Di cosa parla Un treno nel Sud di Corrado Alvaro
Corrado Alvaro andò via da San Luca, suo paese nativo, nell’ottobre del 1915. Ci ritornò per brevi periodi per trovare i familiari, per la morte del padre, per visitare la madre. Dei suoi ritorni ma anche dei suoi tanti viaggi in Meridione ne parla nel libro Un treno nel Sud pubblicato in una nuova edizione da Rubbettino, con un’introduzione di Vito Teti.
Il tema del viaggio è presente nella narrativa dell’autore come in Viaggio in Turchia e in Viaggio in Russia e nella trilogia Itinerario Italiano e Roma vestita di nuovo che costituiscono i primi due volumi di cui appunto Un treno nel Sud è il terzo.
Il Meridione con la sua cultura, la sua civiltà, i suoi problemi sociali, i suoi limiti e la sua bellezza viene raccontato e descritto con uno stile evocativo da grande romanziere nato, cresciuto al Sud ed allontanatosi, proprio come i tanti emigrati che hanno scelto di partire per migliorare la propria condizione di vita.
Il tema principale di questi intensi racconti biografici è la vita nel Sud d’Italia, metafora di tutti i Sud nel mondo, e questo narrare vero, questo dialogare sincero, questo sguardo lucido e profondo verso la sua terra e i suoi conterranei conferisce a queste pagine un valore di alta testimonianza storica.
I racconti di Un treno nel Sud sono viaggi nel loro più profondo e antico significato nomos: desiderio, conoscenza, ricerca, distacco, esilio, perdita, allontanamento da sé e dalle cose più care. L’itinerario di Alvaro come Odissea non consiste dunque solo nel raggiungimento di un porto finale, la sua nativa San Luca/Itaca, bensì nel superamento di mille prove e pericoli, di incontri e di scontri, di luoghi dell’anima pieni di storie mitologiche, di catastrofi naturali, di vita difficile a margine della legalità e della giustizia sociale.
Il Sud che Alvaro rivede nei suoi viaggi in treno è in una fase storica particolare, di passaggio da una società contadina, medievale, che vende ancora brutalmente i propri figli, ragazzi tra i nove e i quindici anni per mandarli a lavorare e toglierseli come bocche da sfamare, a una società in trasformazione, indirizzata verso una crescita economica , dove Andria, il suo quartiere modernissimo contrapposto a quello vecchissimo, il degrado, la disgregazione, i disagi sociali, la ribellione violenta ne è l’esempio.
E poi la Calabria, la sua Calabria, la grande dimentica, con il calabrese che vuol essere parlato, le magnificenze delle colonie greche, le donne di Bagnara, il povero bracciante che emigra, l’onorata società, l’odore degli oleandri, le montagne che franano, le opere pubbliche incompiute, le alluvioni che distruggono e modificano l’ambiente.
E gli ultimi racconti de Un treno nel Sud, invece, sono dedicati alla Sicilia, la mia Sicilia, la terra de I malavoglia, delle dieci donne romane in bikini, scoperte nell’area archeologica di Piazza Armerina, degli imponenti teatri greci come quello di Tindari, dei grandi poeti tra cui Quasimodo, del mare color blu intenso, del perfetto melting-pot greco, arabo, normanno. Queste interpretazioni, sempre ricche di richiami autobiografici, quando non ricorrono alla forma diretta dell’inchiesta giornalistica di alto livello, diventano pura poesia, racconti di una civiltà lacerata, millenaria, piena di contraddizioni parte integrante e inscindibile di un contesto nazionale, mediterraneo ed europeo.
Recensione scritta da Milena Privitera