’esperimento. Usa il cuore in ogni rapporto con il prossimo. Va contro il pensiero comune (rispondere al male con il male), esercitando il perdono verso chi gli ha procurato ingiustamente dolore. E ciò sovverte il finale delle cose. Trasforma e salva quel che è altrimenti destinato alla distruzione.