Trama, recensione libro e commento “Terapia di coppia per amanti” di Diego de Silva
Terapia di coppia per amanti, pubblicato dalla casa editrice Einaudi, un libro tanto atteso da un’appassionata lettrice dei libri di Diego de Silva.
Mi sono precipitata a leggerlo con grande entusiasmo ricordando l’acume di “Non avevo capito niente”, o l’occhio lungo nel narrare la storia di “Mia suocera beve”, o pensando alla profondità di libri come “Certi bambini”.
Le prime pagine di “Terapia di coppia per amanti” mi sono risultate leggermente ostili. Sarà per le frasi eccessivamente lunghe, per le tante parentesi utilizzate e i pochi dialoghi, ma sono andata un po’ a rilento.
Poi il sarcasmo di Diego de Silva è venuto fuori e ho iniziato a godermi la lettura, nonostante le troppe dissertazioni sui sentimenti, sui rapporti di coppia e i giudizi sugli amanti. Mi è sembrato, quello dello scrittore, un voler compiacere il lettore sia per i discorsi, sia proprio per l’argomento scelto, che appare troppo sviscerato.
Recensione libro “Terapia di coppia per amanti” di Diego de Silva
La trama del romanzo di De Silva racconta di un amore clandestino tra un uomo e una donna che a casa hanno ad attenderli delle famiglie. Il protagonista maschile, Modesto, appare per lo più indifferente a dei passaggi essenziali del suo rapporto con l’amante. Viviana, invece, come spesso fanno le donne, a un certo punto della storia prende con troppa pesantezza qualsiasi gesto.
Quello che ne viene fuori da questo rapporto che dovrebbe essere vissuto in modo molto diverso rispetto a quello della coppia sposata, è che le differenze tra le due relazioni con il tempo si annullano.
Lei inizia a sentire la sua mancanza quando lui non c’è, chiede maggiori attenzioni e più vicinanza, soprattutto mentale. Lui comincia a essere geloso, possessivo.
Il rapporto clandestino e da tutti giudicato squallido, ma che in fin dei conti piace a molti perché lungamente praticato, si fa sempre più simile al rapporto tra marito e moglie.
Non esiste più il piacere dell’incontro fisico, se deve essere vissuto di nascosto dal mondo in un albergo fuori mano, non esiste più il coinvolgimento emotivo se si insinuano problemi quotidiani e il pathos si perde.
Così anche gli amanti, – in preda a deliri, a gelosie ossessive, a telefonate inoltrate in piena notte e a rivendicazioni di maggiori attenzioni, – hanno bisogno della terapia di coppia. E tutto questo sembra non avere senso per Modesto, così come pare assurdo anche a Viviana, ma forse non c’è rimedio se non quello di finire per essere normali e affidarsi quindi alle competenze di un terapista, come si fosse una coppia sposata da anni con problemi insormontabili da risolvere.
Commento libro di Diego de Silva
Se da una parte come sempre l’idea di De Silva è carina e il suo linguaggio privo di freni e autentico coinvolge, dall’altra la storia di Terapia di coppia per amanti non mi ha convinto per la debolezza di molti passaggi.
L’aspetto che più toglie interesse al romanzo è da ricercare in alcune analisi troppo minuziose e in contraddizione sulle relazioni amorose. I periodi, inoltre, sono lunghissimi e confusi, forse per dimostrare l’eccessivo sconvolgimento dei protagonisti.
L’aspetto più interessante, invece, è da ritrovare nella doppia voce narrante. Da una parte quella della donna con le sue fragilità e determinazioni, con le sue elucubrazioni mentali fini a se stesse. Dall’altra un uomo un po’ superficiale, che nel pieno di una discussione o pensa ai morsi della fame o a buttare qualche frase sarcastica nel mezzo che fa solo maggiormente spazientire.
“Terapia di coppia per amanti” di Diego De Silva è un libro con degli spunti interessanti, che sicuramente condurranno alla riflessione. Pecca, a mio avviso, in alcuni passaggi, di coinvolgimento dovuto a una scrittura che fa perdere, di tanto in tanto, il filo del discorso. In ogni caso è comunque una lettura piacevole.
Troppe dissertazioni. L’autore pensa troppo bene di se. La trama, la storia sono parentesi fra i suoi discorsi. Probabilmente io non sono adeguato a questa scrittura ma e’ il terzo libro che cerco di leggere e in tutti trovo esagerate le dissertazioni. In tutti c’è qualcosa che mi piace, che condivido ma ciò è anche in tutte le opinioni. A starci in compagnia deve essere pesante.
Ciao, sono abbastanza d’accordo con quello che avete scritto, anzi siete stati anche fin troppo morbidi. Le aspettative erano alte, è vero, ma non immaginavo che questo libro fosse così… leggero, nel senso di mezzo vuoto e mezzo inutile.
L’idea sarebbe anche bella, ma l’autore si impegna molto a banalizzare tutto con le sue dissertazioni che sono cani che si mordono la coda, con quell’infinità di parentesi e frasi incidentali, e con una serie di luoghi comuni portati avanti fino alla fine (“Non possiamo affidare a qualcun altro la soluzione dei nostri problemi. Che dobbiamo fare da noi.”)
Poi questa cosa che Modesto è simpatico… la maggior parte delle battute sono da cabaret di provincia, a me sembra soltanto prolisso e costantemente fuori luogo. Che poi fare dire a chiunque qualcosa sulla simpatia del protagonista è peggio di spiegare le battute: di una tristeza infinita.
E, infine, quello che voi salvate, cioè la doppia voce narrante. Non è senz’altro una novità, mi viene in mente Manola della Mazzantini o, cambiando formato, la serie The Affair, ma il risultato è anni luce lontano da questi due semplici esempi. La doppia voce (pure tripla, quando si unisce il medico) qui non fa altro che aggiungere un’ennesima sfumatura a ciò che è già stato copiosamente detto e ridetto.
Prima di leggerlo pensavo di regalarlo a un paio di persona per Natale, evidentemente preferisco ripiegare su una bella sciarpetta 🙂