Di cosa parla “The orange hand” di Luca Tom Bilotta
Per chi non è abituato a leggere storie cruenti “The orange hand” di Luca Tom Bilotta non è adatto, ma siamo più che certi che questo libro, pieno di omicidi violenti e di retroscena, piacerà a chi non ha paura delle storie forti.
Il romanzo “The orange hand” si apre direttamente sulle scene del crimine, dove corpi seviziati intralciano lo spazio. Ci sono cinque corpi privi di vita e all’apparenza nessun legame tra di loro.
Ma c’è ben altro in questa storia, qualcosa di sospetto, di sconvolgente, che lentamente si dipana dinanzi agli occhi del lettore.
Il giornalista Joe Briganti, un italo-canadese, si trova a scrivere un libro su commissione, un imprenditore siciliano, personaggio misterioso, chiede una biografia e lo scrittore si troverà a fare i conti con la Orange Hands, un’organizzazione segreta che vuole combattere contro il potere, gli affari loschi e il business delle case farmaceutiche.
Questo affare ci conduce in Vietnam dove l’Agente Arancio, un composto chimico, creò distruzione. Il giornalista, ma anche il lettore, dovrà capire se questa strage fu cercata e messa in pratica dall’esercito americano con coscienza, oppure non si conoscevano gli effetti devastanti di questa sostanza. Sono molte le domande che si porrà il lettore, anche di natura morale, e questa curiosità che lo scrittore insinua nel lettore, è sicuramente un punto a suo favore.
Lo scrittore Luca Tom Bilotta nel libro “The orange hand” riesce a creare una storia che tiene in sospensione fino alla fine. Spesso Bilotta fa credere al lettore di essere arrivati vicini alla comprensione che svela tutta l’architettura e fa cadere il castello, invece quasi lo prende in giro, invertendo la situazione un attimo dopo.
Ma se Luca Tom Bilotta in “The orange hand” gioca con il lettore, gli dà anche la possibilità di entrare in campo. Il lettore può crearsi da solo la sua strada per giungere alla conclusione spiazzando così chi muove i fili della storia.