Di cosa parla “Venivamo tutte per mare” di Julie Otsuka
Ci sono dei libri che lasciano il segno, anche se finiscono troppo preso. Anche se affrontano un argomento che per noi risulta quasi intangibile tanto è lontano dal nostro spazio quotidiano e condiviso.
La casa editrice Bollati Boringhieri ha pubblicato un romanzo “Venivamo tutte per mare” di Julie Otsuka che timidamente si è fatto spazio tra i grandi nomi della letteratura internazionale affermandosi come un gran libro.
Trama romanzo “Venivamo tutte per mare”
Il romanzo racconta delle “spose in fotografia”, le donne giapponesi che all’inizio del Novecento partirono alla volta dell’America. Lì, ad attenderle, c’erano i loro futuri mariti, quelli che non avevano mai conosciuto e di cui possedevano solo una fotografia. “Sulla nave ci chiedevamo spesso: ci piaceranno? Li ameremo? Li riconosceremo dalle foto, quando li vedremo per la prima volta sul molo?”.
“Venivamo tutte per mare” narra del viaggio di giovani donne che partono con la speranza nel cuore lasciandosi alle spalle i loro affetti più cari. Ma anche tutto ciò che hanno per andare incontro a una vita migliore che gli era stata promessa dai loro mariti.
Ad attenderle, invece, al porto trovavano solamente la dura realtà, un uomo che non possiede nulla, un lavoro massacrante e pregiudizi razziali. Quello che hanno lasciato vale più di quello che hanno raggiunto, è questa la verità.
Quando poi arriva la guerra e l’attacco a Pearl Harbour i giapponesi iniziano ad essere considerati nemici e improvvisamente scompaiono. Dove sono? Perché non hanno detto nulla? Sono colpevoli o innocenti? E poi sono stati deportati?
Sono queste le domande che si pongono i loro vicini. Purtroppo la risposta per noi è semplice. La storia ci ha raccontato che quelle donne e quegli uomini, assieme ai loro bambini furono deportati nei campi di prigionia a pagare per un reato che non avevano commesso.
Commento libro
“Venivamo tutte per mare” di Julie Otsuka non solo è un libro interessante per l’argomento che tratta. Lo è anche per il modo in cui lo affronta, raccogliendo testimonianze, utilizzando tante voci come se fossero una sola. Lo fa come se ci trovassimo di fronte un’unica donna che ci racconta la sua tragedia personale, che è stata condivisa da tante persone. Un piccolo romanzo che si rivela una perla, un libro bello, che sta scalando le classifiche dei libri più venduti anche in Italia e che vale la pena consigliare.